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www.ildialogo.org La devianza: un modo di vivere,di Giuseppe P. Fazio

Rubrica CRIMINALMENTE/6
La devianza: un modo di vivere

di Giuseppe P. Fazio

Dallo sviluppo del concetto di azione deviante, si è arrivati ad individuare e studiare le azioni (devianti) ripetute da un soggetto, definite come carriera deviante. Aspetto centrale di tale carriera è quello evolutivo: la dinamicità e la sequenza delle azioni devianti si rinforza vicendevolmente facendo si che l’effetto-devianza non debba più essere ricondotto ad una o più cause isolate ma ad una progressione. Tale processo si sviluppa, creando connessioni fra le dimensioni presenti, in ogni singola fase del percorso. Con il concetto di carriera criminale si supera quindi il limite delle impostazioni tradizionali che non hanno criteri in grado di ricostruire il passaggio di un soggetto dalla trasgressione all’assunzione di uno stile di vita criminale.

L’analisi della carriera criminale ha l’obbiettivo di individuare quei fattori predittivi del comportamento, della sua insorgenza e stabilizzazione. La devianza può, in quest’ottica essere considerata come un vero e proprio processo piuttosto che il risultato di fattori e cause antecedenti.

In quest’ ottica, tre le fasi analizzabili: quella degli antecedenti storici con i quali si fa riferimento alle condizioni iniziali della storia personale, alle eventuali deprivazioni e a tutti i possibili problemi intervenuti, con particolare attenzione ai contesti di socializzazione primaria. In questo modello esse sono rappresentative di situazioni presenti nella storia del personale ma che non necessariamente portano alla devianza, infatti appare più opportuno considerarle come situazioni aspecifiche ovvero condizioni che si possono associare al comportamento deviante come qualsiasi altro tipo di comportamento. Tali condizioni possono essere considerate dei veri e propri indicatori di rischio aspecifici ossia pur essendo presenti nella maggior parte delle carriere devianti non contengono linearmente l’esito della devianza.

Altra fase è quella della crisi la quale si svolge in un tempo relativamente breve e che comprende episodi agiti e sentiti come devianti. La crisi è collocata generalmente nel periodo adolescenziale ed indica il rapporto fra esigenze di sviluppo e condizioni esterne di sfida, competenze soggettive, familiari e sociali, con una difficoltà di far fronte ai cambiamenti che tali esigenze e condizioni richiedono. La difficoltà a trovare un equilibrio su questo livello può configurarsi come terreno fertile su cui strategie di fronteggiamento inadeguate orientano azioni che possono assumere la forma di devianza. La crisi ovviamente può anche presentarsi in periodi successivi della vita, caratterizzati da forti difficoltà per l’individuo di trovare equilibri interni soddisfacenti, in rapporto a condizioni esterne ed interne di difficile gestione, e ai mezzi a disposizione del soggetto. Questa è la fase più rischiosa all’interno del processo poiché i rischi aspecifici e i metarischi della fase precedente possono assumere particolare valenza e acquisire una specificità diretta verso esiti devianti.

Ultima fase è quella della stabilizzazione, la quale indica la probabilità che il comportamento deviante divenga uno stile di vita vero e proprio. A differenza della crisi questa fase può essere anche molto lunga, e si caratterizza per come il soggetto ed i suoi interlocutori interpretano la devianza, attribuendole valori e significati che allargano progressivamente il loro raggio d’azione fino a diventare criteri interpretativi della persona e delle sue possibili scelte d’azione: momento delicato, in questa fase, è il consolidamento ossia il riconoscersi devianti. Le aspettative degli altri tendono ad orientarsi in un’unica direzione negativa: dal soggetto ci si aspetta solo un certo tipo di comportamento. Il soggetto sente e teme di non saper fare altro che deviare e sperimenta con successo la trasgressione, dove appare più immediato il confronto tra le attese degli altri, le sfide proposte e le proprie capacità di gestione. Il soggetto, in quest’ultima fase accetta la nuova situazione e attua una riorganizzazione del Sé e delle proprie caratteristiche psicosociali intorno al ruolo di deviante. Si verifica l’adeguamento dell’identità al comportamento: il ruolo deviante si orienta in senso stabile attraverso una adesione all’identità negativa proposta.

Bibliografia:

T. Bandini, U. Gatti, M. Marugo, A. Verde - Criminologia, 1991

G. De Leo, P. Patrizi - Psicologia della devianza, 2002

C. Lombroso - Il delinquente nato, 1876

Riferimenti internet:

http://www.criminologia.org

http://dex1.tsd.unifi.it/altrodir/devianza/massaro/nav.htm?cap1.htm

http://dex1.tsd.unifi.it/altrodir/devianza/massaro/nav.htm?cap2.htm

http://dex1.tsd.unifi.it/altrodir/devianza/massaro/nav.htm?cap3.htm

http://dex1.tsd.unifi.it/altrodir/devianza/massaro/nav.htm?cap4.htm



07 aprile 2009
 
 
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O Ruofolo - Periodico della Comunita' di fede di Sant'Angelo a Scala (Av)

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