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www.ildialogo.org Troppi sovversivi in Padania,Bruno Gambardella

Troppi sovversivi in Padania

Bruno Gambardella

Dionigi Tettamanzi è un pericoloso sovversivo islamista, un imam fondamentalista assetato di sangue cristiano-padano, una belva araba travestita da pacioso agnello lombardo.

 Seguendo le classiche regole dello spionaggio, da anni è riuscito ad infiltrarsi in una potente organizzazione nemica denominata “Chiesa cattolica”. Avendo raggiunto posizioni apicali, ha potuto manipolare documenti, gestire molto  denaro, rivolgersi all’opinione pubblica attraverso i giornali e i mezzi radiotelevisivi (in Italia da sempre molto condizionabili), tenere sotto il suo controllo politici di vario livello interessati ad essere sostenuti da un settore ben determinato e influente chiamato in codice “curia”.

E’ molto grave il fatto che il Tettamanzi sia riuscito a scalare il potere nell’organizzazione “chiesa cattolica” fingendo di essere uno tranquillo, sempre ossequioso rispetto ai vertici massimi (chiamati “Vaticano” o “gerarchia”), uno su cui i capi possono sempre contare. E qui sta il colpo di genio criminale (o, forse, l’azione del Maligno): farsi nominare capo struttura proprio a Milano, dove aveva imperversato per anni un altro infiltrato nemico della tradizione e della cultura cristiana italiana e padana in particolare: Carlo Maria Martini (nome in codice: il Cardinale). Questo equivoco personaggio (il doppio nome maschile e femminile conferma i sospetti dei più), pur essendo abbastanza amico dei mussulmani, apparteneva ad un’altra, feroce consorteria anticristiana: quella comunista. Scoperto abbastanza presto il suo piano, il “Vaticano” non ebbe il coraggio di ammettere il suo errore e fu costretto a tenerlo a Milano per molti anni. Da lì il “Cardinale” ha parlato di dialogo tra ebrei e palestinesi; si è mostrato interessato a discutere di bioetica e di nuovi diritti; ha predicato il dovere dell’accoglienza verso i più poveri e dell’assistenza ai malati e ai carcerati.

Lo sconcerto del popolo padano era palpabile. Nelle piazzette dell’alta bergamasca o nei villini con fabbrichetta annessa del bresciano o del varesotto ci si chiedeva che cazzo c’entrasse tutto questo con le tradizioni culturali padane e italiane. Più di un sindaco, di un assessore alla cultura, di un parlamentare leghista hanno dichiarato (dopo il terzo grappino e in assenza di giornalisti) che a loro degli ebrei e dei palestinesi non gliene fregava una mazza: che si ammazzassero pure, ma a casa loro, senza rompere i maroni qui; che l’uomo padano è completamente disinteressato alla procreazione  assistita in quanto ce l’ha duro e può inseminare senza assistenza quante donne vuole, purché non facciano perdere troppe ore di lavoro;  che per i finocchi, i travestiti e soprattutto gli zingari la soluzione migliore sarebbe quella prevista da Hitler. Per i detenuti il discorso si fa più complesso: se a finire in galera è un morto di fame che ha rubato per sopravvivere si deve applicare la massima severità; se dietro le sbarre ci finisce per qualche ora un cummenda che ha frodato il fisco, allora no: sotto con il garantismo e caccia ai giudici comunisti!

Esiliato finalmente il sovversivo, per i padani si prospettavano anni tranquilli. I più vivaci avrebbero portato maiali a pascolare su terreni destinati alla costruzione di moschee, bruciato qualche campo rom o applaudito alle tante iniziative del Borghezio o del Gentilini. Per gli altri pace e lavoro: qualche dolce rimprovero del parroco la domenica a messa, ma poi tanti soldi, tanti crocefissi nelle scuole, tanti presepi a Natale, tanti regalini per moglie, figli, amanti (senza dimenticare l’assessore che deve firmare una certa pratica)… Questo è lo spirito del Natale padano! Ma ecco che arriva il Tettamanzi, il quale però esagera e si fa scoprire dai giornalisti di inchiesta di quell’autorevolissimo quotidiano che è La Padania.

La gente del Nord è ora davvero indignata. Dal “Vaticano” non solo mandano i nemici dell’identità padana, ma non la smettono di menarla ogni tanto con la storia dell’accoglienza e della solidarietà, del cristianesimo dell’amore, della pace e della giustizia sociale. Se i capi dell’organizzazione romana non riprenderanno a interessarsi a tempo pieno dei loro affari con lo IOR e a gestire le proprietà immobiliari di pregio sparse per il mondo, i volontari in camicia verde recideranno le radici cristiane e, scavando più in fondo, saranno le leggende celtiche del dio Eridano e di Odino a costituire la tradizione di un popolo lavoratore che non ne può più di queste smancerie solidaristiche da culattoni.

 



Mercoledì 09 Dicembre,2009 Ore: 06:33
 
 
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