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Il grande bluff

Bruno Gambardella

 

La ripresa autunnale si presenta quanto mai difficile. A settembre molte fabbriche non riapriranno, la situazione economica complessiva del Paese non darà significativi segnali di sorpresa, i facili ottimismi di chi sta cercando di convincerci a spendere soldi, a consumare i nostri risparmi perché il peggio sarebbe alle spalle naufragheranno miseramente.
La crisi economica mondiale metterà definitivamente in crisi il berlusconismo? Gli analisti della situazione politica ci parlano di un premier per niente intenzionato a mollare il potere ma profondamente deluso dai suoi uomini e dai suoi alleati, di un leone ferito pronto a reagire con ferocia agli scandali sulla sua vita privata, di un leader che conta ancora sul sostegno della maggior parte degli italiani ma che sa di dover recuperare credibilità.
Al di là del giudizio di merito sui vari provvedimenti adottati dal suo governo, Berlusconi è in crisi perché non fa più sognare. Sin dalla mitica discesa in campo del 1994, il cavaliere di Arcore ha sempre cercato di segnare la distanza con gli altri politici proponendosi come uomo nuovo lontano dai giochetti e dai teatrini, il protagonista di una rivoluzione che avrebbe cambiato l’Italia mettendo al centro la morale del fare.
L’età berlusconiana si avvia a conclusione e i grandi cambiamenti promessi non sono arrivati. Straordinariamente innovativa è stata la comunicazione politica, ma su tutto il resto nessuna riforma destinata a rivoltare il Paese come un calzino è stata approvata da un Parlamento dove il centrodestra gode di una maggioranza schiacciante. Nell’ultima legislatura hanno concluso il loro iter solo le leggi ad personam che dovevano difendere gli interessi diretti del premier; sono state boicottate le timidissime riforme liberali proposte da Bersani al tempo dell’ultimo governo Prodi; la politica del centrodestra sui temi dei diritti civili e delle libertà individuali è stata a dir poco reazionaria e clericale, schiacciata sui desiderata vaticani, lontana persino dalle determinazioni delle moderne destre europee e americane; della rivoluzione liberale nemmeno l’ombra…
Chi segue con una certa costanza Sparta e Atene sa bene che non ho scritto una sola riga sul caso Noemi, sulle frequentazioni serali e notturne di chicchessia, sui divorzi e sugli sputtanamenti in famiglia. Pur non condividendo certi stili di vita, sono interessato a ciò che un presidente del consiglio italiano fa di giorno: l’amicizia con Putin, l’accordo con Gheddafi e le gaffes internazionali mi “scandalizzano” molto più delle registrazioni notturne in camera da letto di una “signora” barese. Devo però prendere atto che le ultime vicende che riguardano la vita del premier hanno fatto sghignazzare mezza Europa e che sulla stampa internazionale il prestigio italiano è ai minimi storici. Persino la politica estera di stampo monarchico (amicizie personali e non normali e cordiali relazioni diplomatiche) praticata dal premier oggi mostra tutti i suoi limiti.
Non so cosa accadrà nei prossimi mesi o anni e che giudizio daranno gli storici: per me l’età berlusconiana è stata quella dei cieli azzurri e dei cori dei supporter in delirio, quella delle promesse mai mantenute e dei continui rilanci, delle ostentazioni volgari del denaro e del potere, dei tanti silenzi e della mistificazione continua della realtà. Un grande bluff che la pochezza della sinistra italiana, l’occupazione militare della Rai, la sostituzione dei colonnelli meno adoranti con quelli più violentemente allineati (vedi il ritorno di Feltri a Il Giornale), una visita penitenziale in Vaticano non riusciranno a tenere nascosto a lungo.


Venerd́ 28 Agosto,2009 Ore: 10:09
 
 
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