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www.ildialogo.org Il nuovo scenario ecumenico,di Fulvio Ferrario

OSSERVATORIO ECUMENICO
Il nuovo scenario ecumenico

Prospettive del dialogo tra i cristiani nel 21° secolo


di Fulvio Ferrario

Un’analisi del teologo valdese Fulvio Ferrario (2)


Per individuare l’orizzonte ecumenico che si profila in questo inizio di XXI secolo, ci si deve rivolgere alle prese di posizione del pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, attualmente diretto dal card. Walter Kasper. Le linee fondamentali dell’attuale progetto romano possono essere così sintetizzate.
 
Ecumenismo cattolico
1) L’ecumenismo, dal punto di vista vaticano, è “a due velocità”. Con le chiese ortodosse, che appunto sono chiese “in senso pieno”, in quanto conservano un “vero” ministero episcopale, gran parte del cammino è stato già compiuto. Si tratterebbe soltanto di giungere a forme opportune di riconoscimento del primato papale. Molti ambienti ortodossi manifestano una disponibilità di fondo ad ammettere un “primato d’onore” del vescovo di Roma, considerato il patriarca d’Occidente; assai più problematico, invece, è il riconoscimento di un “primato di giurisdizione”, cioè di una vera e propria autorità direttiva del pontefice romano. Un esame spregiudicato dei documenti in materia mostra abbastanza chiaramente, a nostro giudizio, che le dichiarazioni di ottimismo da parte romana sono, su questo punto, eccessive (e sanno di esserlo, aggiungeremmo: tra i difetti della curia romana non si può annoverare l’ingenuità). Resta il fatto che Roma non si attende molto dal dialogo con il protestantesimo.
2) Il confronto con gli ortodossi è ancor più promettente sul terreno etico-politico. In particolare in Europa, si profila una vera e propria alleanza, soprattutto tra Roma e Mosca, tesa a difendere i “valori cristiani” (come il cattolicesimo e l’ortodossia li intendono, si capisce) nella società: contro il “relativismo” del mondo secolare, e contro l’atteggiamento, ritenuto accomodante e, in definitiva, subalterno, delle chiese evangeliche.
 
Ortodossi e protestanti
3) Al protestantesimo viene offerta, comunque, una possibilità per uscire da quello che rischia di diventare un isolamento soffocante. Si tratterebbe di rinunciare a modelli ecumenici tipo quello della Concordia di Leuenberg, per accogliere il modello episcopale di stampo cattolico-ortodosso. Il card. Kasper è giunto a esprimere l’auspicio che un processo di evoluzione in questo senso, nelle chiese evangeliche, possa giungere a maturazione in coincidenza con il quinto centenario della Riforma di Lutero, che cadrà nel 2017. Una tale data, a parere del porporato, sarebbe opportuna per celebrare nuovi orizzonti di consenso tra Roma e il protestantesimo. Non è certo, a dire il vero, che le chiese evangeliche siano disposte a far coincidere il cinquecentesimo compleanno della Riforma con il seppellimento delle sue istanze. È vero però che questo genere di proposte romane suscitano un certo interesse in certi ambienti, in particolare interni alle chiese che si riconoscono nella Dichiarazione di Porvoo.
4) Il Vaticano si mostra anche assai interessato a un fecondo confronto con le chiese “evangelicali”. Esso non può, allo stato, riguardare l’ecclesiologia né la dottrina dei sacramenti. Assai più promettente appare il terreno dell’etica, sul quale, a parere di Roma, i nuovi movimenti evangelici hanno mantenuto le sane opinioni del buon tempo antico, resistendo alle suggestioni del mondo scristianizzato, alle quali invece il protestantesimo classico si mostrerebbe colpevolmente sensibile.
Le istanze romane sono perfettamente consapevoli che un tale progetto, soprattutto se espresso in questa forma o in altre analoghe, è largamente ideale e che la realtà è ben più complessa. Di tal genere, se non tale appunto, è però il disegno romano nelle sue linee caratterizzanti. Sullo sfondo, vi è la convinzione che il protestantesimo sia giunto alla fine della propria parabola. E che lo stesso, benché in forma meno evidente, meno drastica e, soprattutto, più lontana nel tempo, valga per la modernità, cioè per il sistema di coordinate culturali, etiche e politiche generate dall’illuminismo. Si apre uno scenario nuovo, postmoderno, globale, nel quale la cultura di matrice europea-occidentale non è più egemone e protagonisti saranno popoli che non hanno vissuto la critica illuminista. Per Roma, che l’illuminismo non l’ha mai digerito, e per l’ortodossia, che lo ha conosciuto come una deviazione ateistica dell’Occidente, non si tratta di una cattiva notizia.
 
