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www.ildialogo.org L’AQUILA A DIECI MESI DAL TERREMOTO,di Michele Zarrella

L’AQUILA A DIECI MESI DAL TERREMOTO

di Michele Zarrella

Un disastro annunciato: l’uomo che non rispetta se stesso e la Natura


6 aprile 2009 ore 3,23 TREMA. Epicentro L’Aquila. Crollano case, chiese e palazzi. Nuove e vecchie costruzioni. Si grida al terremoto. Un evento naturale che esiste da 4,6 miliardi di anni e che continuerà ad esistere. Allora perché tutti questi morti? tutti questi danni? tutte queste sofferenze? tutti questi dolori fisici e psicologici?

Ho trascorso la scorsa settimana a L’Aquila come tecnico della squadra proposta dall’Ordine degli ingegneri di Avellino per le verifiche statiche del patrimonio edilizio e infrastrutturale danneggiato dal sisma del 6 aprile. Ho viaggiato con un collega. Appena siamo arrivati presso la Funzione Tecnica della Scuola della Guardia di Finanza di L’Aquila abbiamo partecipato al corso di formazione per la compilazione della scheda di rilevamento del danno, pronto intervento e agibilità degli edifici danneggiati dal sisma. L’esito della scheda si conclude con l’assegnazione di agibilità o meno dell’edificio e con un rilevamento del danno che viene classificato da “A” a “E”. Dove “A” indicava edificio AGIBILE e con piccoli danni, mentre “E” indicava edificio INAGIBILE. Infine c’era la categoria “F”: edificio INAGIBILE per rischio esterno. Nel pomeriggio, col vestiario datoci in dotazione dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, abbiamo iniziato i sopralluoghi. Eravamo in squadre composte da due o tre tecnici. Con le schede e gli indirizzi assegnateci dalla Protezione Civile e grazie ai cellulari abbiamo raggiunto i luoghi degli edifici. Abbiamo ispezionato l’edificio dai seminterrati fino al sottotetto, controllato le strutture verticali e orizzontali, la malta, il fuori piombo dei muri e il tipo di muratura, valutato e fotografato le lesioni. Abbiamo intervistato i proprietari e i tecnici per capire la costituzione delle strutture e il loro sviluppo temporale. Infine, dopo una breve consultazione, abbiamo redatto la scheda. Erano secondi sopralluoghi. Li eseguivamo per quelle case i cui proprietari avevano presentato ricorso al primo sopralluogo ritenendolo poco conforme alla realtà o perché, col tempo, la situazione si era aggravata. In molti casi abbiamo confermato l’esito del primo sopralluogo, in altri, effettivamente i danni erano maggiori: abbiamo assegnato una categoria corrispondente ad un danno maggiore. In un caso abbiamo declassato l’esito da “E” a “B”. Abbiamo fatto anche dei primi sopralluoghi a Civitella Casanova in provincia di Pescara, a settanta chilometri da dove alloggiavamo. I lunghi spostamenti, con la nostra auto, la scarsa conoscenza delle strade, il clima freddo e piovoso di febbraio, le pedisseque preghiere dei proprietari,  l’alloggio di scadente categoria, non sono stati di aiuto. Ma la determinazione del “volontario” e la certezza di fare qualcosa di utile a favore di popolazioni così duramente colpite ci hanno sostenuto per tutta la settimana. Nel complesso è stata un'utile esperienza nella quale ognuno di noi ha messo il meglio di sé: la propria umanità e la propria esperienza tecnica. Ho potuto vedere personalmente L'Aquila "ferita" nelle strutture e nelle persone. Le “ferite” delle strutture le hanno trasmesse tutti i mezzi di comunicazione, ma quelle delle persone sono toccanti.
 
