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www.ildialogo.org IL CROCIFISSO E UN CONCORDATO DI AFFARI. LA SAGGIA DECISIONE DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO E LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO E DELLA CEI.,a cura di Federico La Sala

EVANGELO E COSTITUZIONE IN EREDITA', NON INDECENZA!!! L’IDEOLOGIA CATTOLICO-FASCISTA DEL MAESTRO UNICO E L’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE, UN BUCO NERO CHE DISTRUGGE L’ITALIA E LA STESSA CHIESA CATTOLICA.
IL CROCIFISSO E UN CONCORDATO DI AFFARI. LA SAGGIA DECISIONE DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO E LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO E DELLA CEI.

Il ministro Gelmini attacca. Bersani: "E’ una tradizione inoffensiva". L’affondo della Cei: "Decisione parziale e ideologica. No alle derive laiciste".


a cura di Federico La Sala

 


  La Corte europea dei diritti dell’uomo accoglie la denmuncia di una madre 
  Il ministro Gelmini attacca. Bersani: "E’ una tradizione inoffensiva"

 

  Strasburgo, no al crocifisso in aula 
  Il governo annuncia il ricorso

L’affondo della Cei: "Decisione parziale e ideologica. No alle derive laiciste" *

STRASBURGO - La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni". E’ quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell’uomo su istanza presentata da una cittadina italiana. Ma il governo italiano annuncia ricorso e, in caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Altrimenti la sentenza diventerà definitiva tra tre mesi. Durissime le prime reazioni, soprattutto nel centrodestra tra i cattolici. A partire dal ministro Gelmini che parla di tradizioni italiane offese. La Cei attacca: "Decisione parziale e ideologica". Prudente Bersani.

Risarcimento per la donna che ha denunciato. Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

La decisione della Corte europea. I sette giudici della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente "segno religioso" e, dunque, potrebbe condizionarli. E se questo condizionamento può essere di "incoraggiamento" per i bambini già cattolici, può invece "disturbare" quelli di altre religioni o gli atei.

Le reazioni. In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, arriva la prima levata di scudi da parte del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: "La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione". Sulla stessa linea il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli e quello della Giustizia Angelino Alfano. E’ critico il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Mi auguro che la sentenza non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana".

E’ cauta la reazione del neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani: "Un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno. Penso che su questioni delicate come questa qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto". E l’esponente Udc Rocco Buttiglione parla di "decisione aberrante".

Netta anche la reazione della Conferenza episcopale italiana, che in una nota parla di "sopravvento di una visione parziale e ideologica" che "ignora o trascura il molteplice significato del crocifisso, considerato non solo simbolo religioso ma anche segno culturale". Per l’Osservatore Romano "tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani la sentenza colpisce quello che piu’ rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo’’.

Piena soddisfazione, invece, da parte del leader di Rifondazione comunista Paolo Ferrero: "Esprimo un plauso per la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ci segnala giustamente come uno stato laico debba rispettare le diverse religioni ma non identificarsi con nessuna".

Dalla Rete degli studenti medi arriva una risposta a distanza al ministro dell’Istruzione: "Ci preoccupano molto di più le intenzioni della Gelmini di parificare l’ora di religione alle altre materie o la normativa già oggi discriminatoria che sfavorisce gli studenti che non la frequentano". Poi l’appello: "Bisognerebbe togliere e riformare profondamente l’insegnamento della religione, non certo inserendo l’ora di islam, ma con una materia dedicata alle religioni e alle culture".

I precedenti in Italia e Spagna. L’ultimo round dell’annosa polemica sui crocifissi a scuola si era chiuso a febbraio, quando una sentenza della Cassazione aveva annullato una condanna per interruzione di pubblico ufficio nei confronti del giudice Luigi Tosti, "colpevole" di aver rifiutato di celebrare udienze in un’aula dove era affisso un crocifisso. Fino al precedente che fece clamore del presidente dell’Unione musulmani d’Italia Adel Smith, protagonista di un episodio analogo e che ora commenta: "Sentenza inevitabile".

La questione non coinvolge solo il nostro Paese. Duri scontri tra Stato e vescovi sono avvenuti anche in Spagna nel novembre dello scorso anno, in seguito a una decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola.

