Ho appreso solo stamattina la notizia che Renzo Bossi, al terzo tentativo, ha finalmente conseguito il diploma di maturità. E chi se ne frega, direte voi! L’Italia, nonostante l’oblio imposto dal generale Agosto, da Emilio Fede e dai telegiornali RaiSet è cosciente del fatto che sta vivendo un momento di crisi economica pazzesca e noi ci preoccupiamo di ironizzare su di uno studente non proprio brillante! Saranno fatti suoi e della sua famiglia…

Le cose non stanno proprio così. Renzo Bossi non è solo il figlio del leader della Lega Nord, il senatur Umberto, ma colui che, per volontà del padre e per diritto ereditario, guiderà i padani in un prossimo futuro. Il giovanotto da tempo frequenta gli uffici del movimento a Milano e a Roma, pranza nel ristorante della Camera dei Deputati pur non avendone il diritto, segue come un’ombra il carismatico (anche se un po’ acciaccato) genitore. La Lega Nord è l’unico partito italiano a struttura marxista-leninista che prevede una successione di tipo monarchico-ereditario. Le voci di dentro confermano: l’Umberto ha deciso che non saranno il Maroni, il Calderoli o il Castelli a prendere il suo posto, ma il Renzo.

La notizia del superamento dell’esame di maturità non va dunque catalogato nel gossip o nelle facezie estive da discutere sotto l’ombrellone: è un fatto serio che avrà conseguenze politiche e come tale va trattato. Sono note le giuste perplessità che i militanti nutrono verso certi ambienti  da sempre servi di Roma ladrona e nemici della Padania. Bisognerà dunque valutare l’impatto emotivo che il diploma conseguito dal piccolo Bossi provocherà sulla base e sui dirigenti leghisti. Come reagiranno il Borghezio e il Gentilini, il Cota e la Rosy Mauro? E i militanti della val Brembana, quelli di Saluzzo, di Busto Arsizio e di Montebelluna, quelli che da sempre sono fieri di aver fatto studiare i figli solo fino alla terza media e di averli subito avviati al lavoro nell’azienda di famiglia, come reagiranno alla “svolta intellettualista" della leadership leghista?

Cribbio, va bene sottoscrivere un’alleanza di ferro con il Silvio Berlusconi, proprietario della più grande agenzia educativa del Paese (Mediaset), in cambio del federalismo fiscale e dell’introduzione dei cartelli stradali bilingue, ma affidarsi ad un intellettuale di tale spessore (maturità al liceo scientifico con 64/100, seppure al terzo tentativo) vuol dire assestare un vero schiaffo alla Lega, tradire la sua storia e il suo orgoglio…

L’Umberto ci pensi ancora. In passato si è dimostrato un buon tattico e talvolta persino uno dotato di qualche strategia. La Lega Nord non può diventare un partito di culattoni lettori di giornali (o, il dio Eridano non voglia, persino di libri), una banda di eunuchi diplomati che, ovviamente, non lo avranno più tanto duro (il comprendonio), un’associazione culturale che non promuove più l’elezione di miss e mister Padania, ma discute di politica estera, di economia e di ambiente. Rinunci alla soddisfazione di incoronare suo figlio Renzo come erede al trono, gli procuri qualche magnifico rettorato in qualche libera università padana, lo lasci al suo destino di intellettuale e, quando sarà il momento, scelga tra i padani veri, quelli che non si sono fatti ammaliare dalle sirene della cultura. Ad agosto il popolo leghista si mobilita per grandi manifestazioni politiche, come il campionato padano di rutti e di bevitori di birra (quest’anno abbinato), la sfida dei taglialegna, il festival dei canti alpini… Si faccia aiutare dal Borghezio e dal Gentilini: lì troverà l’anima vera e incorrotta del padano doc e il suo naturale successore. Auguri di cuore!