Pedofilia, il revisionismo del Vaticano

Intervista a Vania Lucia Gaito autrice del libro "Viaggio nel silenzio. I preti pedofili e le colpe della Chiesa"



Il papa nel recente viaggio in Usa ha chiesto perdono per i preti pedofili. Ma l’atteggiamento della Chiesa è veramente cambiato dopo lo scandalo? Intervista a Vania Lucia Gaito, autrice del libro "Viaggio nel silenzio. I preti pedofili e le colpe della Chiesa" (Chiarelettere).

(21 maggio 2008)
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TRASCRIZIONE TESTO INTERVISTA AUDIO DI MICROMEGA A VANIA LUCIA GAITO
(A cura di Stefania Salomone).


Intervistatore: Vania Lucia Gaito, autrice del libro “Viaggio nel silenzio: i preti pedofili e le colpe della chiesa”, che è uscito recentemente per l’editore Chiare Lettere.

D: Ora, nel tuo libro ripercorri le vicende dello scandalo pedofilia che è scoppiato negli Stati Uniti, ma ripercorri anche molti altri casi che ci sono stati in molti altri paesi. La cosa che più ha destato sconcerto in tutte queste vicende, oltre agli abusi che sono stati compiuti da moltissimi sacerdoti nel mondo, è stato l’atteggiamento di omertà, di copertura che i vertici della chiesa hanno avuto nei confronti di questi casi. Recentemente anche il papa nel suo viaggio negli Stati Uniti ha chiesto perdono per le colpe della chiesa. L’atteggiamento dei vertici ecclesiastici è cambiato, a seguito di queste vicende o sono solamente dichiarazioni cosmetiche che non hanno, di fondo, mutato nulla?

R: Guarda, io credo che si tratti di un’operazione di quelle che vengono definite “di revisionismo storico”, perché, intanto, l’atteggiamento del papa e del vaticano già prima di questo viaggio, era lampante. Non era previsto nessun incontro con le vittime. Le domande che sono state rivolte al papa dai giornalisti durante il viaggio aereo erano state precedentemente inviate in vaticano e concordate con il vaticano stesso. Pertanto a me è sembrato un atteggiamento molto poco chiaro, perché trovare due giorni di tempo da trascorrere con Bush e in mezzo a tanti appuntamenti , anche la messa alla cattedrale di S. Patrizio, e non riuscire a trovare, dopo mesi che le associazioni delle vittime avevano avanzato la richiesta di un incontro, il tempo per incontrare le 12.000, quasi 13.000 vittime che sono presenti solo negli Stati Uniti, è una cosa per lo meno incresciosa. All’ultimo minuto, questo incontro con 5 vittime di ecclesiasti pedofili, selezionate tra 12.000, dedicando a queste vittime solo 25 minuti, tra un incontro ufficiale e un altro, ricevute in piedi nella cappella privata della Nunziatura Apostolica a Washington, mi è sembrata una cosa realmente fatta all’ultimo minuto, soprattutto spinto da quello che negli Stati Uniti è accaduto contemporaneamente alla visita papale, e che in Italia non è stato riportato. Per esempio il fatto che una trasmissione seguitissima come “Good Morning America” ha rilasciato il martedì mattina, quindi il giorno seguente all’arrivo del papa del papa negli Stati Uniti, una intervista in cui si riepilogavano tutte quelle che erano state le nefandezze della chiesa in queste particolari circostanze della pedofilia clericale, così come lo SNAP - che è l’associazione delle vittime - ha invece pubblicato, con grande risalto sui giornali, la classifica dei cinque peggiori cardinali degli Stati Uniti, tra i quali c’erano Egan, il cardinale di New York, c’era il cardinale Mahony, ovviamente c’erano tre di quei cardinali che avevano accompagnato il papa durante il suo soggiorno negli Stati Uniti. Per esempio il cardinale Egan e il cardinale Mahony sono stati gli anfitrioni di Ratzinger durante i giorni trascorsi a New York ed entrambi hanno un notevole passato per quanto riguarda la copertura dei preti pedofili. Altrettanto si può dire del cardinale che invece ha poi accolto il papa a Washington, il cardinale Francis George; anche lui ha un passato di copertura di sacerdoti pedofili. Ovviamente rilasciare determinate dichiarazioni e accompagnarsi con tre dei cinque peggiori cardinali d’America, tre dei cinque peggiori cardinali, che hanno offerto coperture ai preti pedofili, a me francamente sembra un controsenso.