* la Repubblica, 3 novembre 2009


Sul tema, in rete, si cfr.:

L’IDEOLOGIA CATTOLICO-FASCISTA DEL MAESTRO UNICO E L’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE, UN BUCO NERO CHE DISTRUGGE L’ITALIA E LA STESSA CHIESA CATTOLICA.

RIPENSARE L’ EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA.

MESSAGGIO CRISTIANO E TRADIMENTO STRUTTURALE. La chiesa non ha più il diritto di definirsi “cristiana”. ABUSO DEL NOME DI "CRISTIANI".

 

"DIO NON E’ CATTOLICO". "Dio è al di là delle frontiere che vengono erette". Accorato appello del Cardinale Carlo M. Martini alla Chiesa per una sua rapida e profonda riforma

 



Martedì 03 Novembre,2009 Ore: 19:18
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/11/2009 09.49
Titolo:LA BATTAGLIA SU UN SIMBOLO
Repubblica 4.11.09
La battaglia su un simbolo
di Stefano Rodotà

Ancora una volta una sentenza prevedibile, ben argomentata giuridicamente, non suscita le riflessioni che meritano le difficili questioni affrontate, ma induce a proteste sopra le righe, annunci di barricate, ambigue sottovalutazioni.
Dovremmo ricordare che le precedenti decisioni italiane, che avevano ritenuto legittima la presenza del crocifisso nelle aule, erano state assai criticate per la debolezza del ragionamento giuridico, per il ricorso ad argomenti che nulla avevano a che fare con la legittimità costituzionale. E, considerando il fatto che la nostra Corte costituzionale aveva ritenuto inammissibile per ragioni formali un ricorso in materia, s´era parlato addirittura di una "fuga della Corte", nelle cui sentenze si potevano ritrovare molte indicazioni nel senso della illegittimità della esposizione del crocifisso.
Nella decisione della Corte europea dei diritti dell´uomo di Strasburgo, che ha ritenuto quella esposizione in contrasto con quanto disposto dalla Convenzione europea dei diritti dell´uomo, non v´è traccia alcuna di sottovalutazione della rilevanza della religione, della quale, al contrario, si mette in evidenza l´importanza addirittura determinante per quanto riguarda il diritto dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni e la libertà religiosa degli alunni. La sentenza, infatti, sottolinea come la scuola sia un luogo dove convivono presenze diverse, caratterizzate da molteplici credenze religiose o dal non professare alcuna religione. Si tratta, allora, di evitare che la presenza di un "segno esteriore forte" della religione cattolica, quale certamente è il crocifisso, "possa essere perturbante dal punto di vista emozionale per gli studenti di altre religioni o che non ne professano alcuna".
Inoltre, il rispetto delle convinzioni religiose di alcuni genitori non può prescindere dalle convinzioni degli altri genitori. È in questo crocevia che si colloca la decisione dei giudici di Strasburgo che, in ossequio al loro mandato, devono garantire equilibri difficili, evitare ingiustificate prevaricazioni, assicurare la tutela d´ogni diritto.
Non si può ricorrere, infatti, all´argomento maggioritario, come incautamente aveva fatto il Tar del Veneto, che per primo aveva respinto la richiesta di togliere il crocifisso dalle aule, ricorrendo ai risultati di un sondaggio che sottolineava come la grande maggioranza degli interpellati fosse a favore del mantenimento di quel simbolo.
Un grande teorico del diritto, Ronald Dworkin, ha ricordato che «l´istituzione dei diritti è cruciale perché rappresenta la promessa della maggioranza alla minoranza che la sua dignità ed eguaglianza saranno rispettate. Quando le divisioni tra i gruppi sono molto violente, allora questa promessa, se si vuole far funzionare il diritto, dev´essere ancor più sincera». La garanzia del diritto, fosse pure quella di uno solo, è sempre un essenziale punto di riferimento per misurare proprio la tenuta di uno Stato costituzionale.
Guai a considerare la sentenza di ieri come un documento che apre un insanabile conflitto, che nega l´identità europea, che è "sintomo di una dittatura del relativismo", addirittura "un colpo mortale all´Europa dei valori e dei diritti". Soprattutto da chi ha responsabilità di governo sarebbe lecito attendersi un linguaggio più sorvegliato. Non vorrei che, abbandonandosi a queste invettive e parlando di una "corte europea ideologizzata", si volesse trasferire in Europa lo stereotipo devastante dei giudici "rossi", che tanti guai sta procurando al nostro paese. Allo stesso modo sarebbe sbagliato se il fronte "laicista" cavalcasse il pronunciamento per rilanciare una battaglia anti-cristiana.
Mantenendo lucidità di giudizio, si dovrebbe piuttosto concludere che la sentenza della Corte europea vuole sottrarre il crocifisso a ogni contesa. In questo è la sua superiore laicità. Viviamo tempi in cui la difesa della libertà religiosa non può essere disgiunta dal rispetto del pluralismo, da una riflessione più profonda sulla convivenza tra diversi. L´ossessione identitaria, manifestata anche in questa occasione e che percorre pericolosamente i territori dell´Unione europea, era lontanissima dai pensieri e dalla consapevolezza che ispirarono i padri fondatori dell´Europa, tra i quali i cattolici Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, che proprio quando si scrisse la Convenzione sui diritti dell´uomo nel 1950, quella sulla quale è fondata la sentenza di ieri, mai cedettero alla tentazione di ancorarla a "radici cristiane", che avrebbero introdotto un elemento di divisione nel momento in cui si voleva unificare l´Europa, anche intorno all´eguale diritto di tutti e di ciascuno. Dobbiamo rimpiangere quella lungimiranza?
Questa sentenza ci porta verso un´Europa più ricca, verso un´Italia in cui si rafforzano le condizioni della convivenza tra diversi, dove acquista pienezza quel diritto all´educazione dei genitori che i cattolici rivendicano, ma che deve valere per tutti. Libera anche il mondo cattolico da argomentazioni strumentali che, pur di salvare quella presenza sui muri delle scuole, riducevano il simbolo drammatico della morte di Cristo a una icona culturale, ad una mediocre concessione compromissoria ai partiti d´ispirazione cristiana (così è scritto nella memoria presentata a Strasburgo della nostra Avvocatura dello Stato). L´Europa ci guarda e, con il voto unanime dei suoi giudici, ci aiuta.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/11/2009 11.39
Titolo:IN VATICANO SORPRESA E STUPORE.
CROCIFISSO, AMORE ("CHARITAS"), E CORTE EUROPEA. IN VATICANO, DOVE SI PARLA LA LINGUA DEGLI AFFARI ("DEUS CARITAS EST"), SORPRESA E STUPORE.


