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www.ildialogo.org Operatori dell'informazione ecumenica dinanzi alle istituzioni europee,di Agenzia NEV del 18-11-2009

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Operatori dell'informazione ecumenica dinanzi alle istituzioni europee

di Agenzia NEV del 18-11-2009

Incontro a Bruxelles alla vigilia dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona


Roma (NEV), 18 novembre 2009 - Uno sguardo all’Europa dalla finestra dell’articolo 17 del Trattato di Lisbona, quello che impegna le istituzioni europee a mantenere un “dialogo aperto, trasparente e regolare con le chiese, le comunità religiose e le organizzazioni filosofiche e non confessionali”: lo ha lanciato la Rete degli addetti stampa delle chiese europee (PONEC) nel suo incontro periodico svoltosi a Bruxelles dal 12 al 14 novembre presso la sede della Conferenza delle chiese europee (KEK). All’incontro hanno partecipato una trentina di giornalisti soprattutto protestanti, ma erano presenti anche cattolici ed ortodossi. Abbiamo scelto il tema dell’Europa – spiega Luca Negro, portavoce della KEK che ha promosso l’incontro - perché l’Europa è una delle grandi sfide per le chiese di questo continente. La missione dei giornalisti che lavorano nelle varie testate ecclesiastiche è aiutare le loro chiese ad essere più visibili non solo nei singoli paesi, ma anche a livello europeo e nelle istituzioni europee”.
La tematica dell’articolo 17 del Trattato di Lisbona, che dal 1° dicembre regolerà il funzionamento dell’Unione Europea (UE), è da sempre una delle più controverse e criticate da parte di alcuni settori cattolici, sia perché il testo non menziona le “radici cristiane dell’Europa”, sia perché equipara le chiese alle “organizzazioni filosofiche non confessionali”. Tuttavia, alla vigilia dell’entrata in vigore di un Trattato che definisce e istituisce i poteri dell’UE, le istituzioni europee tendono a smussare la polemica: “Nel nuovo quadro che si delinea – ha affermato Fearghas O Béara, consulente politico della presidenza del Parlamento europeo (attualmente in carica è il luterano polacco Jerzy Buzek) - attendiamo suggerimenti e consigli dalle chiese, in primis dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea e dalla Commissione chiesa e società della KEK che sono per noi interlocutori primari”. D’altra parte non si parte da zero: “In questi anni recenti – ha proseguito O Béara - il Parlamento europeo ha sviluppato diversi spazi di dialogo con le comunità di fede, come l’incontro annuale dei capi religiosi delle tre religioni monoteistiche con i presidenti delle tre istituzioni europee, avviato nel 2005, o audizioni pubbliche su temi di interesse per le religioni o ancora gruppi di lavoro su temi particolari come la famiglia o la dignità della persona umana…”.
“Le istituzioni non si occupano di questioni religiose e non si mescolano nelle vicende religiose delle singole comunità e degli stati nazionali” – gli ha fatto eco Jorge César das Neves, consigliere per la Commissione europea sul dialogo con le religioni, le chiese e le comunità di fede. - Quello che noi chiediamo alle religioni è di aiutarci ad affinare una riflessione strategica su questioni politiche fondamentali che incarnano i valori. Noi, istituzioni, non dobbiamo creare discriminazioni tra gli attori di questo dialogo, ma dobbiamo creare dei luoghi per rendere questo possibile a livello politico”. “L’articolo 17 costituisce certamente una sfida per le grandi comunità di fede – ha commentato il giornalista e politologo Paolo Naso della FCEI che ha partecipato all’incontro - che dovranno mostrarsi capaci di un confronto con i soggetti istituzionali europei in un quadro di laicità e di pluralismo che spesso ignorano a livello nazionale. Al tempo stesso è una sfida ed una opportunità per le piccole minoranze religiose come quella dei protestanti italiani, che in Europa potrebbero trovare spazio nel dibattito pubblico su temi come la bioetica o il diritto alla libertà religiosa: spazi che troppo spesso sono loro preclusi nelle realtà nazionali”.


Giovedì 19 Novembre,2009 Ore: 16:40
 
 
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