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La violenza dei potenti

Bruno Gambardella

Ho riflettuto un po’ prima di scrivere qualche riga su quanto accaduto domenica a Milano. Confesso che l’aggressione subita dal Presidente del Consiglio mi ha turbato per una serie di motivi: per i danni, evidenti e marcati sul volto, subiti da un uomo potente, che credevo protetto; per il fatto che  che un evento così grave avvenga per il gesto compiuto da un folle (i cittadini pagano fior di quattrini per fornire alle alte cariche dello Stato nutrite scorte che non devono rappresentare uno status simbol, ma sventare i pericoli); per il coro pieno di ipocrisia, malanimo, desiderio di ventetta che si è immediatamente levato. 
Tutto ciò che è accaduto doveva e poteva essere evitato, perchè tutti ne subiremo ingiustamente gli effetti.  
Prendo atto, ancora una volta che la politica è più capace di offendere che non di difendere, occupata come è ad usare la paura e l'allarme pubblico per dissimulare i fatti, dalla presunta invasione islamista alla rete internet come covo dei nuovi terroristi. 
Sono sinceramente dispiaciuto, io da sempre antiberlusconiano, per la sofferenza fisica e morale dell’uomo. Sono partecipe di una sofferenza che i soggetti deboli del nostro Paese conoscono bene: quella dell’essere colpiti in modo umiliante, di essere disprezzati per la propria fede religiosa o per l’orientamento sessuale o, semplicemente, per essere poveri in un Paese che nasconde i suoi problemi economici e sociali come la polvere sotto il tappeto.

All’indomani dell’aggressione, quelli che decidono, pur non rinunciando alla solita rappresentazione delle polemiche forti tra le opposte tifoserie, hanno finalmente riconosciuto che la violenza non è casuale e che l’agire pubblico ne è responsabile, anche se il gesto è stato compiuto da un folle. 
Resto convinto che i potenti da sempre si fanno male tra loro ma poi si accordano, e che a pagare il prezzo degli accordi tra partiti, lobby, potentati sono i cittadini: tuttavia questa volta voglio credere  che finalmente lorsignori si siano accorti che le parole sono pietre e che la mano che offende si arma all’ombra della rissa che inscenano per nascondere il loro malgoverno. 


 



Mercoledì 16 Dicembre,2009 Ore: 09:44
 
 
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