REAZIONI

Padre Lombardi: in Vaticano stupore e rammarico

"La sentenza della Corte Europea è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Il Crocifisso - ricorda - è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità". Per questo, spiega padre Lombardi, "dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà: non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente".

Secondo il direttore della Sala Stampa Vaticana "in particolare, è grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana".

Infatti, "la religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa". Per padre Lombardi, "stupisce poi che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano. Non è per questa via - conclude il portavoce della Santa Sede - che si viene attratti ad amare e condividere di più l’idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini. Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea, che invece è stato e rimane essenziale".

* Avvenire, 3 Novembre 2009
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/11/2009 11.40
Titolo:IN VATICANO SORPRESA E STUPORE.
CROCIFISSO, AMORE ("CHARITAS"), E CORTE EUROPEA. IN VATICANO, DOVE SI PARLA LA LINGUA DEGLI AFFARI ("DEUS CARITAS EST"), SORPRESA E STUPORE.


REAZIONI

Padre Lombardi: in Vaticano stupore e rammarico

"La sentenza della Corte Europea è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Il Crocifisso - ricorda - è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità". Per questo, spiega padre Lombardi, "dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà: non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente".

Secondo il direttore della Sala Stampa Vaticana "in particolare, è grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana".

Infatti, "la religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa". Per padre Lombardi, "stupisce poi che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano. Non è per questa via - conclude il portavoce della Santa Sede - che si viene attratti ad amare e condividere di più l’idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini. Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea, che invece è stato e rimane essenziale".

