Il dibattito sulla messa in latino
Concilium Vaticanum IIum, vale!

di FRANK K. FLINN

(Traduzione di Stefania Salomone)


Così non si tratta semplicemente di usare il Latino nella Messa al posto del vernacolare. Si tratta di ritornare al rito del 1570. Questo significa:
L’altare rivolto di nuovo verso la parete del santuario.
L’eliminazione della messa vespertina del Sabato per la Domenica
Re-installazione delle ringhiere per la fila per la comunione
Le donne indosseranno il copricapo a Messa
La comunione solo per via orale (n.d.r. nel senso che non si potrà più prendere l’ostia con le mani ma sarà il solo sacerdote a imboccare i fedeli)
Eliminazione della comunione sotto e due specie
L’attuale repertorio di canti sostituito da quello in gregoriano
Servizio femminile all’altare eliminato
Digiuno dalla mezzanotte per la comunione della domenica
Liturgia per i bambini in latino
Diletto dei latinisti
I seminari saranno di nuovo pieni di leggi/norme/regolamenti che imporranno ai giovani di indossare la tonaca
I preti, religiosi, laici nel mondo che hanno portato avanti le lotte per i diritti umani, la giustizia sociale saranno fermati e soffocati
La chiesa accelererà il suo declino e divverà ancor più irrilevante in questi tempi cruciali di tumulti sociali nel mondo.
Jay Leno farà un intero monologo inLatino. L’indice di ascolto di ETWN salirà alle stelle.
Don Campbell
il vostro corrispondente canadese

L’articolo che segue è del Boston Globe di oggi.
Boston Globe
FRANK K. FLINN
Concilium Vaticanum IIum, vale!

10 luglio 2007

I cattolici nel mondo non devono farsi illusioni. La recente decisione di Papa Benedetto XVI di incoraggiare un più largo uso della messa Tridentina in Latino è l’ultima mossa della sua campagna per bloccare la riforma liberale nelle pratiche religiose dei cattolici dal 1960.

La mossa potrà facilmente dare l’avvio ad uno scisma liturgico in tutto il mondo.

Il vecchio rito della Messa fu promulgato da Papa Paolo V col Messale Romano nel 1570. In questo rito il prete celebra da un altare rialzato, di spalle alla assemblea e balbettando le parti principali della liturgia in Latino.

La Messa Tridentina rimase fino alla nuova formula promulgata nel 1969 da Papa Paolo VI al Concilio Vaticano II (1962-65). Tornando alle antiche tradizioni di culto, la nuova Eucarestia fu tradotta nelle lingue locali. Il prete ora celebrava di fronte all’assemblea. Con l’espandersi del canto liturgico nel mondo venne inclusa anche la musica gospel, canti africani e tamburi, le band mariachi messicane, la musica fold e perfino dei ritmi pop. Immediatamente i cattolici conservatori attaccarono il nuovo rito, ma Paolo VI replicò che il vangelo sarebbe andato perduto se la gente non avesse conservato il proprio linguaggio e i propri costumi.

Le critiche continuarono da parte di una minoranza tradizionalista. Nel 1968 l’ex arcivescovo francese Marcel LeFebvre condusse una piccola minoranza di cattolici attraverso uno scisma col quale egli e i suoi seguaci dichiararono eretica la "Messa di Paolo VI". I lefebvriani non solo rifiutarono la nuova liturgia, ma rigettarono la dottrina chiave del Vaticano II in materia di ecumenismo, libertà religiosa e collegialità. La collegialità era il concetto fondamentale che ha mosso il Vaticano II. La durezza dell’opposizione dei tradizionalisti nei confronti delle novità del Vaticano II era e rimane sbalorditiva.

Dall’altra parte nella chiesa, i progressisti volevano portare avanti le aperture iniziate col Vaticano II, non solo in ambito liturgico, ma sull’ecumenismo, il coinvolgimento dei laici, le attività cristiane a sfondo sociale (teologia della liberazione, femminismo, ecologia) e argomenti etici (celibato, controllo delle nascite). Paolo VI iniziò a porre le basi, ma Papa Giovanni Paolo II e il Cardinale Joseph Ratzinger, il suo nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, continuarono verso una completa opera di ostruzionismo.

