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www.ildialogo.org Domenico Maselli: «Ogni componente dell'evangelismo italiano ha bisogno delle altre»,

XV Assemblea della FCEI
Domenico Maselli: «Ogni componente dell'evangelismo italiano ha bisogno delle altre»

Laicità e diritti, temi centrali dell'Assemblea di Firenze. INTERVISTA a Domenico Maselli presidente uscente della FCEI


Roma (NEV), 2 dicembre 2009 - Concludiamo la serie delle nostre interviste in vista della XV Assemblea della FCEI che si svolgerà a Firenze dal 5 all'8 dicembre, rivolgendo alcune domande al pastore Domenico Maselli, presidente nel triennio 2006-2009.
 
Quali saranno i temi al centro del dibattito dell'Assemblea di Firenze?
Il primo tema sarà certamente la difesa della laicità dello Stato: per noi si tratta di un principio fondamentale attraverso il quale la fede cristiana riceve la pienezza della propria libertà e quindi la possibilità di esprimersi liberamente. Per noi evangelici la laicità non si contrappone alla spiritualità ma si propone come strumento di affermazione della libertà di culto. E' un'idea antica che deriva direttamente da un'esperienza cristiana, quella del pastore Roger Williams che nel 1636 fondò in America la colonia di Rhode Island in cui per la prima volta nella storia si proclamò il diritto alla piena libertà religiosa.
Strettamente legato al tema della laicità è, per noi evangelici, la difesa dei diritti civili e quindi del rispetto di ogni cittadino, qualsiasi sia la sua provenienza, la sua condizione, la sua fede religiosa. Non dimentichiamoci che mentre si discute di minareti, in realtà in Italia mancano le moschee ed i centri di preghiera per il milione e mezzo di musulmani che vivono nel nostro paese.
Tra i temi che saranno alla nostra attenzione, voglio anche ricordare l'impegno per i diritti degli immigrati, per un ambiente rispettoso del creato di Dio, per un legame sempre più saldo tra le diverse componenti dell'evangelismo italiano.
 
I tre anni in cui lei ha presieduto la FCEI sono stati particolarmente complessi sotto il profilo ecumenico. Come ha vissuto le difficoltà in quest'ambito?
La FCEI ha avuto come principio guida coniugare la difesa della laicità dello Stato con la continuazione e il miglioramento dei rapporti ecumenici. Cosa che abbiamo fatto partecipando, tra le varie iniziative, alla Terza Assemblea ecumenica europea a Sibiu (Romania) nel 2007, e al IV Convegno ecumenico nazionale tenutosi lo scorso maggio a Siracusa attorno alla figura dell’apostolo Paolo. Voglio ricordare, inoltre, la convinta prosecuzione dei rapporti con diverse realtà del cattolicesimo di base: abbiamo con queste sorelle e con questi fratelli un legame che abbiamo sempre coltivato alla luce della semplicità e della fraternità evangelica.
 
Su quali temi le sarebbe piaciuto che la FCEI facesse di più o meglio?
Avrei desiderato un rapporto più stretto tra le varie chiese che compongono la FCEI, intese anche come comunità locali, e i vertici della FCEI. Inoltre, avendo la FCEI a disposizione uno staff di persone motivate e con grandi qualità professionali, lamento che non sempre sono state messe in grado – anche per ragioni finanziarie – di esprimere tutte le loro potenzialità.
 
Lei è stato il primo presidente della FCEI che non proveniva dalle chiese cosiddette “storiche” del protestantesimo italiano. Come vede il futuro delle relazioni tra il protestantesimo storico e il mondo evangelico nel suo complesso?
In realtà provengo sia dall'uno che dall'altro ambiente e penso che non si tratti di due mondi diversi e lontani ma essenzialmente di frutti di diversi processi storici; oggi tuttavia credo che ogni “mondo” evangelico abbia bisogno dell'altro. In questi tre anni, per merito di tutti, su questa strada si è fatto un buon tratto di cammino: penso in particolare alla Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) che ha accresciuto la sua influenza e la sua efficacia anche grazie alla presenza di pressoché tutte le componenti dell'evangelismo italiano. Naturalmente esistono ancora differenze tra le varie posizioni ma il tono delle relazioni è molto più ispirato di un tempo dalla volontà di dialogo: certamente nel rispetto delle particolari posizioni di ciascuno. Particolarmente positivo, poi, si è rilevato il rapporto con la Federazione delle chiese pentecostali (FCP) e con l'Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno (UICCA) con le quali si è stabilita un'autentica collaborazione anche all'interno di alcune strutture della FCEI. D'altra parte mi piace rilevare che alla Facoltà pentecostale di scienza religiose di Aversa insegnano, pienamente coinvolti, alcuni esponenti delle chiese e dello staff della FCEI.
 


Giovedì 03 Dicembre,2009 Ore: 15:10
 
 
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