* Avvenire, 3 Novembre 2009
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/11/2009 11.41
Titolo:IN VATICANO SORPRESA E STUPORE.
CROCIFISSO, AMORE ("CHARITAS"), E CORTE EUROPEA. IN VATICANO, DOVE SI PARLA LA LINGUA DEGLI AFFARI ("DEUS CARITAS EST"), SORPRESA E STUPORE.


REAZIONI

Padre Lombardi: in Vaticano stupore e rammarico

"La sentenza della Corte Europea è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Il Crocifisso - ricorda - è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità". Per questo, spiega padre Lombardi, "dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà: non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente".

Secondo il direttore della Sala Stampa Vaticana "in particolare, è grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana".

Infatti, "la religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa". Per padre Lombardi, "stupisce poi che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano. Non è per questa via - conclude il portavoce della Santa Sede - che si viene attratti ad amare e condividere di più l’idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini. Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea, che invece è stato e rimane essenziale".

* Avvenire, 3 Novembre 2009
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/11/2009 12.01
Titolo:
Nessuna legge lo prevede

di Michele Ainis (La Stampa, 4 novembre 2009)


Doveva arrivare un giudice d’Oltralpe per liberarci da un equivoco che ci portiamo addosso da
settant’anni e passa. In una decisione che s’articola lungo 70 punti (non proprio uno scarabocchio
scritto in fretta e furia) ieri la Corte di Strasburgo ha messo nero su bianco un elenco di ovvietà.
Primo: il crocifisso è un simbolo religioso, non politico o sportivo. Secondo: questo simbolo
identifica una precisa religione, una soltanto. Terzo: dunque la sua esposizione obbligatoria nelle
scuole fa violenza a chi coltiva una diversa fede, o altrimenti a chi non ne ha nessuna. Quarto: la
supremazia di una confessione religiosa sulle altre offende a propria volta la libertà di religione,
nonché il principio di laicità delle istituzioni pubbliche che ne rappresenta il più immediato
corollario.

Significa che fin qui ci siamo messi sotto i tacchi una libertà fondamentale, quella conservata per
l’appunto nell’art. 9 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo? Non sarebbe, purtroppo, il
primo caso. Ma si può subito osservare che nessuna legge della Repubblica italiana impone il
crocifisso nelle scuole.
Né, d’altronde, nei tribunali, negli ospedali, nei seggi elettorali, nei vari uffici pubblici.

Quest’obbligo si conserva viceversa in regolamenti e circolari risalenti agli Anni Venti, quando
l’Italia vestiva la camicia nera. Fu introdotto insomma dal Regime, ed è sopravvissuto al crollo del
Regime. Non è, neppure questo, un caso solitario: basta pensare ai reati di vilipendio, agli ordini
professionali, alle molte scorie normative del fascismo che impreziosiscono tutt’oggi il nostro
ordinamento. Ma quantomeno in relazione al crocifisso, la scelta normativa del Regime deve
considerarsi in sintonia con la Costituzione all’epoca vigente. E infatti lo Statuto albertino, fin dal
suo primo articolo, dichiarava che «la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione
dello Stato». Da qui figli e figliastri, come sempre succede quando lo Stato indossa una tonaca in
luogo degli abiti civili.

Ma adesso no, non è più questa la nostra divisa collettiva. L’art. 8 della Carta stabilisce l’eguale
libertà delle confessioni religiose, e stabilisce dunque la laicità del nostro Stato.

Curioso che debba
ricordarcelo un giudice straniero. Domanda: ma l’art. 7 non cita a sua volta il Concordato? Certo, e
infatti la Chiesa ha diritto a un’intesa normativa con lo Stato italiano, a differenza di altre religioni
(come quella musulmana) che ancora ne risultano sprovviste. Però senza privilegi, neanche in nome
del seguito maggioritario del cattolicesimo. D’altronde il principio di maggioranza vale in politica,
non negli affari religiosi.

E d’altronde la stessa Chiesa venne fondata da Cristo alla presenza di non
più di 12 discepoli. Se una religione è forte, se ha fede nella sua capacità di suscitare fede, non ha
bisogno di speciali protezioni.

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