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www.ildialogo.org Ritrovare il coraggio della testimonianza,di Domenico Maselli

ANTEPRIMA
Ritrovare il coraggio della testimonianza

di Domenico Maselli

Roma (NEV), 22 luglio 2009 - Proponiamo in anteprima l'articolo che verrà pubblicato sul prossimo numero del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi “Riforma”. L’autore è presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
 
La sensazione generale dopo il "G8" dell’Aquila, è di complessivo disorientamento. Pare che il mondo riviva le esaltanti giornate del dicembre 1938, quando sembrò che alla Conferenza di Monaco si fosse salvata la pace e che il governo italiano avesse saputo appianare i dissensi tra la Germania nazista e le potenze democratiche europee. In Italia il gradimento di Mussolini raggiunse il suo grado più alto anche se un’ombra sinistra era data dalle leggi razziali di pochi mesi prima. Gli anni seguenti identificheranno nella Conferenza di Monaco una delle premesse della seconda guerra mondiale. All’Aquila si sono avuti dei risultati: la riduzione degli armamenti atomici e il conseguente riavvicinamento tra Usa e Russia, l’accordo degli "otto" sulla nuova politica energetica con una riduzione drastica dell’anidride carbonica entro il 2050, un fermo altolà a Corea e Iran, ma senza sanzioni, l’appello contro le guerre e la fame nel mondo e infine 20 miliardi di dollari per l’aiuto all’Africa. Sembrano buone notizie, ma non è stato fissato come si raggiungerà la trasformazione industriale entro il 2050, non v’è uno straccio di difesa del diritto d’asilo e i 20 miliardi per l’Africa appaiono scandalosamente pochi. Il segretario dell’ONU ha espresso il suo malcontento ma la sua dichiarazione non ha avuto il rilievo che meritava né sulla stampa né alla tv, e vi è l’atteggiamento dei paesi emergenti, Cina, India, Brasile, Sudafrica ed Egitto che hanno rifiutato di seguire la linea scelta dagli 8 grandi. Il loro sotteso discorso non fa una grinza: – cari grandi, la vostra condotta sfrenata vi ha fatto arrivare a un passo dal disastro ecologico, ora vi tocca affrontarlo da soli e utilizzare il nuovo tipo di produzione dell’energia per superare la crisi ecologica e quella economica che voi stessi avete determinato; noi ora dobbiamo avere la nostra parte di consumismo, che sarà comunque moderata dalle grandi masse popolari che caratterizzano la nostra economia! Il comportamento del presidente cinese, che con la scusa della rivolta in Sinkiang non si è neppure seduto al tavolo degli "otto", è indicativo. Se tra 15/20 anni sarà riuscita la sfida delle grandi nazioni a salvare l’ambiente così come la rincorsa degli stati emergenti al tenore di vita dei grandi, sarà inevitabile uno scontro tra le due parti del mondo nella speranza che, frattanto, l’Africa, di fronte a fame, malattie e guerre intestine, non sia sparita come realtà economica. Lo spartiacque ora è netto. Le nostre nazioni devono fare attenzione a non applicare misure positive per noi ma che possono aumentare lo squilibrio nei paesi poveri. In questa situazione i pericoli di un disastro annunciato sono molti, ma vi è qualche segno di speranza. La visita della famiglia Obama ad Accra è uno di questi. Il presidente degli Usa ha fatto, con le sue figlie, quello che il Deuteronomio consigliava alle famiglie ebraiche in vista della Pasqua. Ha mostrato loro il luogo da cui era iniziata la schiavitù dei loro antenati, proprio nel giorno in cui un parlamento africano, democraticamente eletto, salutava con il coro degli ex schiavi, Amazing Grace, il primo presidente USA figlio di un nero d’Africa. Nel suo discorso Barack Obama ricordava che, nel 1952, quando il Ghana aveva raggiunto la libertà e la democrazia, era presente ad Accra un giovane pastore nero americano, Martin Luther King e che, grazie all’opera sua e di altri come lui, oggi vi può essere un presidente nero negli Usa. Come già per l’apartheid in Sudafrica, è sempre possibile un miracolo che parta dall’impegno di tutti per la pace e la giustizia ed è quello che occorre nella travagliata Africa. Noi italiani siamo in un momento di disorientamento. Il Centrosinistra sembra allo sbando, il Centrodestra è diviso tra le trovate discutibili, ma geniali, di Berlusconi e le posizioni xenofobe della Lega. La recentissima legge sulla sicurezza sembra allontanare le possibilità di integrazione dei milioni di nuovi cittadini giunti negli ultimi anni; si è codificato infatti il reato di ingresso clandestino in Italia con conseguenze davvero pesanti per gli immigrati, colpevoli solo di avere tentato di migliorare le condizioni dei propri figli e gravissime per i rifugiati. È grave inoltre che, rendendo quasi impossibile ai clandestini l’uso degli ospedali, si espongano gli immigrati e gli italiani stessi a rischio di contagio ed è addirittura parossistico che la nascita di eventuali figli di clandestini non possa essere registrata rendendo i neonati legalmente inesistenti. La stessa premura di alcuni membri del governo, come il cattolico Giovanardi, di tentare di regolarizzare alcune categorie di clandestini particolarmente utili per il nostro popolo, come le badanti, o di evitare situazioni di palese ingiustizia verso chi, nell’ultima regolarizzazione era rimasto escluso per la limitazione dei posti legalmente disponibili, dimostra quanto sia assurda questa legge che rischia anche di intasare dei tribunali già super occupati. La casuale coincidenza tra l’approvazione definitiva della cosiddetta legge sulla sicurezza e il vertice dell’Aquila, che aveva tra gli scopi principali interventi in aiuto dell’Africa, dimostra il divario tra le affermazioni di principio e le azioni conseguenti. Del resto l’Italia, che ha ospitato il vertice destinato a venire incontro ai paesi poveri non ha mantenuto le promesse per il ripianamento dei loro debiti fatte negli anni scorsi. E la crisi economica rischia di innescare una gara tra poveri per un posto di lavoro. Per noi cristiani è imbarazzante porci ancora la domanda fatta a Gesù: chi è il mio prossimo? Conosciamo la risposta di Gesù e sappiamo bene che il mondo in cui viviamo è ormai così strettamente collegato, che i confini tra le nazioni appaiono superati e costituiscono il retaggio di un mondo destinato a essere spazzato via in un futuro incombente. Che cosa possiamo fare? L’arma che il Signore ci offre, in questo momento di evidente difficoltà e di smarrimento, è la preghiera della fede nello spirito dell’epistola di Giacomo (1, 5-8). Il futuro può farci paura, ma come abbiamo detto prima vi sono segnali di novità quasi insperati per il mondo, per l’Italia e anche per la nostra piccola realtà evangelica italiana che deve trovare il coraggio e la schiettezza necessari per essere testimone della giustizia. "Beati gli affamati ed assetati di giustizia perché essi saranno saziati" (Matteo 5, 6).


Giovedì 23 Luglio,2009 Ore: 15:32
 
 
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