- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (307) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org PRIMA DI TUTTO IL VANGELO,

PRIMA DI TUTTO IL VANGELO

Riflessione di Noi Siamo Chiesa Emilia Romagna sulla situazione della Chiesa di Bologna


La Chiesa di Bologna continua a pagare dazio per ‘la primavera ecclesiale’ dell’episcopato di Giacomo Lercaro (1952-1968). Un vescovo fedele al Concilio – specie alla sua riforma liturgica - e sostenitore della Chiesa povera e dei poveri. Con il cardinale Lercaro i rapporti fra Palazzo d’Accursio e via Altabella sono stati all’insegna del dialogo e del rispetto senza alcuna malcelata richiesta, da parte del potere spirituale, di dettare l’agenda dell’autorità politica. Il sindaco Dozza arrivò, addirittura, a conferirgli la cittadinanza onoraria, mentre un grande collaboratore dell’arcivescovo, Giuseppe Dossetti, diede un contributo decisivo alla stesura del cosiddetto Libro bianco che costituì la base per la nascita dei Quartieri, una forma di partecipazione assolutamente innovativa per quei tempi.  Eppure Lercaro non aveva iniziato il suo episcopato come uomo del confronto e cardinale illuminato. Le cronache del 1956 ricordano le campane a morto fatte suonare dall’arcivescovo come forma di protesta per la condanna subita in tribunale dal vescovo di Prato, Pietro Fiordelli, reo di aver definito ‘pubblici concubini’ due ragazzi, Mauro Bellandi e Loriana Nunziati, che avevano scelto di convivere anziché sposarsi. Questo era il Lercaro dei primi anni a Bologna. Poi, arrivò la metanoia: non solo il cardinale fu un ottimo moderatore del Concilio, ma appoggiò anche i vescovi protagonisti del giuramento di povertà nelle catacombe romane (dom Helder Camara, in prima fila) ed ispirò la riforma liturgica della quale l’arcidiocesi di Bologna - prima nel mondo - aveva avviato la sperimentazione con la costruzione delle nuove chiese secondo i canoni della partecipazione alla liturgia da parte di tutto il popolo di Dio. A determinare questo suo cambiamento strutturale contribuì in maniera decisiva il profondo attaccamento di Lercaro – e Dossetti – alla Parola di Dio, tanto che, negli anni del suo episcopato, s’incoraggiò la nascita di molteplici gruppi laicali di lettura delle Sacre scritture. Era il 1 gennaio 1968, ‘Giornata mondiale della pace’, quando, durante l’omelia della messa in cattedrale, Lercaro auspica la pace nel Vietnam e condanna i bombardamenti americani. Proprio la pace era il tema-guida dell'avvicinamento tra l’arcidiocesi e il Partito comunista nel suo nuovo corso post-stalinista. Probabilmente, questo suo impegno per la fine della guerra in Vietnam fu una delle cause scatenanti le dimissioni a cui sarà costretto Lercaro poche settimane dopo: le sue parole avevano fatto infuriare i vescovi americani che protestarono con il papa Paolo VI. Tutto questo è storia, ma è importante ricordare gli avvenimenti della stagione conciliare felsinea per riflettere su come, in questi anni, nella Chiesa bolognese si sia smarrita la centralità della Parola di Dio e la cordiale attenzione alla vita della comunità civile. Infatti, a partire dal successore di Lercaro, Antonio Poma, iniziò la stagione della normalizzazione che ebbe nel cardinale Giacomo Biffi il suo più autentico propugnatore. Risaputa la propria vicinanza alla destra ecclesiale di Comunione e liberazione, di Biffi si ricorda la chiusura al dialogo con l’Islam – memorabile il suo invito a favorire solo l’immigrazione proveniente dai Paesi cristiani – e la sua bassa considerazione dell’autonomia dei laici, come emerge anche nel suo libro più recente, Pecore e pastori. Riflessioni sul gregge di Cristo (2008). Senza dimenticare che con lui per vescovi progressisti come Luigi Bettazzi, già ausiliare di Bologna dal 1963-1969, parlare in un oratorio o in un qualsiasi ambiente ecclesiale della città di Bologna è diventato impossibile. Al massimo don Luigi può intervenire in qualche dibattito in provincia, senza che ‘Bologna sette’ ne dia la dovuta rilevanza.  
