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www.ildialogo.org Anche in India soffia il vento della libertà,Bruno Gambardella

Anche in India soffia il vento della libertà

Bruno Gambardella

 

Qualcosa di nuovo e di importante nel campo dei diritti umani si muove anche nel continente indiano: secondo l'agenzia di stampa Press Trust of India (citata in Italia dalle nostre principali agenzie e testate giornalistiche), l'Alta Corte di Nuova Delhi ha  definito una "violazione dei diritti fondamentali" la legge 377 del 1861, secondo la quale i rapporti sessuali tra adulti consenzienti dello stesso sesso costituivano reato.  Triste ricordo dell'epoca della colonizzazione britannica, la legge 377 considerava infatti i rapporti gay "contro-natura" e li puniva con dieci anni di carcere o, in alcuni casi particolari, con l'ergastolo.

I giudici hanno quindi spiegato che d'ora in avanti i rapporti consensuali tra "adulti consenzienti in ambito privato" saranno depenalizzati, nonostante la sentenza non abbia portata giurisprudenziale per tutto il Paese: per il momento la sentenza si applica solo alla giurisdizione di Nuova Delhi", ma la sua applicazione è enorme e servirà da riferimento per tutto il Paese". E’ forse prematuro affermare  che l’omosessualità in India non è più un crimine, ma siamo sulla buona strada.

Ma come hanno reagito a questo storico pronunciamento la società civile  e la politica indiane?

Già negli scorsi giorni erano pervenute notizie un pò contrastanti sull'argomento e il ministro della Giustizia Veerappa Molly aveva dichiarato che il governo non aveva intenzione di cambiare la legge sebbene Palanipam Chidambaran, ministro dell'Interno, avesse precedentemente annunciato che ci sarebbe stata una riunione ministeriale per discutere della modifica di un decreto.

Al coro di voci si era poi aggiunto il vice cancelliere di una grande scuola islamica nello stato settentrionale dell'Uttar Pradeshc, il quale aveva ribadito che "l'omosessualità è vietata dalla Sharia e proibita dall'Islam". Indubbiamente il governo indiano si è trovato a dover ascoltare però anche le voci dei gruppi di militanti Lgbt (Lesbian Gay Bisessual and Trasgender) e degli attivisti umanitari che ormai da tempo combattono per l'abrogazione della legge 377 e che ultimamente avevano visto in Raul Gandhi, figlio di Sonia e segretario del partito del Congresso, proprio per la sua tendenza ad andare oltre le tradizioni, un possibile sostegno.

Secondo gli attivisti modificare la norma significava soprattutto dare battaglia all'Aids: milioni di omosessuali in India sarebbero infatti a rischio ma non possono farsi curare perchè non dichiarano la loro condizione per paura del carcere. E immediate e piuttosto dure sono state le reazioni della Chiesa cattolica indiana e dei leader della comunità musulmana. La prima "considera giusta e appropriata la decisione di rimuovere il marchio della 'criminalità' associato all'omosessualità, ma allo stesso tempo non può essere d'accordo con la proposta di affermarla come un comportamento normale" ha spiegato ad 'AsiaNews' P.Babu Joseph, portavoce della Conferenza dei vescovi dell'India (Cbci), che si è inoltre definito "piuttosto sorpreso della decisione della Corte suprema di Delhi perchè in una società come quella indiana, che è molto tradizionale ed ha un'alta considerazione dei valori tradizionali della famiglia, una sentenza del genere non può che soprendere".

Anche gli esponenti della comunità musulmana ed indù hanno mosso pesanti critiche contro il governo accusato di tradire la cultura indiana, ma sicuramente le critiche più aspre vengono da parte delle associazioni islamiche che hanno parlato della decisione dell'Alta Corte come di "un cedimento alle tendenze decadenti della cultura occidentale" in cui prevale "l'anarchia sessuale" e che hanno definito la legislazione sull'omosessualità "un attacco ai valori religiosi e morali dell'India".

Il dibattito in corso in India conferma un dato di fatto già osservato anche nelle società occidentali: spesso la legislazione recepisce i cambiamenti o, addirittura, li anticipa e li provoca. E’ stato così negli Stati Uniti della segregazione razziale ed è così in molti Paesi europei dove la chiesa cattolica tenta ancora di esercitare una sua egemonia culturale, in primis in Italia. Sta alle forze progressiste, liberal, ai movimenti per i diritti civili, alle comunità religiose non fondamentaliste sostenere il cambiamento e convincere, in India e nel mondo, che nessuno può essere incarcerato o segregato per il suo orientamento sessuale, per la sua fede religiosa, per il suo credo politico, per il colore della pelle.

 

 



Sabato 04 Luglio,2009 Ore: 08:17
 
 
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