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www.ildialogo.org IL PARTITO DEMOCRATICO E LA GIUNTA GALASSO.,di NINO LANZETTA

Avellino
IL PARTITO DEMOCRATICO E LA GIUNTA GALASSO.

di NINO LANZETTA

 Le ultime vicende che stanno accadendo intorno al Consiglio comunale di Avellino ed alla Giunta Galasso, non sono un fulmine a ciel sereno in questo torrido mese di agosto. Sono, bensì, l’epilogo di una morte annunciata la cui malattia, che si protrae da anni, si è rilevata mortale.
Una necessaria premessa. Quanto sta avvenendo nel partito democratico non è nuovo e risponde ad una vecchia logica, di una non tanto inconfessata strategia di occupare posti e funzioni, di partito o istituzionali, al fine personale e di gruppo per poter meglio gestire il potere da una posizione di forza che – e qui sta l’anomalia- riguarda il gruppo e le persone più che gli interessi generali né quelli , addirittura, dello stesso partito. Questo a dimostrare il degrado nel quale ha fatto precipitare la personalizzazione della politica nella nostra provincia, praticata con poca o nessuna regola del gioco ed estesasi per l’assenza dei grandi leader, dei quali la ha sempre abbondato. Questo è visibile ad occhio nudo nel Partito democratico dopo l’uscita di De Mita, ma è presente in tutti gli altri partiti, nei quali ognuno cerca di costruirsi la propria nicchia, magari mettendosi in proprio. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti.
E veniamo ai termini della questione. Il sindaco Galasso ha vinto le elezioni al secondo turno con un indubbio successo personale: il 62% dei voti rispetto al 40% del Pd al primo turno. La legge gli consente idi nominare la Giunta (non contrattandola con i partiti) che- proprio in virtù dell’elezione diretta del sindaco- è la sua Giunta. Se il Consiglio gli vota contro, si va tutti a casa. Sotto questo punto di vista i poteri dei consiglieri e, conseguentemente, dei partiti che li esprimono, sono limitati. I partiti si costituiscono in gruppi consiliari in seno al Consiglio comunale. Gli eletti –fino a prova contraria- sono espressione dei partiti che li hanno candidati e del gruppo che hanno costituito. Al partito devono rispondere e non hanno alcuna scelta di formare gruppi autonomi e indipendenti dal partito che li ha espressi. Se vanno in disaccordo con il partito dovrebbero dimettersi e lasciare l’incarico ai primi non eletti. Non possono andare in disaccordo sul Sindaco o sulla Giunta prima che siano portati in Consiglio argomenti o provvedimenti. Queste sono le regole del gioco e della democrazia.
Ancora. Nel Partito democratico non sano ufficializzate correnti né lo Statuto prevede che i rapporti istituzionali si tengano con i vari gruppi o sottogruppi. Parlare di ex DS e di ex Margherita è una contraddizione in termini dopo la formazione del partito. Parlare, poi, di area Bersani o addirittura di “sensibilità” bassoliniana è un’evidente sciocchezza in quanto Bersani è solo un candidato alla carica di segretario nazionale e non ha correnti e Bassolino è addirittura un politico in smobilitazione.
Allora? I vari Fierro ed Adiglietti – che in questa vicenda pare abbiamo preso il comando delle operazioni in maniera abbastanza spregiudicata- danno l’impressione di perseguire una posizione di potere, un gruppo organizzato, all’interno del Pd che vuole agire in proprio in un contenitore come, in sostanza, considerano il partito. Come spiegare altrimenti una strategia che, al di là di un allusivo e non meglio precisato progetto di città, e con critiche feroci e personalizzate al sindaco eletto, persegue nella realtà l’azzeramento della Giunta che, ironia del destino, non si è ancora neanche insediata? Come la gente può capire questo modo di far politica in un “politichese” ormai vecchio e stantio? “ Il Sindaco si è messo in proprio politicamente” dice Adiglietti. Perché vuole fare il Sindaco esercitando i poteri che gli conferisce la legge? Non è lui con il suo gruppo a volersi mettere in proprio scavalcando il partito e volendo trattare- in difformità con il partito su questioni ed organigrammi dei quali non dovrebbe avere competenza?
Se prevale la logica e la razionalità, Adiglietti e Fierro stanno già fuori dal partito, che dovrebbe prenderne atto ed espellerli, perché ispiratori e sponsor di quei consiglieri, eletti nel PD, che hanno costituito un gruppo autonomo in seno al Consiglio comunale. Che sia solo un problema di poltrone è avallato anche dai mugugni che provengono, e neanche troppo sottovoce, dagli altri partiti e consiglieri di maggioranza, stavolta ex Margherita, e soprattutto da quanto è successo nella precedente consiliatura Galasso. Intanto i problemi rimangono irrisolti, le aziende chiudono ed i ragazzi continuano ad emigrare. Mai si sarebbe potuto pensare ad una maggioranza che, dopo aver fortunosamente vinto la battaglia elettorale, entrasse in crisi prima di entrare in funzione! Andate a casa!
NINO LANZETTA


Venerd́ 28 Agosto,2009 Ore: 11:42
 
 
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