Hanno voluto sempre contrastare la parte progressista della chiesa. Negli anni ’80 hanno messo a tacere il teologo della liberazione Leonardo Boff, hanno rimosso lo svizzero Hans Küng e l’americano Charles Curran dalle loro cattedre, e senza scrupoli hanno arbitrariamente scomunicato l’indiano Tissa Balasuriya. (Tale atto fu annullato). Proprio quest’anno il papa ha censurato il teologo della liberazione salvadoregno Jon Sobrino usando la vecchia tattica vaticana del mettere insieme le sue citazioni tacciandole di essere fuori da ogni contesto.

In contrasto, il papato rimane inspiegabilmente indulgente verso gli scismatici lefebvriani nonostante essi continuassero a disprezzare lo stesso Vaticano. Infatti negli anni ’80 il Cardinale Ratzinger riservo loro delle ammonizioni. Nella prefazione di un trattato liturgico egli accusò la Messa moderna di essere uno modello capriccioso e di cattiva fabbricazione. Continuò a tenere a esempio i riti dell’Est, ortodossi, indicandoli come "liturgia eterna". Si potrebbe parlare di pregiudizio eurocentrico nelle sue valutazioni.

Il papa non ha mai delegato aspetti della gestione dele varie branche della chiesa cattolica. Ha semplicemente capitolato sui lefebvriani, che continuano a guardare in dall’alto in basso i parrocchiani cattolici che gradiscono in rito nella propria lingua col prete di fronte. Il fascino della "liturgia eterna" è falso. Le liturgie delle chiese antiche era sia multiforme che multilingue, nella prima generazione spaziava dall’aramaico, al greco, al siriano. La prima chiesa conosciuta, ritrovata recentemente a Megiddo in Israele, non ha un altare elevato e separato dal cuore della comunità. Un vero tradizionalista abbraccerebbe con gioia i molti llinguaggi e culture del mondo come accadeva nelle prime comunità.

Perché dico addio al Vaticano II? Una delle basi del concilio era il movimento liturgico che durò fino alla metà del secolo. I riformisti della liturgia erano convinti che la liturgia era del popolo, dal popolo e per il popolo di Dio, a prescindere se laico o religioso. La parola "liturgia" in greco significa "il lavoro del popolo". Questa nozione racchiude il principio della collegialità, la chiave teologica promulgata nel Vaticano II. La Messa Tridentina è lavoro del prete. Rimettendo indietro l’orologio liturgico a distanza dalla creativa molteplicità delle prime comunità cristiane, ma verso l’età d’oro dell’Inquisizione, della monarchia papale di Trento, Papa Benedetto XVI sta abbandonando il principio di collegialità che abbraccia tutti i vescovi, tutti i preti, tutti i diaconi e i laici intesi come comunità di fedeli. Questo dice "addio" al Vaticano II!.

Frank K. Flinn, professore ausiliario di studi religiosi alla Washington University di St. Louis, autore della "Enciclopedia del Cattolicesimo"
© Copyright 2007 The New York Times Company


Testo Originale


From: Donald J Campbell
So this is not simply using Latin in the Mass in place of the vernacular. This is reverting to a rite of 1570. This will mean: Altar moved back to the wall of the sanctuary. Elimination of Saturday evening Mass, for Sunday. Re-installation of communion railings. Women wear hats to Mass. Communion only on the tongue. Elimination of communion under both species at Mass. Current hymn books replaced by Gregorian chant. Female altar servers kaput. Fasting from midnight for Sunday communion. Children’s liturgy in Latin. Elimination of the sign of peace. Sunday bulletin now only in Latin. Latinites will rejoice. The seminaries will be filled with laws/rules/regulations young people who love to wear cassocks. Those clergy, religious, laypersons around the world who have been leading the struggle for human rights, social justice are further clamped upon and stifled. The Church accelerates its decline and becomes even more irrelevant in these critical times of social upheaval around the world. Jay Leno does a complete monologue in Latin. Ratings on the ETWN skyrocket.
Don Campbell
Your Canadian Connection

The article below is from today’s Boston Globe.
The Boston Globe
FRANK K. FLINN
Concilium Vaticanum IIum, vale!

By Frank K. Flinn | July 10, 2007

CATHOLICS AROUND the world should now have no illusions. Pope Benedict XVI’s recent decision to encourage wider use of the traditional Tridentine Mass in Latin is the latest move in his long campaign to undo liberal reforms in church practices popular with Catholics since the 1960s.

