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www.ildialogo.org A PROPOSITO DI CROCEFISSO,di JESSICA CUGINI, GIORNALISTA PROFESSIONISTA, DELLA REDAZIONE DI COMBONIFEM.IT.

A PROPOSITO DI CROCEFISSO

di JESSICA CUGINI, GIORNALISTA PROFESSIONISTA, DELLA REDAZIONE DI COMBONIFEM.IT.

Sono nata trentasei anni fa, quando non era insolito che alcuni genitori di sinistra decidessero di non far battezzare i propri figli. Anche i miei decisero di non battezzare me e mio fratello. Da atei quali erano,credevano fosse giusto che decidessimo noi da adulti quale fede abbracciare. Proprio perché atei poi, non gli pareva onesto prendersi un impegno che sapevano non avrebbero potuto mantenere.
Alle elementari avevo una maestra vecchio stampo, ogni mattina ci voleva tutti in piedi, ordinati nei nostri grembiulini neri, dal fiocco rosso e colletto bianco, a recitare – a giorni alterni – l’Ave Maria e il Padre Nostro. In classe, c’era sempre un bimbo, DANIELE, che non partecipava a quel rito, rimanendo seduto nel suo banco. Ci spiegò che lui era testimone di GEOVA, anche se allora, capimmo ben poco di cosa volesse dire.
La stessa maestra CONCETTINA, durante l’ora di musica, ci accompagnava con il pianoforte, facendosi cantare varie canzoni, a volte anche religiose. DANIELE non sapeva ancora distinguere quali fossero religiose e quali no, e cantava con noi.  I miei genitori mi regalarono in terza elementare LA BIBBIA PER BAMBINI, insieme a un altro libro dal titolo ALTRE BAMBINE COME ME, dove venivano raccontate storie di piccole donne appartenenti a religioni diverse da quella cristiana.
In uno dei primi colloqui, l’insegnante di religione, DON MARIO, fece i complimenti a mia madre, per la conoscenza che mostravo dei racconti della BIBBIA chiedendole dove frequentassi il catechismo. Mia madre sorrise e spiegò, non senza stupore del Parroco, che non ero stata battezzata e non frequentavo alcun corso.
Alle superiori, età di contestazioni e attività politica, scelsi di non prendere parte all’ora di Religione. A volte però capitava che, rimanendo a scuola senza alternativa, decidessi di stare in classe. Era uno strano modo di passare l’ora, i miei compagni si annoiavano davanti a un docente spesso incapace di destare il loro interesse, ferrmo com’era a seguire un programma lontano dai ragazzi.
Fu alla soglia dei 25 anni che cominciai a pormi qualche domanda. Allora, ebbi la fortuna di incontrare DON MARIO, il Parroco della Chiesa del mio quartiere.  Ci incontrammo una volta alla settimana per un anno. Lui diceva che io ero il suo dono, che raramente da adulti, ci si avvicina al battesimo. Il vero dono fu lui per me, ascoltò ogni mia domanda, senza mai darmi una risposta. Mi fece leggere e parlare.
Fino a quando non decidemmo insieme che era arrivato il momento di quella che io ironicamente chiamavo “l’OFFERTA SPECIALE 3 IN 1”: avrei ricevuto il BATTESIMO, LA COMUNIONE E LA CRESIMA, IN UN’UNICA CERIMONIA. Non so dirvi se quel giorno fossi più emozionata io o lui.
Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, vi starete chiedendo perché ho scritto queste righe. Perché oggi che sento parlare tanto di crocefisso nelle classi,non posso fare a meno di ripensare al mio percorso. I simboli non hanno mai condizionato le mie scelte, né tanto meno violato la mia libertà. La libertà, il rispetto dell’altro, passano attraverso altre cose..
Attraverso la possibilità che deve avere ognuno di essere sé stesso., di esprimere il proprio credo e le proprie convinzioni. Se oggi ripenso a DANIELE , penso che la maestra avrebbe dovuto spiegarci perché stava seduto. E’ la non conoscenza che crea discriminazione. Nessun simbolo, se non è lesivo della dignità altrui, è una minaccia per l’altro. (JESSICA CUGINI).   A CURA DI CARLO CASTELLINI.


Mercoledì 06 Gennaio,2010 Ore: 18:10
 
 
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Il crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici? Facciamo chiarezza

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