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www.ildialogo.org DE MITA: IL DECLINO DI UN EX LEADER,di Nino Lanzetta

Da Nusco ad Arcore.
DE MITA: IL DECLINO DI UN EX LEADER

di Nino Lanzetta

Da Nusco ad Arcore la distanza si accorcia, anche se i tempi del tragitto possono subire allungamenti e si potrebbe verificare, persino, un’inversione di marcia a causa di un improvviso quanto brusco incidente capitato in quel di Caserta. L’accordo con il Pdl di Cosentino era cosa fatta e gli abboccamenti dell’on. De Mita con il candidato on. Caldoro iniziati sotto i migliori auspici se non fosse scoppiata la grana Zinzi. Zinzi è il coordinatore regionale dell’UDC, al quale è stato promessa la candidatura alla Provincia di Caserta in base all’accordo stipulato in occasione delle ultime elezioni amministrative. Ora Cosentino, che ha dovuto rinunciare alla candidatura alla Regione per la richiesta di arresto spiccata dai magistrati napoletani e respinta dal Parlamento, si vuol rimangiare la promessa fatta a Casini che minaccia ritorsioni, fino a stringere un’alleanza con il Pd per le prossime elezioni regionali. A questo punto I giochi, che sembravano già fatti, rallentano la conclusione dell’accordo facendo venir fuori la vera natura della strategia del doppio forno che – specie al sud- è basata esclusivamente sulla gestione del potere e su una prosaica quanto remunerativa divisione di poltrone. Alla fine, però, l’accordo si farà, perché, comunque, non si può rimanere a mani vuote. Altro che programmi e ristrutturazione della Regione come vanno ripetendo, declamando una lezione imparata a memoria ed a comando, i corifei demitiani convertiti di colpo al centro destra senza aver neanche partecipato ad uno stage di apprendimento veloce. Da noi è sempre e solo una questione di poltrone, di potere e di favori, di amici e di amici degli amici. L’avvicinamento di De Mita al centro destra, che fino a questo momento era proseguito spedito rischia una battuta d’arresto. Il riposizionamento sulle posizioni abbandonate si veste di difficoltà e di ostacoli e non solo per un problema di forma, per la quale c’è sempre la possibilità di una pezza, magari facendo i soliti salti sugli specchi. Dopo lo strappo e l’uscita sdegnata dal Pd e l’adesione all’Udc c’è stata la svolta delle provinciali e comunali nelle quali De Mita – che ha preso in mano l’Udc, sbaraccando il povero Pionati, ha stretto alleanza con il Pdl e sfrattato la De Simone dalla Provincia. Non c’è riuscito con il Comune di Avellino solo per la forza del sindaco Galasso che, quanto a consenso personale, gli ha tenuto testa alla grande battendolo in città, dove era più debole. Se si fosse trattato dell’alta Irpinia le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Se allora si è parlato di risentimenti e di vendetta oggi non è più così le scelte assumono una diversa valenza politica perché la politica regionale è legata a filo doppio a quella nazionale.
Se non salta tutto la strada che da Nusco porta ad Arcore è segnata. Se, invece, la situazione dovesse ribaltarsi, le cose si complicherebbero notevolmente per la leadership di De Mita. Il Pd, che De Mita , quasi a giustificazione dei suoi comportamenti, continua a ripetere che non esiste, sta cambiando rotta. Faticosamente e tra mille difficoltà, ma sta attuando una inversione decisiva. Il bassolinismo è finito anche in Irpinia e il nuovo corso comincia a prendere corpo perché la posta in gioco è altissima e, di fronte al pericolo, si rinserrano i ranghi ed emergono gli uomini migliori. La candidatura De Luca è solo l’inizio.
Con De Luca non sarà facile stipulare patti sulla spartizione della Sanità o sulla lottizzazione dei fondi europei. Non può cedere su questi punti. Insieme alla lotta alla camorra sono i capisaldi del suo programma e il punto di forza della prossima campagna elettorale. I legami con i partiti, compreso il suo, sono tenui e la sua autonomia persino irritante. Il suo passato di amministratore ed il suo carattere scomodo sono una assoluta garanzia al riguardo. Perciò De Mita non ha mai pensato di allearsi con lui e se ciò dovesse accadere sarà solo il risultato di una superiore ragione di partito. Ma l’accordo con il centro destra si dovrà comunque fare , in ogni modo. Ne va della sopravvivenza politica dei demitiani in Irpinia. Ormai il passio è stato fatto e non si può tornare indietro anche se il berlusconismo è difficile da digerire. Senza le mani sulla Sanità e sui fondi europei il potere demitiano, che si sviluppa soprattutto in alta Irpinia - sua riserva indiana- subirà un drastico ed irreversibile ridimensionamento. Anche se con il centro destra la spartizione del potere non sarà mai più come ai tempi d’oro dello strapotere demitiano. Ora la fetta si riduce e di molto.   Perciò si può ipotizzare e a giusta ragione, che il grande leader di una volta ha imboccata il viale del tramonto. D’ora in poi avrà davanti a sé una strada piena di defezioni, di perdita di consenso e di amicizie che, sono cementate da interessi e favori. E’ un malinconico tramonto che il grande vecchio avrebbe fatto meglio a risparmiarsi e a risparmiarci.                                    
NINO LANZETTA


Domenica 14 Febbraio,2010 Ore: 16:54
 
 
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