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La palla di pezza

Bruno Gambardella

I grandi della Terra riuniti a L’Aquila hanno sottoscritto solenni (e presto dimenticati) impegni a difesa dell’ambiente, contro la fame che incombe su di un numero di persone in costante aumento,  per la risoluzione di una crisi economica che sta spingendo interi pezzi di quello che era un mondo in via di rapido sviluppo verso una difficile situazione sociale che sembrava ormai alle spalle.

Nessuno si è ricordato dell’Argentina, del suo crac finanziario, della rovina di tanti investitori locali e internazionali che, ben prima della crisi mondiale, furono ridotti sul lastrico da un fallimento che avrebbe dovuto insegnare tanto ai maghi della Borsa e dei mercati.

In Argentina esiste un'organizzazione non governativa che si chiama Pelota de Trapo (Palla di pezza), la quale si occupa di denunciare attraverso mezzi di comunicazione, manifestazioni e associazioni di lavoratori, la povertà del Paese. L'organizzazione promuove, tra l'altro, la campagna “El hambre es un crimen” (La fame è un crimine), oggetto nell'ultimo anno di numerosi assalti da parte di ignoti dissidenti: una donna che lavora presso la fondazione è stata sequestrata per cinque ore martedì scorso.  

Negli ultimi 15 mesi questo è già il nono sequestro che subiscono gli organizzatori di “El hambre es un crimen”. Evidentemente per alcuni questa denuncia all'indigenza argentina da parte della campagna risulta scomoda, dato che il Paese è annoverato tra le potenze esportatici di beni alimentari. Al momento gli aggressori rimangono ancora sconosciuti, di conseguenza i sequestri, che di solito durano alcune ore, rimangono impuniti.

Il nono attacco, primo del 2009, è avvenuto martedì alle 9.15, quando un'addetta alle pulizie della Fundación Pelota de Trapo, una donna di 35 anni, è stata sequestrata nelle strade di Avellaneda (municipio a sud della periferia di Buenos Aires) mentre raggiungeva il posto di lavoro. Tre sconosciuti le hanno coperto il volto e l'hanno caricata in macchina; nello stesso tempo hanno inviato un messaggio da un telefono cellulare alla fondazione per annunciare il sequestro. La donna è stata portata in una casa, i sequestratori hanno minacciato la sua famiglia, e in seguito inviato un altro messaggio per avvisare che l'avrebbero liberata vicino a un ospedale. La vittima, in seguito allo spiacevole evento, ha chiesto protezione al nuovo capo del Consiglio dei Ministri, Aníbal Fernández, il quale non ha ancora proferito risposta.

Le aggressioni avevano subito un arresto dopo la manifestazione tenutasi a fine 2008 a Buenos Aires, nella quale si sono riunite circa 50.000 persone. La marcia, così come la campagna, ha avuto il sostegno della Central de Trabajadores Argentinos (CTA), rivale della peronista Confederación General del Trabajo (CGT).

Alberto Morlachetti, coordinatore del Movimento Nacional Chicos del Pueblo, che include organizzazioni sociali come la sua fondazione Pelota de Trapo, e uno dei promotori della campagna, ricorda le minacce di morte fatte ai sequestrati, le ferite da arma bianca inferte alle vittime nei sequestri dell'anno scorso, alcune delle quali sono state anche narcotizzate. Morlachetti rimane fortemente convinto che il denominatore comune ai nove attacchi sia la campagna 'El hambre es un crimen', ma non riesce a spiegarsi chi possa esserci dietro queste aggressioni.

Pur non avendo palesi nemici, la fondazione deve aver intralciato gli interessi di qualche "azionista dei bambini scalzi", come lo stesso Morlachetti li ha definiti. 'El hambre es un crimen' promuove la denuncia di una situazione che a molti è ignota: a Buenos Aires, dove vive un terzo degli argentini, quasi il 10% della popolazione, circa 1,2 milioni di persone non hanno abbastanza denaro per comprare i beni di prima necessità. Paradossale se si pensa che l'Argentina produce cibo sufficiente a sfamare 300 milioni di esseri umani.

Temiamo che anche questo “modello argentino” possa trovare emulatori in tutto il mondo. Chi denuncia le vittime più deboli della crisi non solo rischia di essere bollato come un disfattista (Berlusconi docet) , ma anche di andare a contrastare gli interessi di chi, da controllore della situazione, non vuole fastidi ed è disposto a tutto pur di far tacere chi canta fuori dal solito coro. I grandi della Terra su questo non hanno nulla da dire?

 

 



Sabato 11 Luglio,2009 Ore: 14:01
 
 
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