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DOCUMENTAZIONE
MED – Mare, Europa, Diritti

Documento della Consulta esteri della Federazione delle chiese evangeliche in Italia in vista dell’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (KEK - Lione, 15-21 luglio 2009)


“Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo,
o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?” (Matteo 25,44)
“Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli…” (Filippesi 3,20)
 
Questo documento vuole essere il contributo specifico delle chiese evangeliche italiane alla discussione che si terrà nell’Assemblea del cinquantenario, un’Assemblea che, nelle premesse, intende celebrare il passato della Conferenza delle chiese europee (KEK) e, allo stesso tempo, riflettere sul futuro della KEK in particolare e dell’Europa in generale. Particolare rilievo assume in questo cinquantenario la celebrazione della integrazione all'interno della KEK della Commissione delle chiese per i migranti in Europa che rafforzerà e allargherà l'impegno e la voce delle chiese in difesa dei diritti dei migranti. Siamo convinti che lavorare insieme in vista di un appuntamento internazionale possa valorizzare al meglio la nostra visione progettuale. Il nostro punto di vista particolare è caratterizzato dalla posizione dell’Italia, penisola europea proiettata sul Mar Mediterraneo. E proprio su quello che gli antichi romani chiamavano Mare Nostrum che le chiese italiane ritengono si giochi il presente e il futuro prossimo della testimonianza cristiana delle chiese europee.
Mare – Per molti cittadini e cittadine europei, il mare, e in particolare il Mar Mediterraneo, è il luogo della vacanza, dello svago e del divertimento. Per molti altri e altre è la frontiera tra la disperazione e la speranza. Il Mar Mediterraneo è il nuovo Muro di Berlino: un luogo ad alto contenuto simbolico che diventa anche luogo di morte. Sono molte infatti le testimonianze dei pescatori, a loro volta in difficoltà per lo stravolgimento del clima e lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, che nelle reti trovano sempre più cadaveri di donne e uomini che non sono riusciti nel loro tentativo di entrare in Europa. La mancanza, da parte dei governanti, di capacità e di volontà ad affrontare questa situazione critica è fonte di preoccupazione primaria delle chiese italiane.
Da sempre il Mar Mediterraneo è stato crocevia di popoli e culture, culla di civiltà e religioni. Ne è un simbolo la Sicilia, abitata nei secoli da greci, romani, arabi, normanni e spagnoli, una terra più vicina a Tunisi che a Bruxelles. Il Mare che per millenni è stato un ponte, una via di comunicazione tra i popoli dell’Europa meridionale, dell’Africa settentrionale e del Vicino e Medio Oriente, oggi è militarizzato nel tentativo di bloccare i migranti: è diventato il Muro meridionale dell’Europa. Le istituzioni politiche dovrebbero prendersi cura della situazione senza cavalcare a fini elettorali le facili paure e il crescente razzismo delle popolazioni che ricevono le donne e gli uomini migranti.
Non possiamo ignorare che nei secoli il Mar Mediterraneo è stato ed è ancora sì un ponte, ma è anche luogo di scontro e conflitti. Le chiese possono e devono però dare una risposta allo scontro e preparare il cammino della riconciliazione e della costruzione comune di una nuova società multiculturale. Le chiese aderenti alla FCEI sono da anni impegnate nel progetto “Essere chiesa insieme”, che mira alla costruzione di chiese dove non si formino gruppi etnici, ma dove storie e culture diverse possano incontrarsi e vivere insieme fede e spiritualità.
Europa – Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’Europa ha assunto un nuovo carattere concreto e simbolico. Il processo d’integrazione europea, finalizzato alla condivisione e non alla contesa delle risorse, è stato alla base di un periodo di pace molto lungo, per alcuni paesi senza precedenti. La condivisione delle risorse ha portato anche alla convivenza tra culture, confessioni e religioni diverse. In questo la KEK ha svolto un ruolo importante di ponte tra Est e Ovest, tra Nord e Sud. Non solo: questo ruolo è stato svolto in maniera importante anche all’interno degli stessi paesi in cui chiese maggioritarie e chiese minoritarie hanno iniziato un dialogo che per secoli è sembrato impossibile.
Questa è stata per le chiese evangeliche italiane l’Europa degli ultimi 50 anni: il progetto di una società basata sulla convivenza, dove pari dignità è concessa a tutti e tutte, il cui obiettivo è il riconoscimento e l’applicazione dei diritti umani. La partecipazione delle chiese evangeliche italiane nei vari organismi europei ha permesso loro di essere ascoltate e di non essere isolate. Gli incontri ecumenici nazionali con la Conferenza episcopale italiana e con la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia sono stati stimolati anche da una visione del cristianesimo e dell’ecumenismo che andava oltre i confini nazionali. Tuttavia non possiamo essere ancora soddisfatti dei risultati raggiunti. Infatti, la Charta Oecumenica, pietra miliare del cammino ecumenico in Europa, è ancora un documento largamente sconosciuto in Italia e soprattutto nell’ambito del cattolicesimo italiano.
