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www.ildialogo.org Crocefisso 2009,di Beppe manni

Crocefisso 2009

di Beppe manni

Dopo il ricorso di due genitori della scuola elementare di Abano Terme, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, ha ordinato di togliere il crocefisso nelle aule in nome della laicità e del rispetto del pluralismo.
Il sindaco di Modena Beccaria nel 1993, dopo un’annosa polemica sull’opportunità di mettere il crocefisso nell’aula consiliare, aveva fatto appendere sulla parete un quadro settecentesco di san Geminiano patrono della città.
Il problema non va banalizzato quando a Modena e in Italia la presenza di religioni non cattoliche è arrivato ormai al 10 %. La difesa della croce, non è solo una difesa della fede cristiana, ma è sintomo di paura: si crede di vedere insidiata la propria identità culturale.
Come in tutte le guerre che si fanno rispettare, è utile abbandonare gli avamposti indifendibili, per trincerarsi in postazioni “essenziali”. Oggi piantare croci sui cucuzzoli, affondare cristi e madonne nei laghi e nel mare, mettere crocefissi in ogni luogo. Non è più il tempo di continuare ad inaugurare con la benedizione scuole, caserme o banche. Costruire cattedrali come nel medioevo e fare campanili o minareti. Il nostro tempo è ormai abitato da diverse religioni e da molti cittadini laici-non credenti. Queste diverse sensibilità sono obbligate ad accogliersi e a dialogare. Non è più il tempo dell’esibizione ma della proposta. Le nostre radici culturali e cristiane quando ci sono, sono ben visibili nelle chiese, nei monasteri, nelle opere d’arte, nella letteratura. Ma specialmente nelle numerose opere di bene che la storia occidentale racconta da Francesco a Giovanni Bosco, da don Milani alla modenese Luisa Guidotti. Non certamente nelle guerre di religione, nelle crociate, nelle persecuzioni degli “eretici” e degli ebrei, o nelle nuove simonie e nei baratti tra politici e vertici ecclesiastici: appoggi elettorali in cambio di privilegi.
Il crocefisso usato e abusato è un simbolo fragile e purtroppo compromesso. Prova ne è l’uso strumentale che oggi se ne sta facendo in questa polemica. Chi urla più forte in difesa del crocefisso sembra essere chi ne ha meno diritto e meno lo testimonia nella vita. Fa un certo effetto che anche le sinistre si sbraccino in sua difesa, senza una sana parola su quel benedetto vocabolo che nessuno vuole più pronunciare: “laicità” secondo la parola evangelica: “Date a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio”. Agli autentici credenti non importa proprio niente che ci sia o non ci sai un piccolo e polveroso crocefisso di plastica a scuola o nell’aula dei tribunale sopra la scritta “La legge è uguale per tutti”. Anzi. La fede e il cristianesimo continua in tanti uomini e donne che come Gesù danno la loro vita per gli altri e operano per una società solidale. Insieme a milioni di uomini e donne che fanno lo stesso in nome della propria umanità.
E allora concludo con le parole che diceva Padre Sorge nel 2005: “Né togliere né aggiungere”. Lasciamo pure i crocefissi dove già sono. Ma non ne appendiamo più e non piantiamo nuove croci in luoghi pubblici.
 
Beppe manni 4 novembre 2009
 


Venerd́ 06 Novembre,2009 Ore: 17:03
 
 
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Il crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici? Facciamo chiarezza

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