Il dibattito sugli ultimi pronunciamenti Vaticani
L’innovazione del Concilio e la sinodalità ecclesiale

di Sergio Paronetto

Lettera al mio vescovo e a tanti sacerdoti e religiosi veronesi


Ringraziamo Sergio Paronetto per averci inviato questa sua lettera-riflessione che egli ha mandato al vescovo di Verona e a tanti sacerdoti e religiosi veronesi.


Caro fratello vescovo e cari amici,
in attesa di approfondimenti, osservo che il lungo articolo esplicativo del documento vaticano (che chiamo "sussiste") si accorge subito della rigidità presente nel testo, dei rischi di chiusura identitaria (cfr "Avvenire" 11.7.07, p.6). Si affretta, pertanto, a dichiarare che "l’identificazione della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica non è da intendersi come se al di fuori della Chiesa cattolica ci fosse un ’vuoto ecclesiale’". Anzi, il documento conterrebbe "una maggiore apertura" verso la dimensione ecclesiale di comunità cristiane non in piena comunione con la Chiesa cattolica: "al di fuori di questo soggetto visibile [Chiesa cattolica] esistono vere realtà ecclesiali" che "hanno indubbiamente un carattere ecclesiale e un conseguente valore salvifico". Così la presentazione. C’è, però, un dato di fondo. E’ indubbio il tentativo di ridimensionare o addomesticare il Concilio (che vuol dire annullarne l’innovazione reale). Lo testimonia la liberalizzazione della messa di Pio V che, tra l’altro, sembra ridurre il ruolo del vescovo (come ha ben argomentato Melloni) e introdurrà pià problemi di quelli che intenderebbe risolvere.

Perché allora non rilanciamo il fresco valore del Concilio che per me, presente nel 1962 in piazza S.Pietro, al giorno della sua apertura, è pane, acqua, sangue e respiro?

Può essere l’occasione per rileggerne i grandi testi: "Lumen gentium", "Dei verbum", "Gaudium et spes" oppure "Nostra aetate", "Unitatis redintegratio" , "Dignitatis humanae".

Sto rileggendo la "Lumen gentium". Il paragrafo 8, citato più volte dal testo vaticano, contiene molto di più della frase del "sussiste". Si dice che Cristo è "l’unico Mediatore"; che la Chiesa è una "complessa realtà"; che al di fuori dell’organismo Chiesa gli "elementi di santificazione e di verità" sono "doni propri della Chiesa di Cristo" (!).

Nello stesso paragrafo si scrive che la Chiesa opera come Cristo che "da ricco si fece povero" (2 Cor 8,9); che la Chiesa "circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente..."; che la Chiesa è "santa insieme e sempre bisognosa di purificazione; che "prosegue il suo pellegrinaggio" .

E poi ci sono tutti gli altri paragrafi (sono 69).

E’ bene evidenziare com’è composta la "Lumen gentium" che capovolge o innova la tradizionale teologia della Chiesa (luce delle genti non è la Chiesa ma Cristo!). Il primo capitolo presenta la Chiesa come mistero, come mistero trinitario, segno dell’unità con Dio e dell’unità del genere umano: lo Spirito Santo "con la forza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo sposo"(4).

Il secondo afferma che la Chiesa è il popolo di Dio in relazione con l’umanità: il "nuovo Popolo di Dio" è quello dei "credenti in Cristo"; "il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale partecipano all’unico sacerdozio di Cristo"; si illustra la funzione sacerdotale (11), quella profetica (12) e quella regale(13).

Nel terzo si evidenzia la costituzione gerarchica della Chiesa e dell’episcopato: "per il bene di tutto il corpo" (18), come "diaconia" (24), nella collegialità (21-23), per "la predicazione del Vangelo"(25) e la celebrazione del "mistero della Cena del Signore (26). Il quarto capitolo riguarda i laici che cercano il Regno "trattando le cose temporali ordinandole secondo Dio" (31). E’ bene leggere con calma tutti i paragrafi del quarto capitolo, ricchi di contenuto anche per oggi, dal n.30 al 38.

Il quinto capitolo parla della "universale vocazione alla santità nella Chiesa". Il sesto riflette sui religiosi. Il settimo afferma "l’indole escatologica della Chiesa peregrinante e la sua unione con la Chiesa celeste": qui troviamo l’espressione di "Chiesa dei viatori" (49-50). L’ottavo parla di Maria "madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Si dice che il dialogo deve partire da identità chiare. Bene ma, secondo me, non è proclamando "la fedeltà alla identità della fede cattolica" (secondo modalità essenzialiste o dottrinarie, quidi parziali) che si può dialogare in modo fecondo. E’ più evangelico, più umano direi, puntare sulla "testimonianza del Risorto speranza del mondo", secondo il titolo del Convegno ecclesiale di Verona dell’ottobre 2006 (la sua Traccia introduttiva parlava della Chiesa come "profezia dello Spirito"). Oppure risvegliare la domanda del Sinodo veronese: "Chi cercate?"

Per un cammino ecclesiale "sinodale" e corresponsabile c’è bisogno di uno spirito globale ("cattolico"), di un discernimento completo.

Se si ritiene giusto rettificare presunte "letture unilaterali e parziali della dottrina conciliare" (come dice il testo vaticano), è bene ricordare anche le interpretazioni tradizionaliste, minimaliste o negazioniste. Ampio è il negazionismo conciliare!

E’ bene anche introdurre altre precisazioni verso un cristianesimo solo devozionistico o moralistico, annichilito, ridotto a ’religione civile’, ad arma di conquista, a scudo identitario, a rito ’padano’.

Se la liberalizzazione della messa di Pio V vuol essere strumento di riconciliazione verso un settore di credenti, sarà utile rammentare che altre ’fratture’ devono essere sanate.

Faccio alcuni esempi: le comunità cristiane con tanti giovani che lottano contro la criminalità organizzata in molte regioni (di cui la Cei non parla); le esperienze di tanti operatori di pace assimilate a ideologie o a moralismi (il grande Magistero di pace della Chiesa sembra dimenticato); gli omosessuali credenti e variamente credenti; i cristiani (anche catechisti e teologi) che in Sud America sono stati colpiti da condanne o silenzi curiali mentre erano e sono violentati, umiliati, a volte uccisi da poteri che si proclamavano e si proclamano cristiani.

Shalom.
Verona 13.07.07


Sergio Paronetto



Sabato, 14 luglio 2007