- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (402) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Come possiamo incidere sui cambiamenti climatici noi persone della strada. C’è una via di uscita?,

OTTO DOMANDE L’OTTO DEL MESE.
Cambiamenti climatici

Come possiamo incidere sui cambiamenti climatici noi persone della strada. C’è una via di uscita?

Intervista a Michele Zarrella


L’ingegnere Michele Zarrella insegna, elettrotecnica, nell’istituto di istruzione superiore (IIS) di Grottaminarda, trattando di produzione, trasporto e utilizzo dell’energia elettrica. Da quando è entrato in vigore il trattato di Kyoto si interessa di effetto serra, e dell’influenza dei nostri comportamenti sull’inquinamento atmosferico. Insieme ai suoi alunni ha prodotto ricerche in laboratorio, brochure, CD e da tre anni organizza, coadiuvato dalla dirigente scolastica Catia Capasso e dai colleghi, il convegno: RIFIUTO INQUINARE. Lo abbiamo intervistato.
Nel vertice di Copenhagen il mondo aveva riposto tante aspettative, ma ne son venute altrettante delusioni,  ingegnere Zarrella, come vede la situazione?
Certo, quando ad un vertice partecipano oltre 100 capi di stato e/o di governo le aspettative sono molte. Ci aspettavamo, da Cina e Stati Uniti in primis, dei cronoprogrammi e delle limitazioni certe alle immissioni di gas serra nell’atmosfera. Tutto ciò non è avvenuto per cui le delusioni sono state davvero enormi. Ma guardiamo il lato positivodi Copenhagen: unanimemente è stato riconosciuto che l’uomo e le sue attività stanno incidendo sul riscaldamento globale e che i cambiamenti climatici non sono fantascienza. Oggi chi parla di modificare il modello di sviluppo della società non viene più considerato un “matto” da isolare nell’interesse supremo del profitto. Col trattato di Kyoto (2005), molti paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra, ma non lo stanno rispettando. L’umanità sembra che non sia disposta a mettere in atto i cambiamenti necessari per salvare Gaia, il pianeta che vive. Gran parte della gente non si rende conto del problema che invece va affrontato con decisione e urgenza.
Cosa dobbiamo fare, allora.
Prima di ogni cosa dobbiamo prendere coscienza del problema: l’attuale modello di società consumistica ci porterà, come un treno, verso un baratro. Consumare equivale a inquinare e sprecare equivale a inquinare inutilmente. Se lei sta con l’auto ferma nel traffico, bruciando benzina, il PIL cresce, e cresce la ricchezza. Non possiamo più ragionare su principi del genere che il consumo ci farà più ricchi e trascurare le ricadute ambientali.
Certo prendere coscienza di un problema è sempre il primo passo per affrontarlo, e poi?
In secondo luogo occorre cambiare modello di società e stile di vita. I nostri comportamenti sono assolutamente indispensabili per indurre a catena, gli altri cambiamenti: sociali, economici, politici e morali. Per questo dobbiamo improntare i nostri comportamenti con la coscienza che stiamo operando per il bene dell’ambiente, dell’uomo e dell’intera società. Questo ci farà sentire parte di un tutto, felici di fare qualcosa per il bene di tutti.
Qual è la parola intorno a cui tutto gira?
La parola chiave di tutto è: ENERGIA. Ognuno di noi, con ogni sua azione, contribuisce all’inquinamento atmosferico. Quindi ognuno di noi deve metter in atto comportamenti più sobri, solidali e rispettosi dell’ambiente, improntando le proprie azioni e le proprie scelte al giusto dispendio di energia.
Faccia un esempio.
Se devo comprare un elettrodomestico diciamo una lavatrice devo prenderla di classe A o A+ che consumano meno di quelle di classe B, C, ecc. Così per qualsiasi altro prodotto, devo scegliere sempre quello meno energivoro. Queste scelte anche se inizialmente costano di più, verranno ripagate nel tempo col risparmio di energia e col minor inquinamento, appunto con le ricadute ambientali. Inoltre le industrie orienteranno la loro produzione verso quegli apparecchi che il mercato richiede di più. I costi si abbasseranno più persone ne farà acquisto e maggiore sarà la riduzione dell’inquinamento, realizzando così una catena virtuosa.
Praticamente allora cosa altro può fare la persona della strada?
Iniziare dai luoghi in cui vive: la casa e il luogo di lavoro. Senza nulla togliere alle comodità a cui siamo abituati, staccare la spina degli apparecchi elettrici in standby, spegnere stufe e lampade quando si esce dalla stanza, abbassare la temperatura di almeno tre gradi, si può tranquillamente indossare un pullover, sostituire le lampade ad incandescenza con quelle a basso consumo o meglio ancora con quelle a led, sostituire i vetri semplici con vetri camera, sostituire la caldaia con quella a condensazione, installare sul proprio tetto un impianto solare per la produzione di acqua calda e un impianto fotovoltaico per auto prodursi l’energia elettrica.
Questo in casa e in ufficio, ma quando usciamo?
Beh, in città, camminare a piedi o utilizzare la bici, oltre a far bene al pianeta si fa bene alla propria salute. Nei trasporti utilizzare piccole auto che inquinano poco, perché oltre il 70% delle auto sono occupate da una sola persona. Ma le sembra logico muoversi con automobili sempre più grandi e più inquinanti? Le sembra logico che un’auto di tre tonnellate e mezzo di ferraglia inquinante trasporti ottanta chili di cristiano?
Non si irriti.
Non mi sono indignato. Però vedo evidente la contraddizione con la quale ci siamo autodefiniti homo sapiens sapiens.
Faccia tre proposte a chi governa?
Ce ne sarebbero tante, ma iniziamo da queste.
  1. incentivare massicciamente la produzione di energia da fonti rinnovabili riducendo drasticamente le fonti fossili;
  2. tassare tutti in proporzione all’inquinamento prodotto;
  3. costringere le imprese a seguire i loro prodotti dalla nascita fino al loro corretto smaltimento.
I prodotti industriali per una altissima percentuale possono essere smontati e riutilizzati. Alcuni materiali (rame, alluminio, ferro, ecc.) si possono riutilizzare al 100%. Prendiamo esempio dalla natura: quando qualcosa muore viene scomposta nelle sue parti e ritorna alla sua essenza: gli atomi. Anche noi, fra cento anni, ritorneremo ad essere atomi di idrogeno, ossigeno, carbonio, zinco, ferro, manganese, ecc.. Fra cento anni, se prima non inquiniamo Gaia, il pianeta che vive.
 
Per contatti
Michele Zarrella


Giovedì 04 Febbraio,2010 Ore: 16:07
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Ambiente

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info