Il nostro punto di vista particolare di chiese di minoranza ci ha portato anche a riflettere sul ruolo del cristianesimo nel quadro dell’integrazione europea. Il dibattito sulla menzione delle “radici cristiane” nel preambolo del Trattato per una Costituzione europea ci ha fatto suonare un campanello d’allarme: non perché non vi siano delle radici cristiane, ma perché nella nostra storia abbiamo vissuto all’ombra di una religione maggioritaria e di stato che si è preoccupata più del legame con il potere politico rispetto alla testimonianza cristiana. Teniamo sempre a mente quanto viviamo e abbiamo vissuto come chiesa di minoranza in un’Europa che si apre alle altre religioni e che si sta costruendo multiculturale e interreligiosa. Per noi evangelici ed evangeliche italiani, la laicità delle istituzioni pubbliche, ovvero neutralità nei confronti delle diverse fedi e confessioni religiose è condizione indispensabile per affermare quello che è il diritto umano primario: la libertà religiosa e di pensiero.
Diritti – Nell’Europa di oggi vediamo l’universalità dei diritti umani sempre più messa in discussione, nella teoria da un seducente e disonesto relativismo, nella pratica dalla vita quotidiana dei cittadini europei e dei migranti in Europa. Abbiamo già parlato della negazione dei diritti nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti. A questo si aggiunge l’aumento della povertà tra gli autoctoni: la precarietà del lavoro, la difficoltà delle giovani generazioni non solo a costruirsi, ma perfino ad immaginarsi un futuro, una società ostile nei confronti di chi non ha disponibilità economiche. Tutto questo ha portato alla crescita di sentimenti razzisti e xenofobi diffusi nella popolazione. Le chiese evangeliche italiane sono profondamente preoccupate di questa situazione.
La situazione giovanile in Italia è aggravata anche dalla svalutazione della cultura e dell’istruzione scolastica e accademica. Non c’è infatti più in Italia una corrispondenza diretta tra livello di istruzione e posizione sociale, ma c’è un generale appiattimento verso il basso. Questo è tra l’altro causa del rafforzamento delle organizzazioni criminali, che possono reclutare nuove leve con sempre maggiore facilità. In questa situazione le chiese devono agire con forza e farsi promotrici di Cultura, ruolo ricoperto in duemila anni di storia europea e cristiana.
Un altro passo indietro rispetto ai diritti riguarda i diritti delle donne e delle cosiddette minoranze sessuali, che vengono visti non come diritti umani tout court, ma come privilegi da concedere o meno. In Italia la violenza nei confronti delle donne è una piaga non estirpata e mantenuta grazie alla congiura del silenzio. Anzi, viviamo nella contraddizione che i mezzi di comunicazione di massa parlano di violenza contro le donne solo se commessa da cittadini “stranieri”, in funzione xenofoba, mentre tacciono quasi completamente sulle violenze quotidiane subite tra le mura domestiche, molte delle quali si concludono con la morte. Sono in aumento anche episodi di intolleranza e violenza nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, ad ogni livello della popolazione. A prescindere dall’insegnamento particolare e libero delle singole chiese, le chiese evangeliche in Italia ritengono che l’integrità e la dignità dell’essere umano debbano essere non solo gli obiettivi, ma soprattutto il fondamento delle nostre società.
In conclusione, vogliamo porre l’attenzione sulla violenza che subisce l’ambiente che è fonte di nostra profonda preoccupazione e che, allo stesso tempo, è causata dal nostro peccato. Il riscaldamento globale, l’inquinamento, la produzione spropositata di rifiuti, lo stile di vita che non tiene conto delle risorse energetiche disponibili, la commercializzazione dell’acqua sono solo alcuni degli esempi dello scempio che gli esseri umani fanno della creazione. Inoltre, i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo subiscono in misura sempre maggiore il fenomeno della desertificazione. La settima Assemblea dell’European Christian Enviromental Network che si è tenuta in Italia è stata occasione importante per le nostre chiese di riflettere e di gettare le basi per un’azione efficace nella difesa del Creato che il Signore ci ha affidato, da custodire per le generazioni future.
 


Giovedì 09 Luglio,2009 Ore: 17:33
 
 
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