Ma arriviamo all’oggi. Con il cardinale Carlo Caffarra – al quale abbiamo chiesto a più riprese un’udienza, trovandoci sempre la porta sbarrata, pur se Noi Siamo Chiesa, nel 2007, è stata ricevuta, addirittura, dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco - la situazione non è migliorata. Tutt’altro, tanto che intendiamo evidenziare alcune ‘ferite’ nel corpo della nostra Chiesa con l’unico vero obiettivo di offrire il nostro contributo affinché la Chiesa di Bologna torni ad essere Chiesa dell’accoglienza e del dialogo. Senza paura della modernità. 
  1. La Chiesa di Bologna ha dimenticato Dossetti; la vita ecclesiale non è più collegata, direttamente e principalmente, alla Parola di Dio.  Si attribuisce preminente importanza al magistero, rappresentato dagli atti della Curia romana, dal Catechismo, dal Codice di diritto canonico e dalle note pastorali dell’arcivescovo. Eppure la costituzione dogmatica del Vaticano II, Dei Verbum, ci ricorda, al numero 9, come: <il magistero però non è superiore alla parola di Dio, ma ad essa serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso>.
  1. Abbiamo smarrito la strada percorsa dal cardinale Lercaro nel suo avvicinamento alla società  civile (secondo lo spirito conciliare). Ora nei confronti del Palazzo ci si pone in termini di contrapposizione politica e si accoglie con favore l’inchino inopportuno del sindaco Flavio Delbono all’arcivescovo Caffarra, in una recente visita del primo cittadino a Villa Revedin. Per la serie, la laicità prostrata al potere spirituale. Assillante è, poi, la richiesta di finanziamento per le scuole private (leggasi confessionali, cioè cattoliche, visto che le altre non esistono): sembra che ci sia solo questo problema per la Chiesa di Bologna.E’ opportuno ricordare che in Italia il 98% degli studenti frequenta la scuola pubblica, di ogni ordine e grado.
  1. La liturgia è ingessata, la partecipazione (e la comprensione) da parte dei fedeli è passata in secondo o terzo piano. Ciò che conta è il precetto, l’esserci, il mistero, il rito. Quale distanza dal Vangelo e dalla riforma liturgica voluta dal Concilio! Le omelie di molti preti, soprattutto giovani, risultano superficiali proprio a causa dell’assenza di un preciso riferimento alla Parola di Dio.
  1. L’accoglienza, cioè il riconoscere nell’altro il volto di Cristo, è negata, l’attività della Caritas burocratizzata e pesa il silenzio della nostra arcidiocesi sullo sciagurato pacchetto sicurezza che ha fatto dell’immigrazione clandestina un vero e proprio reato. A riguardo, invece, i vescovi della Lombardia hanno stilato un documento molto importante e prezioso. Scrive la Conferenza episcopale lombarda: <Il consenso ad alcune parti della legge contenente Disposizioni in materia di sicurezza, emerso anche nelle comunità cristiane, fa nascere interrogativi e suscita preoccupazione. Sembra che la paura – in qualche circostanza purtroppo non priva di ragioni – troppo spesso amplificata artificialmente, spinga ad una reazione emotiva che non aiuta a leggere in verità il fenomeno della migrazione e ostacola la considerazione della dignità umana di cui ogni persona – anche quando migrante – è portatrice. Straniero non è sinonimo di pericolo o di delinquente: la maggior parte degli immigrati che vivono e lavorano tra noi lo fanno in modo onesto e responsabile a tal punto da costituire una presenza fondamentale e insostituibile per molte attività produttive e per la vita di molte famiglie. Per sostenere questo sguardo libero da precomprensioni e paure eccessive, le nostre comunità devono rinnovare lo sforzo educativo sui temi dell’accoglienza e della dignità di ogni persona, principi irrinunciabili dell’autentica razionalità e ancora più dell’insegnamento evangelico> (‘Settimana’ numero 28-29, 19 luglio 2009).
