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www.ildialogo.org “La crisi italiana č anche spirituale”,di Agenzia NEV del 16-12-2009

INTERVISTA
“La crisi italiana č anche spirituale”

di Agenzia NEV del 16-12-2009

Roma (NEV), 16 dicembre 2009 - Intervista a Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), recentemente eletto dall’Assemblea triennale della FCEI che si è svolta a Firenze dal 5 all’8 dicembre scorso.
 
Da neopresidente, come vede la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) oggi?
L'Assemblea di Firenze ha mostrato una Federazione consapevole delle proprie possibilità: una rete di lavoro che intende valorizzare la presenza ed il contributo del protestantesimo all'interno della società italiana, di fronte ai problemi ed alle sfide che l'attraversano.
La FCEI esiste perché su temi come la laicità dello Stato, la costruzione di una moderna democrazia attenta al pluralismo religioso ed al contributo delle comunità di fede al dibattito pubblico, la voce del protestantesimo sia sempre più considerata ed ascoltata.
Al tempo stesso la FCEI si pone in dialogo con l'evangelismo italiano nel suo complesso: negli ultimi anni abbiamo compiuto significativi passi in avanti soprattutto in direzione della Federazione delle chiese pentecostali e dell'Unione delle chiese avventiste che, non a caso, collaborano con la FCEI in qualità di osservatori. E' un rapporto che spero possa crescere ulteriormente sia all'interno delle strutture attraverso le quali si articola il lavoro della FCEI sia nella costruzione di un percorso comune di testimonianza nella società italiana.
Infine la FCEI svolge un servizio alle chiese membro, in settori importanti e strategici come l'istruzione biblica o la comunicazione esterna.
 
La FCEI spesso interviene su temi sociali e politici. Perché questa insistenza?
Sono un pastore, e lo sarò anche da presidente della FCEI. La missione della FCEI è rendere testimonianza al Regno di Dio che in Cristo si è avvicinato all'umanità: il nostro impegno prioritario sarà quindi rivolto ad annunciare il “mondo nuovo di Dio” in parole ed azioni, attraverso i servizi, le commissioni ed i gruppi di lavoro.
Non voglio eludere la domanda: la crisi in cui versa il nostro Paese è senz'altro economica, senz'altro politica, senz'altro morale. Ma dal nostro punto di vista è anche “spirituale”. E' la crisi di una società che fatica a interrogarsi sul suo peccato, sulle sue responsabilità, sulla sua vocazione in un tempo di transizione rapido e confuso come quello che stiamo vivendo. Nonostante tante parole sui crocifissi ed i presepi, la nostra è una società che fatica a parlare di Dio ed ancora di più a “stare di fronte” a Dio.
Quando interveniamo su temi pubblici e politici come l'immigrazione, i diritti delle minoranze, la bioetica lo facciamo e lo faremo in questa prospettiva: come credenti convinti che il Signore ci ha affidato il compito di testimoniare la nostra fede nel mondo di oggi. Senza clamori, senza integralismi, rifuggendo da ogni fondamentalismo; nel dialogo e nel rispetto del principio della laicità dello Stato. Ma con convinzione.
 
Che cosa porterà di suo nella gestione della FCEI dei prossimi anni?
La passione per l'Evangelo vissuto nella città di oggi, nelle sue contraddizioni, nelle sue sfide. Tra le mie esperienze formative vi è una lunghissima frequentazione del centro di Ecumene (Velletri, RM), un luogo di frontiera nel quale per anni si è discusso del rapporto tra Chiesa e società coinvolgendo sia teologi che esponenti politici di primo piano. Sono un pastore metodista, cresciuto nell'insegnamento tipico di John Wesley, fondatore del metodismo, dell'urgenza della missione cristiana in un mondo in travaglio. Questa idea mi guiderà anche come presidente della FCEI.
 
Prevede dei cambiamenti nelle modalità di lavoro della FCEI?
Quelli indicati dall'Assemblea ovviamente: la crisi economica che attraversa anche le chiese ci impone, ad esempio, una gestione parsimoniosa ed accorta delle risorse finanziarie. Così come è evidente che, sulla base dei mandati assembleari, svilupperemo il lavoro dei servizi esistenti – Stampa radio e televisione, Istruzione ed educazione, Rifugiati e migranti – e delle commissioni di lavoro come quella su Globalizzazione e ambiente. D'altra parte questa Assemblea ha ridefinito e rilanciato il progetto Essere chiesa insieme per l'integrazione degli immigrati evangelici nelle chiese e nella società italiana ed ha costituito un Forum nel quale affrontare temi di rilievo come il dialogo con l'islam o le questioni della libertà religiosa alle quali gli evangelici dedicano una settimana di mobilitazione intorno al 17 febbraio, a ricordare le lettere di Re Carlo Alberto che nel 1848 per la prima volta concessero i diritti civili ai valdesi.
Per rendere al meglio la nostra testimonianza, come protestanti abbiamo bisogno di analisi aggiornate e approfondite sulla realtà del nostro paese che negli ultimi anni ha vissuto rapidissimi cambiamenti sociali e culturali. Il mio impegno è che nei prossimi tre anni questo lavoro di analisi si sviluppi e serva come base per la testimonianza pubblica dell'evangelismo italiano.


Giovedě 17 Dicembre,2009 Ore: 15:02
 
 
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