D: Certo. E di tutto questo naturalmente non è stata data notizia anche dai media italiani.

R: Assolutamente no. In Italia no; negli Stati Uniti c’è stato un gran fracasso, anche perché negli Stati Uniti è seguitissimo un sito internet che è www.bishopaccountability.org che in pratica ha pubblicato nello stesso periodo in cui Ratzinger è stato negli Stati Uniti uno specchietto in cui venivano racchiusi 19 nomi di vescovi statunitensi direttamente coinvolti in vicende di abusi sessuali. Alcuni di questi vescovi avevano addirittura ammesso gli abusi stessi, ma contro di loro non c’era mai stato nessun genere di provvedimento né di carattere legale, dal punto di vista della giustizia civile, né canonico, sebbene alcuni di questi stessi vescovi abbiano ammesso la loro colpa.

D: Ecco, quindi abbiamo visto che negli Stati Uniti il controllo da parte della stampa rispetto a determinati fenomeni ha permesso che comunque emergessero, al di là delle responsabilità della chiesa. Ora, quando si parla di pedofilia nel clero, si pensa agli Stati Uniti, allo scandalo che ha fatto così tanto fracasso; in Italia non si avverte, almeno nell’opinione pubblica, questo tipo di preoccupazione. Nel tuo libro però sono raccontati moltissimi casi anche italiani, da quello di don Cantini, a quello di don Gelmini ed altri. C’è veramente, come dire, una situazione diversa in Italia rispetto agli Stati Uniti o semplicemente qui da noi lo scandalo non è ancora scoppiato, o non scoppierà, a causa del silenzio dei media e della timidezza rispetto a mettere il naso in certe questioni?

R: Sicuramente il tipo di legislazione americana è differente da quella italiana, e ha favorito l’emergere alla luce del sole del fenomeno. E’ anche vero che i giornali e i media americani in genere sono molto più liberi dei media italiani, che sono classificati dalla Freedom House come semi-liberi. Pertanto difficilmente si mettono contro poteri forti e, a maggior ragione, difficilmente sono contro un potere forte come quello della chiesa. Chiaramente il fenomeno in Italia è presente, così come è presente in Spagna, in Irlanda, in Messico. Quello che c’è di differente è la cultura di fondo. Mentre gli Stati Uniti hanno una cultura molto più liberale della nostra, che stigmatizza le vittime molto meno e tende all’aiuto della vittima, nei paesi di più forte matrice culturale cattolica c’è una stigmatizzazione della vittima, che è ritenuta colpevole quanto colui che ha abusato della vittima stessa. Quindi si unisce a questo il senso di colpa, la paura del giudizio degli altri, la consapevolezza di mettersi contro una potenza molto grande, come è la chiesa cattolica. Pertanto molte cose non raggiungono assolutamente mai né le aule dei tribunali, né tanto meno le pagine dei giornali; non si viene mai a sapere. C’è molto di sommerso, c’è molto di coperto. Io collaboro con l’associazione di Marco Marchese, che è l’associazione per la mobilitazione sociale che si occupa esclusivamente di pedofilia, collaboro con l’associazione Prometeo che si occupa esclusivamente di pedofilia, collaboro con l’associazione Bispensiero che si occupa della tutela dei diritti umani fondamentali, e mi rendo conto che a queste associazioni, su una media di 50 casi che vengono denunciati, 50 richieste di aiuto, 15 sono di persone vittime di ecclesiastici. E questo basta da solo a dare una misura del fenomeno. Non è soltanto una di queste associazioni, è un dato ricorrente non soltanto in queste tre, ma forse in tutte le associazioni e in tutte le strutture che si occupano di ascolto di persone in difficoltà e in questo tipo di difficoltà. Ovviamente un conto è chiamare un telefono amico, diciamo così, o cercare conforto in un gruppo di auto-aiuto, un altro paio di maniche è invece arrivare alla denuncia. L’abuso è l’annullamento dell’autostima. Pertanto ricostruire l’autostima sufficiente ad affrontare il giudizio degli altri, ad affrontare l’aula di un tribunale, o comunque la denuncia e tutto quanto, diventa molto molto complicato; spesso passano degli anni e quando si è pronti, magari il reato è già caduto in prescrizione, perché la legge italiana fissa la prescrizione in tema di abusi sessuali in 10 anni.



Giovedì, 22 maggio 2008