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www.ildialogo.org In ricordo di Eluana Englaro, morta diciotto anni fa,Bruno Gambardella

In ricordo di Eluana Englaro, morta diciotto anni fa

Bruno Gambardella

Un anno fa moriva Eluana Englaro. Suo padre Beppino, che più volte abbiamo definito un vero e proprio “eroe civile”, se ci leggesse ci correggerebbe: sua figlia, una splendida ragazza di quasi vent’anni, in realtà era morta più di tre lustri fa a causa di un tragico incidente automobilistico. Da questa convinzione, accompagnata dalla certezza che Eluana più volte si era espressa contro l’accanimento terapeutico e la sussistenza in forma vegetativa, è partita la grande battaglia del signor Englaro: rifiutando i compromessi, le morti silenziose e caritatevoli o i bizantinismi in cui volevano trascinarlo i farisei di oggi, ha lottato perché lo Stato permettesse, in modo assolutamente legale e trasparente, che sua figlia avesse finalmente pace.

Il “caso Englaro” ha diviso in due l’Italia, suscitando un dibattito che, se fosse stato condotto sui binari della sobrietà e del rispetto reciproco, avrebbe fatto davvero bene al nostro Paese. Lo spettacolo che abbiamo offerto all’opinione pubblica europea è stato squallido: Beppino Englaro e i suoi pochi e silenziati sostenitori (i radicali, Ignazio Marino, le chiese protestanti) sono stati accusati di essere rispettivamente un assassino e dei complici in un omicidio.

Negli ultimi giorni, quando ormai la famiglia aveva deciso di trasferire Eluana in una clinica privata di Udine dove secondo un rigido protocollo medico alimentazione e idratazione sarebbero state pian piano sospese, il circo mediatico travolse tutto e tutti. Silvio Berlusconi, in una dichiarazione degna del suo spessore etico e morale, dichiarò che Eluana Englaro era una donna in grado di portare avanti una gravidanza e di partorire un figlio. Scatenati anche i sedicenti “atei devoti” e i “teocon”: in tutta Italia furono organizzate manifestazioni, veglie di preghiera, processioni. Fuori alla clinica di Udine si sfiorò più volte lo scontro tra chi manifestava la sua solidarietà alla famiglia Englaro e chi, “armato” di bottigliette d’acqua e persino pane e mortadella, intendeva simbolicamente salvare Eluana dalla morte per sete e fame.

Tutti assassini. Giorgio Napolitano, colpevole di non aver voluto firmare un decreto legge ad personam, fu accusato da un Gasparri più spiritato del solito, pronto ad affermare nell’aula del Senato che certi “no” grondavano di sangue. Persino i laici più moderati, meno anticlericali, più disposti al dialogo per una soluzione condivisa sulle questioni “eticamente sensibili” furono bollati da Avvenire, da Il Foglio e dagli altri giornali di destra come dei mostri sadici.

E’ trascorso un anno. Gli animi sono appena appena più calmi, le parole più caute, le strumentalizzazioni meno pressanti. Molto opportunamente il presidente della Camera Fini ha sottolineato che certi anniversari dovrebbero essere celebrati esclusivamente nel ricordo dei familiari, ma la politica non ha potuto fare a meno di ribadire le solite posizioni. Ancora una volta ha ragione Beppino Englaro quando ricorda di aver combattuto perché ognuno di noi avesse il diritto di scegliere per se stesso il proprio destino. Semplicemente… Ancora un grazie al signor Englaro e un dolce pensiero alla povera Eluana, morta diciotto anni fa…

 



Marted́ 09 Febbraio,2010 Ore: 20:50
 
 
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