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www.ildialogo.org Fernanda Pivano: la ragazza che amava gli States,di Bruno Gambardella

Fernanda Pivano: la ragazza che amava gli States

di Bruno Gambardella

I giornali italiani hanno dedicato molte pagine in ricordo di Fernanda Pivano, recentemente scomparsa all'età di 92 anni. Minore l’attenzione da parte delle televisioni, ma questo è piuttosto comprensibile considerato il livello culturale dei tg italiani. Chi scrive stimava questa donna straordinaria per la sua forte e intensa cultura nonviolenta, per la sua costante attenzione e partecipazione alle battaglie per i diritti civili, per aver fatto conoscere ai tempi del bipolarismo USA-URSS, della contrapposizione capitalismo-comunismo, i grandi autori della letteratura statunitense, liberando molti giovani di sinistra da un assurdo pregiudizio antiamericano.   

Da Edgar Lee Masters a Hemingway, dai poeti e gli scrittori della beat generation a Bob Dylan, i più grandi e rappresentativi autori della nuova America sono stati portati ai lettori italiani dalla sua capacità di interpretare, capire, raccontare e descrivere un mondo ancora sconosciuto al pubblico italiano.

Nell'autobiografia sul sito ufficiale di Fernanda Pivano si legge: “Quando negli anni '50 Fernanda Pivano si reca per la prima volta negli Stati Uniti è una giovane studiosa innamorata dell'America di quegli anni e desiderosa di incontrare dal vivo, sul campo, i maestri di una narrativa che in Italia si era appena cominciato a conoscere, grazie a Cesare Pavese ed Elio Vittorini. Dopo una laurea in Lettere nel '41 a Torino con una tesi sul Moby Dick di Herman Melville, Pivano pubblica la traduzione di Spoon River di Edgar Lee Master che segnerà un po' l'inizio della sua carriera letteraria sotto la guida di Cesare Pavese, già suo professore al liceo Massimo D'Azeglio di Torino.  Immediatamente scopre un mondo, di sogni, ideali, valori, che non si stancherà più di celebrare: dalla nonviolenza di Norman Mailer, maestro riconosciuto della narrativa americana, amato e contemporaneamente odiato dalla beat generation degli anni sessanta, che a lui e al suo antiimperialismo si rifece, all'esempio di inesausta sete di nuovo e di autenticità del mito vivente Ernest Hemingway. Dai guru della beat generation Ginsberg, Kerouac, Corso, Ferlinghetti, uomini che in nome di un'idea di ritorno all'essenzialità dell'Uomo, in contrasto con i pregiudizi del consumismo capitalistico, hanno vissuto e scritto senza distinguere fra arte e vita, a Don DeLillo e ai minimalisti. Un nuovo viaggio americano, insomma, fra le contraddizioni e le speranze segrete di quel grande, osannato e temuto paese che è, da sempre, l'America”.

''Nanda sarà sempre la nostra ragazza. Non morirà''. Vasco Rossi ricorda così la sua amica, così come dice all'Agenzia Ansa. "Una fonte d'amore che ha fatto scoprire a me, come a moltissimi, la letteratura americana - aggiunge Vasco - e ha anche insegnato al mondo l'amore per le cose belle e l'amicizia''. ''La morte di Fernanda - prosegue il cantante - non e' una perdita solo per l'Italia, perché con lei se ne va un pezzo importante di un mondo''.

Noi la ricordiamo anche come amica e sodale di un altro grande della musica (e, perché no, della letteratura italiana), Fabrizio De André. Fu proprio Fernanda ad aiutare Faber nella realizzazione di uno dei suoi album più belli, Non al denaro non all'amore nè al cielo, nel quale il cantautore genovese riprendeva alcune delle poesie dell’Antologia di Spoon River e creava delle canzoni tra le più belle della nostra storia musicale.

Due anni fa, a novant'anni, scrisse con ineguagliabile e commovente lucidità: "dove c'è poesia c'è anche Assoluto e ci sono sguardi di poeti rivolti all'eternità con o senza poesia a renderli immortali". Grazie, Nanda!

 



Venerd́ 21 Agosto,2009 Ore: 10:54
 
 
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