Futuro dell’ecumenismo
Se il progetto testé delineato dovesse essere coronato da successo, l’ecumenismo, così com’è stato concepito e vissuto nel XX secolo, non avrebbe alcun futuro. Si trattava, infatti, di un movimento spirituale generato e nutrito dalla sensibilità protestante, nelle sue grandezze e nei suoi limiti. Esso sarebbe sostituito da un nuovo movimento ecumenico, inevitabilmente centrato su Roma (magari, se così ci si può esprimere, su una Roma meno “latina” e più “orientale”: più “terzomondista”, non pare), marcatamente antisecolare.
È più che dubbio che le tendenze in senso contrario, certo ancora ben presenti nel cattolicesimo romano, possano opporre una resistenza di lungo periodo. Certo, il contributo che questi settori continuano a offrire al dialogo ecumenico è notevolissimo. Il loro impegno costituisce una testimonianza evangelica di altissimo profilo, sia per quanto riguarda la qualità teologica, sia, soprattutto, per il coraggio, la tenacia, l’amore per la propria chiesa e per l’ecumene che esso esprime. L’insistente richiamo al concilio Vaticano II da parte di questi settori appare tuttavia, se è lecito dirlo con franchezza, sempre più inascoltato e, anche, disperato. L’interpretazione del concilio che tende a far testo è quella che ne hanno dato Giovanni Paolo II e il suo successore e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Non pochi protagonisti del Vaticano II, e molti suoi interpreti negli hanno successivi, hanno considerato il concilio come un punto di svolta nei rapporti tra la chiesa cattolica e il mondo moderno. In questo quadro, il dialogo con il protestantesimo svolgeva un ruolo essenziale, data l’importanza che il confronto con la modernità ha avuto nella costituzione dell’identità spirituale delle chiese evangeliche. Il clima nuovo, effettivamente generato dal Concilio, è stato interpretato come una parentesi, una controtendenza, in un megatrend di lungo periodo. Esso nasce con la Controriforma, si sviluppa nella progressiva enfasi del centralismo romano e culmina nel secolo che va da Pio IX a Pio XII, con i quattro dogmi antiprotestanti e antimoderni definiti in questi cento anni: immacolata concezione (1854), primato papale e infallibilità (1870), assunzione corporea di Maria in cielo (1950). L’epoca “nuova” inaugurata dal concilio è già stata riassorbita in una più ampia continuità.
 
Fine dell’ecumenismo?
Ciò significa la fine dell’ecumenismo come si è fin qui configurato? Ciò dipende, riteniamo, dal futuro del protestantesimo. Non perché il protestantesimo possa rivendicare qualche genere di “primato” (questo, notoriamente, lo fanno altri) nei confronti delle altre confessioni, ma perché l’idea della priorità dell’unico evangelo rispetto alla varietà delle sue espressioni ecclesiali e testimoniali fa parte del contributo protestante alla cristianità nel suo insieme. Non è un caso che la crisi dell’ecumenismo coincida con una fase di difficoltà delle chiese protestanti, che l’hanno tenuto a battesimo, lo hanno perseguito, gli hanno fornito strutture organizzative e, in esso, hanno posto in gioco la loro identità. Dire che l’ecumenismo sia protestante sarebbe, naturalmente, una grottesca contraddizione in termini. È vero invece che le sorti del movimento ecumenico sono sempre state indissolubilmente legate all’iniziativa delle chiese evangeliche e ciò a motivo della ragion d’essere di queste ultime. La Riforma non ha inteso presentare all’Europa del XVI secolo una nuova chiesa, bensì rinnovare quella di sempre, sulla base dell’unico evangelo. La domanda che si pone, cinquecento anni dopo, alle chiese evangeliche è: il mondo ha ancora bisogno di questa proposta, il che significa anche della sua carica critica e alternativa?
Se, come molti sostengono, tale potenzialità critica e alternativa ha esaurito la sua «spinta propulsiva», allora il futuro delle chiese potrebbe non essere molto diverso da quello progettato da Walter Kasper. In esso ci sarà posto per il dialogo tra chiese diverse e anche per chiese che, in qualche modo, si richiamino alla Riforma. Sarà, però, un posto subalterno in un disegno che si sviluppa secondo altre e ben diverse linee di forza.
 
Un’alternativa ecumenica
Potrebbe anche accadere, però, che le chiese evangeliche si ricordino (“ricordare” è un verbo biblicamente decisivo) della potenza critica e alternativa dell’evangelo. L’aggettivo “alternativa” viene abitualmente considerato antiecumenico, in quanto favorirebbe le chiusure. Dipende, però, dall’alternativa della quale si tratta. Qui, si parla dell’alternativa di Cristo rispetto ai sommi sacerdoti e ai procuratori di tutti i tempi; dell’alternativa della grazia rispetto alla religione delle possibilità umane; dell’alternativa della testimonianza biblica rispetto alle ideologie istituzionali; dell’alternativa del sacerdozio universale dei credenti rispetto alla chiesa clericale; dell’alternativa del discernimento dello spirito condotto dalla comunità rispetto ai magisteri infallibili; dell’alternativa di una critica dialogante alla “mentalità di questo secolo” rispetto a scomuniche ideologiche tanto perentorie, quanto astratte. È di questa alternativa che l’ecumenismo ha vissuto nel secolo trascorso. Sia consentito a chi, di questo progetto, ha cercato di raccontare un poco di storia e di presentare i contorni, di auguragli, nonostante gli attuali chiari di luna, lunga, lunghissima vita, perché ciò significa augurarla alla predicazione dell’alternativa costituita dall’evangelo.
  
Fulvio Ferrario
(da Voce evangelica, luglio 2009 - 2.fine)
 
 

Articolo tratto da:

FORUM (159) Koinonia

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Mercoledì 26 Agosto,2009 Ore: 15:26
 
 
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