ENCICLIA "SPE SALVI"
Un primo commento protestante

di Agenzia NEV del 30-11-2007

"L’enciclica è interessante anche per la riflessione ecumenica"
Lo dice il teologo protestante Daniele Garrone, precisando tuttavia che la rappresentazione delle cultura europea non può prescindere dal pluralismo delle voci.


Roma, 30 novembre 2007 (NEV-CS106) - "Ad una prima scorsa, l’enciclica appare come un testo di sicuro interesse anche per la riflessione ecumenica, non solo per il richiamo alla interpretazione luterana e protestante di Ebrei 11,1, ma soprattutto per lo spazio che i riferimenti esegetici hanno nello sviluppo della trattazione teologica della speranza e del ritorno di Cristo".
Questa a caldo la prima reazione del pastore Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di teologia di Roma, riferita all’enciclica papale "Spe salvi" resa pubblica oggi.
"Sarà interessante valutare come un tema caro alla polemica di Benedetto XVI, quello del mondo ’senza Dio’ perché ha rivendicato nella modernità la sua libertà e la sua autonomia, viene qui sviluppato a partire da un testo della lettera agli Efesini (2,12): "in quel tempo … eravate … senza speranza e senza Dio nel mondo" rivolto ai cristiani provenienti da un religiosissimo paganesimo e pronunciandosi su Bacone, Kant e Marx. Un testo che non si può seriamente valutare a poche ore dalla sua diffusione, come le dinamiche della comunicazione in Italia richiedono: titoloni e qualche polemica a botta calda, poi più niente, fino alla prossima occasione – nota Garrone, precisando che si tratta di un testo che invece "andrebbe assunto in un approfondito dibattito, che sappia presentare sullo stesso piano un numero di voci realmente diverse, capaci di esprimere realmente il pluralismo della cultura europea degli ultimi secoli, di cui il nostro paese è purtroppo orfano".
Un commento più approfondito alla "Spe salvi" da parte di Daniele Garrone sarà pubblicato sul prossimo bollettino NEV.



Sabato, 01 dicembre 2007