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Abruzzo
Lettera dei terremotati a Cialente e Bertolaso

"Con la lettera spedita in questi giorni da Cialente e Bertolaso alle persone che dopo più di 6 mesi vivono ancora nelle tende sembra chiudersi un cerchio.
Col freddo la scelta ideologica di evitare per la prima volta nella storia dei post-terremoti qualsiasi forma di modulo removibile messa in atto da Protezione Civile e dall’Amministrazione Comunale, sta producendo il suo principale effetto: cacciare gli aquilani dalla propria città.
“Saltare la fase intermedia passando direttamente dalle tende a case vere” era stato dichiarato ad Aprile da Governo, Protezione Civile e Comune dell’Aquila. Scelta che più volte abbiamo avuto modo di denunciare come erronea e drammatica.
A più di sei mesi dal sisma i tempi di assegnazione delle c.a.s.e. non sono affatto quelli promessi ad Aprile quando ci è stato chiesto di pazientare 5 mesi nelle tende o negli alberghi della costa per avere un tetto vero a Settembre.
Di fronte a tale annuncio così allettante, dopo aver subito uno shock così grande, la popolazione aquilana si è fidata. E’ rimasta composta e disposta a fare sacrifici (come sa fare) in attesa che le promesse fatte fossero mantenute. Lo ha fatto anche se questo ha significato vivere disagi notevoli come la perdita della propria autonomia e della propria libertà.
Con la lettera di Bertolaso e Cialente di domenica scorsa abbiamo capito una volta per tutte di essere stati presi in giro.Se c’era un limite a tutto questo era quello, palesemente dichiarato, di poter decidere dove vivere e di non essere costretti ad andare dove non vogliamo andare.Essere messi nella condizione di dover, dopo sei mesi, abbandonare quella città che non vogliamo abbandonare significa essere deportati e quindi il totale fallimento della gestione del post-terremoto di Cialente e Bertolaso. E non si parli di scelta personale. Concedere un’autonoma sistemazione di 200 euro significa non dare alternative possibili a famiglie ed anziani, obbligandoli ad andar via.
Chiedevamo partecipazione e ci sembrava normale dopo un evento così grande e distruttivo. Qualcuno invece ha detto che era capace di fare tutto per noi, che sarebbe stato meglio così. Qualcuno che ha preso tutte le decisioni perché diceva di esser capace di farlo. La richiesta disperata di partecipazione non è stata nemmeno lontanamente presa in considerazione. Anzi la nostra città è stata militarizzata e i divieti per fare quello che fino al 6 Aprile facevamo da soli a casa nostra, si sono moltiplicati. E’ diminuita persino la libertà di espressione dato che grossi limiti sono stati applicati a volantinaggi e assemblee nei campi cioè i luoghi dove la popolazione aquilana era maggiormente concentrata. Ci chiediamo il perché, se il risultato ora è chiedere agli aquilani di accettare di buon grado un trasferimento per un tempo indefinito lontano dalla propria città.
Andar via significa ottenere una maggiore dispersione e mette molti aquilani nella condizione di impossibilità a partecipare e contribuire attivamente al processo di ricostruzione, attraverso il proprio lavoro, le proprie idee, le proprie critiche.Ma l’unico obiettivo di Cialente e Bertolaso sembra solo quello di costruire il c.a.s.e.Di quello che sarà dell’Aquila e di quello che è stata prima del 6 Aprile, e quindi di quello che saremo noi e siamo stati noi, non sembra importare.
Il nostro sindaco, dopo aver ripetuto per mesi la proposta delle case mobili ha abbandonato tale richiesta, una delle poche che si sono contrapposte al volere della Protezione Civile e che avrebbe permesso a un maggior numero di persone di restare sul territorio. Cosa gli è stata promesso in cambio vorremo saperlo.
Ci chiediamo perché non si è scelta la strada del confronto e del dialogo per fare in modo che decisioni che incideranno per sempre sul futuro della nostra città fossero prese in maniera realmente democratica. In molti campi i cittadini si sono organizzati consegnando, in forma di lettera, raccolte di firme per chiedere di non essere trasferiti fuori dal territorio. Richieste rimaste inascoltate. Chissà se prima di scrivere la loro di lettera Cialente e Bertolaso si sono almeno degnati di leggere ciò che gli veniva chiesto.
Nessuna lettera invece era stata inviata prima dello smembramento del campo di Piazza d’Armi, a persone che dopo mesi e mesi di tenda sono state deportate in barba a qualsiasi graduatoria di assegnazione, mentre chi si è rifiutato di andare via ancora oggi vive lì, nell’assordante indifferenza delle istituzioni.
E’ indispensabile rimanere vicino la città e partecipare alla ricostruzione reale. Molti nostri concittadini hanno già messo in pratica forme spontanee di disobbedienza civile, tornando nelle proprie case valutate B, C e E, segno drammatico della fallimentare gestione del dopo-terremoto.Alla faccia di chi ha detto che nonostante tutto gli aquilani hanno ancora fiducia nelle istituzioni.A sei mesi dal sisma, insomma, ci appare chiaro che ora quanto mai è indispensabile il mutuo soccorso tra le persone. Quanto fatto dai nostri rappresentanti finora non fa che alimentare il senso di disillusione e di impotenza dei cittadini, E’ invece fondamentale che questi assumano il ruolo di protagonisti nel processo di ricostruzione, grazie allo spirito di iniziativa, la forza e la laboriosità che non sono mai mancati agli Aquilani."
per leggere la lettera di bertolaso e cialente http://miskappa.blogspot.com/
 