Ho incontrato il geometra Augusto De Gruttola e la moglie, originari di Ariano Irpino ma trasferitisi a Bagni (AQ) da oltre trenta anni. I figli sposati. La signora lavora come dipendente di pubblica amministrazione. Anche il marito lo è stato. Ora è in pensione. Due stipendi in casa, figli sistemati, situazione economica buona. Il signor Augusto ci porta a visitare la sua casa. Una casa appena ristrutturata: infissi nuovissimi con vetri camera basso emissivi, pavimenti nuovi, cucina componibile completa, camera da letto, armadio, quadri alle pareti, scala in marmo, balaustra e passamano in legno…una “bella” casa. In essa la vita scorreva tranquilla, senza grandi pretese, senza grandi preoccupazioni. Una vita di chi ha lavorato onestamente e ora si gode il frutto del suo lavoro. Ma la terra d’Abruzzo è ballerina. Piccole scosse si susseguono e da alcuni mesi. I mezzi di comunicazione, ripetendo i messaggi delle istituzioni, rassicurano: non c’è pericolo. Il signor Augusto, geometra, suggerisce alla moglie di andare a dormire in un’altra camera, più piccola, ma a suo avviso, più sicura nel caso ci fosse qualche scossa più forte. La moglie segue il consiglio del marito ed entrambi vanno a dormire in due lettini nella cameretta. Quella notte trema ancora. La scossa è forte. Il solaio a volta della camera da letto crolla. Quello della cameretta dove si erano rifugiati no. I due si precipitano per le scale. La vetrina è aperta. Il portone è incastrato. Con uno sforzo sovrumano lo scostano appena quanto basta per uscire. Corrono in piazza. Sono salvi. Ma la loro vita viene stravolta. In un attimo tutto è cambiato - racconta la signora. Le prime notti in auto, poi in tenda, poi in albergo. Oggi, qui, nelle case di legno. Sì – continua la signora - i mobili sono nuovi e la casa è calda, ma lo spazio è piccolo. Questo piccolo ingresso e qui la cucina, di là il bagno e la camera da letto. Non manca nulla, ma  ho perso i miei riferimenti, le mie abitudini, il mio quartiere, la mia casa, la mia cucina, i miei mobili, perfino il mio bagno. L’Aquila, dove lavoro, non esiste più. Gli uffici trasferiti in altro luogo, la prefettura è crollata, l’università, il comune, il bar, il supermercato, la zona rossa transennata, i trasporti…tutto è cambiato. Non ho più i miei riferimenti. Mi sento un’estranea. Voglio andare via. Voglio tornare in Irpinia. Ho perso i miei riferimenti. Mi sento stravolta.
E suo marito cosa ne pensa? - chiedo. Al momento è indeciso. È combattuto. Qui abbiamo i figli. Ma sono grandi hanno la loro famiglia, la loro vita. A settembre, quando andrò anch’io in pensione ne riparleremo. Ho già un riferimento per un alloggio ad Ariano Irpino.  Uno spaccato di vita di una famiglia stravolta.
L’evento sismico stravolge tutta la comunità colpita e il suo mondo nobile e arcaico fatto di dignità, di tradizioni, di arte e di cultura. E allargando lo sguardo esso stravolge la società intera mettendo in evidenza lo slancio appassionato dei volontari e della solidarietà umana ma anche l’arrivismo dei furbi e la degenerazione umana e morale di questo mondo. Purtroppo questi danni psicologici, lo smembramento delle famiglie, dei riferimenti, dei quartieri e della società saranno duri da sanare. Viene spontaneo chiedersi: “Perché tutti questi dolori fisici e psicologici? tutti questi morti? tutti questi feriti? tutti questi danni? tutte queste sofferenze?”. Si grida al terremoto. Ma il terremoto è un evento naturale che esiste da 4,6 miliardi di anni e che continuerà ad esistere. Allora di chi la colpa? La colpa è dell’uomo. L’uomo ignorante. L’uomo incurante. L’uomo egoista. L’uomo lupo. L’uomo imprevidente. L’uomo che non rispetta se stesso e la Natura.
Le disgrazie precedenti poco ci hanno insegnato. E la storia si ripete. Chi ignora la storia è costretto a riviverla disse in un discorso il presidente Ciampi. La società che ignora la storia perde parte di sé e della sua crescita. Non imparare dal passato è da stupidi. Continuare nell’errore è diabolico. Eppure dopo la conta dei morti e dei feriti, dopo la quantizzazione dei danni e delle rovine, si ricomincia come prima. A volte peggio: correndo all’accaparramento. Abusi, soprusi mancanza del rispetto delle regole e delle norme. I furbi scavalcano gli onesti, gli interessi i diritti, le prepotenze i doveri. Il dio denaro la fa da padrone, la coscienza civile latita, gli abusi edilizi continuano, l’ambiente è devastato, le regole della natura calpestate. Poi tutti gridiamo e ci lamentiamo quando arrivano i terremoti o altre calamità naturali.
Gestire un evento drammatico così grande è difficile. Con la forza della ragione e con quella del cuore dobbiamo ricostruire/riparare le città “ferite” cominciando sì dagli edifici, ma senza trascurare il riannodare del tessuto sociale attraverso le tradizioni, l’arte, la cultura. Errare è umano. Ma commettere gli stessi errori è grave. Non ci si può mettere contro la Natura, non si può costruire senza rispettare le regole. I disastri naturali non sono colpa di Gaia, il pianeta che vive, ma dell’uomo che non rispetta se stesso e le regole della Natura.
Gesualdo 26 febbraio 2010
Michele Zarrella
 
Di seguito una serie di fotografie a 10 mesi dal sisma
 Tutte le foto sono state fatte da Michele Zarrella nella settimana dal 15 al 19 febbraio 2010



Venerdì 26 Febbraio,2010 Ore: 12:24
 
 
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Dalla parte dei terremotati dell'Abruzzo

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