  1. Il recente episodio del rifiuto, opposto dal cardinale Caffarra, alla presenza in parrocchia del coro gay, ospitato dalla comunità della Beverara di don Nildo Pirani, mortifica le nostre coscienze educate al rispetto delle diversità e all’apertura verso il prossimo. Per negare l’accoglienza ai nostri fratelli omosessuali si è fatto riferimento alla Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1986), opera della Congregazione per la dottrina della fede, con allora prefetto il cardinale Joseph Ratzinger. Questo documento – al paragrafo 15 - vieta qualsiasi <programma pastorale> che includa <organizzazioni nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l’attività omosessuale è immorale>. Ci dispiace constatare come, in questa vicenda, l’arcivescovo sia incorso nell’errore di considerare quale vera e propria organizzazione un semplice coro che, tra l’altro, non ci risulta essere legato all’Arcigay Cassero. Insomma, l’eccesso di zelo ha determinato un triste e grave episodio di discriminazione che condanniamo quale movimento da anni impegnato nella lotta all’omofobia anche all’interno della Chiesa. Perché, se è vero che la Chiesa ama le persone omosessuali, sotto le Due Torri, non riusciamo a far sentire il nostro affetto nei confronti delle donne e degli uomini omosessuali? Dove è l’amore della Chiesa di Bologna nei loro confronti?
6.       L’allontanamento dall’eremo di Ronzano, per mano del capitolo provinciale dell’ordine, di padre Benito Fusco, religioso dei Servi di Maria al quale l’ausiliare Ernesto Vecchi – anche a lui abbiamo, inutilmente, chiesto un incontro in questi anni – non ha mai lesinato critiche. La vicenda ci riempie di amarezza, perché abbiamo potuto toccare con mano il radicale attaccamento al Vangelo del nostro fratello Benito, fulgido esempio di faro dell’accoglienza per gli ultimi e gli emarginati della terra. Siamo sicuri che in via Altabella, purtroppo, qualcuno si starà rallegrando per il suo trasferimento a Budrio, conseguenza – tutte le altre spiegazioni sono fumo negli occhi - della propria adesione, insieme ad altri presbiteri italiani, al documento della rivista ‘Micromega’ sulla libertà di coscienza in materia di fine vita. Per fortuna, siamo certi che padre Benito, nell’esilio di Budrio, non starà a pelare le patate. E meno male, soprattutto per il futuro della sequela di Cristo nell’arcidiocesi.  
7.      Preoccupa la situazione delle donne nella nostra comunità ecclesiale. Sia l'arcivescovo Biffi che il suo successore Caffarra sono contrari a che le donne servano all'altare. Quelle poche parrocchie che accettano le bambine dicono no, comunque, alle donne adulte. Purtroppo, poi, non mancano le comunità che ostacolano il servizio di lettura all'altare delle donne, mentre viene ostacolato l'accesso di Eva al ministero straordinario per l'Eucarestia. Infine, i percorsi per i ministeri istituiti dovrebbero coinvolgere la coppia, ma, in realtà, sono diretti ai soli mariti. E i relatori sono solo maschi.
 
8.      Sarebbe un segno dei tempi, se nel clero bolognese si avviasse un sano confronto sull’omosessualità e sull’adesione radicale al Vangelo, anche alla luce delle ultime vicende occorse. Di questi temi chiediamo che se ne parli anche all’interno  del consiglio pastorale diocesano e del consiglio presbiterale diocesano, due organismi che hanno la funzione di alimentare un dibattito interno alla Chiesa locale su questioni d’interesse per la comunità dei fedeli. Ovviamente, siamo consapevoli del fatto che, sotto le Due Torri, operano parroci e religiosi capaci di mettere a disposizione del prossimo il loro tempo. Uominie donne che sanno accogliere con amore tutti, senza emettere giudizi sulle persone.


Venerd́ 30 Ottobre,2009 Ore: 15:50
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Chiesa dal basso

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info