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www.ildialogo.org "Ieri e oggi costruttori di ponti",a cura di Gaëlle Courtens

INTERVISTA: Il segretario generale della KEK Colin Williams sulla prossima Assemblea KEK
"Ieri e oggi costruttori di ponti"

a cura di Gaëlle Courtens

NEV - NOTIZIE EVANGELICHE

protestantesimo - ecumenismo - religioni
 
24 giugno 2009
settimanale - anno XXX - numero 25
 
Roma (NEV), 24 giugno 2009Dal 15 al 21 luglio si terrà a Lione, in Francia, la XIII Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), un organismo ecumenico che raccoglie 120 chiese protestanti, ortodosse, anglicane e vetero cattoliche. Più di 400 delegati delle chiese membro e 300 tra rappresentanti delle organizzazioni associate si riuniranno per delineare l'agenda dei prossimi 6 anni dell'organismo ecumenico che celebra quest'anno il 50° anniversario della sua fondazione. Abbiamo intervistato il suo segretario generale, l'anglicano Colin Williams, sulle prospettive di lavoro, le aspettative, i sogni della KEK.
 
Venerabile Colin Williams, la KEK fa 50 anni. Quale significato dare a questa ricorrenza?
L'Assemblea vi dedicherà una buona parte. In 50 anni, quella che inizialmente era una piccola organizzazione centrata su incontri periodici è diventata un'organizzazione al centro della vita ecumenica europea con tre sedi: Ginevra, Bruxelles e Strasburgo. Non guarderemo però solo al passato. Anzi, l'Assemblea vuole essere proiettata verso il futuro. Non a caso il tema dell'Assemblea è "Chiamati a un'unica speranza in Cristo". A Lione esploreremo insieme cosa significhi vivere agli albori del XXI secolo in quanto "popolo di speranza" in Europa.
 
Nel pieno di una crisi finanziaria, di un dilagante impoverimento e di crescenti tensioni sociali, come potrà l'Assemblea far sentire la chiamata alla speranza?
Il tema scelto si ispira al quarto capitolo della Lettera di Paolo agli Efesini: indirizzata quindi ad una comunità assolutamente minoritaria, che affrontava immense sfide rispetto alla mancanza di visibilità pubblica, che temeva il pericolo dell'oppressione e della persecuzione. Nonostante ciò non ha mai smesso di sperare in Gesù Cristo quale Signore della chiesa e dell'universo. Durante i lavori assembleari la nostra speranza non dovrà essere da meno.
La XIII Assemblea dà ai membri di chiesa della KEK l'opportunità di lanciare un forte appello al nostro continente: quello di dire che la buona novella consiste nel fatto che Gesù Cristo ci offre un modo migliore per sistemare gli affari che riguardano il nostro continente, un'opportunità per sfidarlo a ridimensionare le sue priorità, per far sì che i bisogni e le preoccupazioni dei poveri, degli oppressi, dei migranti, dei disoccupati, possano essere rispettati. Dobbiamo sottolineare il fatto che è la stessa crisi che ci deve spingere a guardare nuovamente ai valori in base ai quali vogliamo organizzare il nostro vivere insieme, senza tuttavia dimenticare di fare un necessario esame di coscienza rispetto ai valori che ci hanno guidati fin qui.
 
In 50 anni l'Europa è cambiata radicalmente. Qual è oggi il ruolo delle chiese, quali le priorità?
È vero che l'Europa del 2009 è molto diversa da quella del 1959. Niente più Guerra fredda, quello che era un mercato comune di sole sei nazioni è diventata l'Unione europea dei 27 che grazie a Schengen ha reso obsoleti molti steccati. A questo si aggiunge una cooperazione ecumenica quasi inimmaginabile nel 1959.
Per molti versi, tuttavia, la vocazione comune delle chiese non è poi tanto diversa oggi rispetto a 50 anni fa. Tre erano le priorità nell'incontro del 1957 che pose le basi alla fondazione della KEK: in primo luogo quella di costruire ponti tra chiese dell'est e ovest europeo, superando la cortina di ferro. Un dato che la KEK, all'inizio del XXI secolo, sta di fatto riscoprendo: siamo chiamati a costruire ponti tra chiese di diversa tradizione, tra chiese di minoranza e di maggioranza, tra chi vive in Europa da secoli e chi vi è approdato solo recentemente.
In secondo luogo le madri e i padri fondatori espressero la necessità per le chiese di essere in missione in una società secolarizzata. Anche oggi ci rendiamo conto che la cooperazione nella missione è una tra le maggiori sfide delle chiese in Europa oggi.
Infine, 50 anni fa, la KEK fu pensata come una "comunione in servizio". Un'idea, questa, ancora oggi piena di potenzialità per capire qual è in realtà il nostro ruolo: servire le nostre chiese membro parlando a loro nome in luoghi dove vengono prese decisioni che ricadono su l'Europa tutta; rendere un servizio agli europei incoraggiando la costruzione di un'Europa che sia reattiva alle preoccupazioni del suo popolo; e sopra ogni cosa cercare di portare nel dibattito pubblico le istanze del Regno di Dio.
 
Questa Assemblea applicherà un'interessante metodo di lavoro: rifletterà cioè su cosa si auspica sarà la KEK tra 20 anni. Cosa si aspetta da questa innovativa procedura?
Abbiamo voluto inserire i lavori assembleari in un contesto più ampio, che non fosse limitato ai canonici 6 anni tra due assemblee: l'idea è di capire quale movimento ecumenico e quale Europa desidera la KEK da qui al 2029.
Da un recente incontro sono scaturite già una varietà di idee interessanti, tutte alimentate da una sincera speranza in un vero progresso del cammino ecumenico per i prossimi decenni. Chi si auspica l'ospitalità eucaristica, chi il riconoscimento reciproco del battesimo, chi una piena collaborazione della base nello scenario ecumenico più ampio. Mi sembra un processo questo, che ci permette appunto di sperare, di indirizzare il cammino ecumenico pensando ai passi che dovremo fare insieme, guardando al di là delle sfide più immediate. La mia impressione personale è che vi sia una profonda determinazione a proseguire nel cammino ecumenico senza tuttavia dover rinunciare mai allo specifico confessionale di ognuno dei partecipanti.
E poi, nello spirito della Charta Oecumenica, vogliamo guardare oltre, alla chiesa cattolica romana e ai movimenti pentecostali, senza proporre nuovi organismi, ma allargando la nostra tenda nel tentativo di favorire una relazione che sia più strutturata. Personalmente mi sento davvero privilegiato ad essere tra chi lavora alla costruzione di un profilo ecumenico in Europa.
 


Lunedì 13 Luglio,2009 Ore: 14:24
 
 
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