NOTA :          C.A.S.E:   non vuol dire "case", ma  Complessi Antisismici Sostenibili e Ecocompatibili = una delle soluzioni abitative temporanee proposte dalla Protezione Civile ai cittadini del Comune dell’Aquila per passare da una sistemazione nelle strutture di accoglienza a una vera abitazione. (dal sito della protezione civile)

La descrizione del Progetto

 

Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili è il nome per esteso di C.A.S.E, il piano per la progettazione e realizzazione di nuove abitazioni e quartieri a L'Aquila. Le abitazioni del progetto C.A.S.E. sono destinate alle persone con una casa distrutta o inagibile, del tipo E o F, o in zona rossa nel Comune dell'Aquila. I complessi potranno dare una sistemazione a oltre 17.000 persone.

La consegna degli edifici. I primi appartamenti sono stati consegnati il 29 settembre, gli altri saranno conclusi entro la fine dell’anno. Dalla consegna delle piastre, le imprese hanno 80 giorni di tempo per completare i lavori e consegnare le C.A.S.E.

Le caratteristiche delle C.A.S.E. Sono in totale 184 gli edifici: 5 edifici per ognuno dei lotti, più altre palazzine introdotte in un secondo momento. In totale gli appartamenti saranno circa 4.600, suddivisi in gruppi di 25-30 abitazioni per ogni edificio. 

I complessi previsti dal Progetto C.A.S.E sono veri e propri quartieri formati da case circondate dal verde e dotate di tutti i servizi. Sono costruzioni prefabbricate, realizzate in diversi materiali: legno lamellare, calcestruzzo precompresso, laterizi oppure metallo isolato termicamente.

Costruite su due o tre piani, hanno diversa metratura, in base alla composizione dei nuclei familiari. Poggiano su basi isolate sismicamente, cioè basamenti sorretti da colonne su cui sono installati dispositivi antisismici che, in caso di scossa, isolano le piattaforme dal terreno.

Gli arredi. Le abitazioni sono consegnate complete di arredi. Nelle C.A.S.E. sono poi presenti tutti i comfort: dagli elettrodomestici, come il televisore a schermo LCD, la lavatrice, la lavastoviglie, il forno elettrico e il frigorifero con congelatore, a componenti d’arredo quali divani e poltrone in tessuto o ecopelle e tende colorate.

Usi futuri. Quando la vera e propria ricostruzione sarà completata, sarà la collettività a decidere il nuovo uso di questi quartieri, che potranno essere riutilizzati in futuro come residenze per studenti o sistemazioni turistiche.

 
 
 
 


Mercoledì 14 Ottobre,2009 Ore: 16:13
 
 
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