The move may well trigger liturgical schisms in dioceses throughout the world.

The form of the Mass was promulgated by Pope Paul V in the Roman Missal in 1570. In this rite the priest stands on an elevated altar, facing away from the people and mumbling the most sacred parts of the liturgy in Latin.

The Tridentine Mass lasted until the new form promulgated in 1969 by Pope Paul VI at Vatican Council II (1962-65). While drawing on some of the most ancient Christian forms of worship, the new Eucharist was translated into local languages. The priest now faced the congregation. Around the world liturgical music expanded to include gospel music, African chants and drumming, Mexican mariachi bands, folk music, and even pop rhythms. Immediately conservative Catholics attacked the new rite, but Paul VI warned that the gospel would be lost to the modern world if it were not addressed to people in their language and their customs.

Criticism continued unabated by a traditionalist minority. In 1988 former French Archbishop Marcel LeFebvre led a small minority of Catholics into schism over what he and his followers labeled the heretical "Mass of Paul VI." The Lefebvrists not only rejected the new liturgy, they rejected key doctrines of Vatican II on ecumenism, religious liberty, and collegiality. Collegiality was the central ecclesiastical concept that shaped Vatican II. The depth of the traditionalists’ hatred of Vatican II teachings was and remains astounding.

On the other edge of the church, progressives wanted to advance the openings begun at Vatican II, not only in the liturgy but also in ecumenism, lay involvement, Christian social action (liberation theology, feminism, ecology), and ethical theory (priestly celibacy, birth control). Paul VI started to apply the brakes, but Pope John Paul II and Cardinal Joseph Ratzinger, his new prefect for the Congregation for the Doctrine of the Faith , went in for a whole new brake job.

They set out to thwart the progressive side of the church. In the 1980s they silenced the liberation theologian Leonardo Boff, removed Swiss Hans Küng and American Charles Curran from their teaching posts, and unscrupulously oversaw the unlawful excommunication of the Indian Tissa Balasuriya. (That act was reversed.) Just this year the pope censured Salvadoran Jesuit liberation theologian Jon Sobrino by using the old Vatican tactic of stringing together quotations out of context.

In contrast, the papacy remained inexplicably lenient toward the schismatic Lefebvrists despite the scorn they continued to heap in the direction of the Vatican itself. Indeed, in the 1980s Cardinal Ratzinger gave them free ammunition. In the preface to a liturgical treatise he accused modern Masses of being faddish "showpieces" and "fabrications." He went on to praise the Eastern Catholic and Orthodox Eucharist as exemplars of an "eternal liturgy." One can detect a Eurocentric prejudice in his remarks.

The pope has not been evenhanded in his dealings with the many branches of the Catholic church. He has simply capitulated to the Lefebvrists, who continue to look down contemptuously on average Catholic parishioners who like to worship in their own tongue and see their priest face-to-face. The appeal to an "eternal liturgy" is false. The liturgies of the earliest churches were both multiform and multilingual within the first generation going from Aramaic to Greek and Syriac in short order. The earliest known church, recently excavated at Megiddo in Israel, has the altar not elevated and apart but at the very center of the worshiping community. A true traditionalist would gladly embrace the many languages and cultures of the world as did the early church.

Why do I say farewell to Vatican II? One of the roots of that council was the liturgical movement that preceded it by half a century. The liturgical reformers were convinced that the liturgy was of, by, and for the whole people of God, clergy, and lay alike. The very word liturgia in Greek means "the work of the people." This notion embodies at its fullest the principle of collegiality, the key theological idea that shaped Vatican II. The Tridentine Mass is the work of the priest. By turning back the liturgical clock not to the creative multiplicity of the early Christian communities but to the heyday of the Inquisition and papal monarchism at Trent, Pope Benedict XVI is abandoning the principle of collegiality that embraces all bishops, all priests, all deacons, and all lay people as the worshiping community of the beloved faithful. That says to Vatican II, "Farewell!"

Frank K. Flinn, adjunct professor of religious studies at Washington University in St. Louis, is author of "Encyclopedia of Catholicism."
© Copyright 2007 The New York Times Company
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Venerdě, 13 luglio 2007