Benedetto XVI ha rinunciato alla visita per linaugurazione dellìanno accademico allUniversità di Roma "La Sapienza". Una scelta che merita rispetto, non polemiche. Il mandato di un pontefice è quello di unire i fedeli, non di separarli; di generare dialogo, non diaspore culturali. Le premesse che accompagnavano la visita non erano le migliori per sortire ad un risultato ecumenico; si tratta delle premesse sulle quali è incentrata lintera predicazione di Ratzinger/Benedetto XVI, che vanno dalla lectio magistralis di Ratisbona, ai suoi scritti a quattro mani con Pera, alle radici cristiane dellEuropa, al primato della cultura e della religione cristiana sulle altre religioni e culture. La visita avrebbe acuito le asperità che si sono create in un tempo assai breve e che hanno vanificato decenni di ininterrotti tentativi, spesso riusciti, di aprire le porte della Chiesa cristiana al mondo intero. Invece le porte della Chiesa di Cristo sono rimaste spesso chiuse; * chiuse al pianeta della carità cristiana in occasione della negativa ai funerali di Piergiorgio Welby, * chiuse al mondo dei perseguitati per aprirle alla salma di Pinochet, giudicato meritevole di solenni funzioni, preghiere, salmi, canti gregoriani, incensi e omelie; * chiuse allecumenismo del Concilio Vaticano II e al dialogo con lIslam * chiuse al riconoscimento dei doveri che uno Stato laico ha di fronte ai cittadini e a tutti i cittadini.
Mi piacerebbe vedere questa rinuncia come un segno di umiltà, di consapevolezza che non si entra nei cuori senza bussare, bisogna conoscere il tocco ben noto dellamico ed essere invitati ad entrare. Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)
Marted́, 15 gennaio 2008
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