Il dibattito sul nuvo documento della Congregazione per la dottrina della fede
Il Cardinale Kasper si arrampica sugli specchi e getta acqua sul fuoco

di icn-news

Il Cardinale Kasper si arrampica sugli specchi e getta acqua sul fuoco
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Il cardinale Walter Kasper, portavoce del Vaticano per l’unità dei cristiani, getta acqua sul fuoco delle polemiche in casa ortodossa e protestante e rassicura che non esiste alcuna ragione obiettiva che giustifichi la convinzione di essere "stati trattati duramente". Ed aggiunge che "Il Vaticano mantiene il suo impegno verso il dialogo con le altre denominazioni (non chiese, ndr) cristiane".
Il documento di Benedetto XVI, in tutta onestà per ortodossi e protestanti, aveva riaffermato la supremazia della Chiesa Cattolica Roma . "Secondo la dottrina cattolica - recita il documento- mentre si può rettamente affermare che la Chiesa di Cristo è presente e operante nelle Chiese e nelle Comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica grazie agli elementi di santificazione e di verità che sono presenti in esse la parola "sussiste", invece, può essere attribuita esclusivamente alla sola Chiesa cattolica, poiché si riferisce appunto alla nota dell’unità professata nei simboli della fede (Credo...la Chiesa "una"); e questa Chiesa "una" sussiste nella Chiesa cattolica".
Quanto alle chiese nate dalla Riforma Protestante si osserva che queste non possono essere chiamate "chiese" in senso proprio "perché , secondo la dottrina cattolica, queste Comunità non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine, e perciò sono prive di un elemento costitutivo essenziale dell’essere Chiesa. Le suddette Comunità ecclesiali, che, specialmente a causa della mancanza del sacerdozio ministeriale, non hanno conservato la genuina e integra sostanza del Mistero eucaristico non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate "Chiese" in senso proprio". Affermazioni che, come abbiamo avuto modo di riferire, hanno provocato immediate reazioni nel mondo protestante. "Ci chiediamo se stiamo pregando veramente per l’unità dei cristiani", dicono perplessi all’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate, che conta 75 milioni di fedeli in 100 nazioni. "Ci chiediamo pure se la chiesa cattolica romana faccia sul serio quando parla di dialogo con la famiglia riformata".
Ma il portavoce cattolico per l’unità dei cristiani, il cardinale Kasper, in una trasmissione di Radio Vaticano per protestanti tedeschi infuriati dalle dichiarazioni del papa, arrampicandosi sugli specchi ha cercato di calmare gli animi affermando che il documento "non nega che quelle protestanti siano chiese" e ne fa quindi un problema di esegesi. "Il papa ha solo voluto dare una definizione di quello che s’intende con la parola "chiesa", e cioè un concetto che può essere ricondotto, attraverso i suoi vescovi, ai primi apostoli di Cristo".
E cioè? Si spieghi cardinale. Ci dia il riferimento biblico. Abbiamo la Bibbia aperta.
S.L.

DOCUMENTO VATICANO - "Se non c’è amore, non c’è Cristo e quindi non c’è neppure Chiesa cristiana"
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Risposte battiste a quesiti riguardanti alcuni aspetti della dottrina delle Chiese Cristiane in relazione alla Chiesa Cattolica romana
Primo quesito: Il Concilio Vaticano II aveva aperto nuove prospettive per le relazioni fra le Chiese Cristiane?
Sì, l’invito della Chiesa Cattolica Romana a diffondere la lettura della Bibbia fra i laici, l’uso delle lingue nazionali per le liturgie, il concetto di collegialità, l’avvio di relazioni ufficiali fra Chiesa Cattolica e Chiese Cristiane Ortodosse e Protestanti, sono alcuni elementi di novità che avevano aperto inedite opportunità di dialogo e comunione fra Chiese diverse. Questi erano varchi che inauguravano vie che andavano percorse poi con determinazione per sviluppare e consolidare cambiamenti sostanziali della Chiesa Cattolica stessa e nelle relazioni fra Cristiani. Purtroppo il pontificato di Benedetto XVI, sulla scia di quello del precedente papa, dando interpretazioni sempre più restrittive dei contenuti di novità del Concilio, sta riportando gradualmente la Chiesa Cattolica a posizioni pre-conciliari.
Secondo quesito: come deve essere intesa l’affermazione secondo cui la Chiesa di Cristo "sussiste" nella Chiesa Cattolica in via esclusiva?
Come un’affermazione che esclude ed emargina le altre Chiese Cristiane e in quanto tale come un’espressione settaria.
Terzo quesito: E’ giusto che la Chiesa Cattolica pretenda l’esclusiva sul termine "Chiesa Cristiana" relegando le Chiese Protestanti al rango di "Comunità Cristiane"?
Nessuna comunità o gruppo di credenti, piccolo o grande, può pretendere di avere l’esclusiva per il corretto uso del termine "Chiesa". Allo stesso modo, nessuna comunità o gruppo di credenti, e nessun ministro di tale gruppo, piccolo o grande, può pretendere che la propria dottrina sia universalmente considerata infallibile solo per il fatto che la proclama tale.
Quarto quesito: quando una comunità o un gruppo di credenti può definirsi "Chiesa Cristiana"?
La confessione di fede augustana dice sinteticamente: La Chiesa è l’Assemblea dei santi in cui si insegna l’Evangelo nella sua purezza e i sacramenti sono correttamente amministrati. E’ indispensabile per la tradizione battista che alla predicazione della Parola di Dio e alla celebrazione del battesimo e della Cena del Signore si aggiunga anche una vita comunitaria basata sul perdono, sulla riconciliazione, sull’amore fraterno. Se non c’è amore, non c’è Cristo e quindi non c’è neppure Chiesa cristiana, perché Dio è amore.
Quinto quesito: E’ possibile il cammino di unità fra le chiese quando ce n’è una che non ha mai nulla da imparare dalle altre e che pretende di aver ricevuto in esclusiva "la pienezza della grazia e della verità"?
Il cammino di comunione fra cristiani di confessioni diverse può procedere in molti modi ma ne è indispensabile ingrediente l’umiltà e il sobrio riconoscimento dei propri limiti. Molti cattolici conservano questo atteggiamento e dunque con loro tale cammino è possibile, sempre che Cristo crocifisso e risorto, il suo amore e la sua Parola rimangano assolutamente centrali.
La spinta per l’unità fra cristiani non proviene dalla diplomazia ecclesiastica di vertice o dalla buona volontà o dalla buona educazione. La spinta per l’unità proviene dalle parole di Cristo e dalla sua preghiera pronunciata un momento prima della sua passione e morte: "Che siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda" (Evangelo di Giovanni 17, 21). Nonostante l’arroganza, il settarismo e i fondamentalismi di alcuni quella preghiera di Cristo è ancora la vocazione di tutte le Chiese Cristiane.

Past. Anna Maffei

Presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia



Venerdì, 13 luglio 2007