Un’orribile piaga...
FAR LUCE SULLA PEDOFILIA E’ UN DOVERE DI GIUSTIZIA

di Umberto P. Lenzi in collaborazione con Fausto Marinetti

Dal sito http://www.chiesaincammino.org riprendiamo questo importante contributo di Umberto P. Lenzi e Fausto Marinetti


25 Gennaio 2007
Le vittime della pedofilia o efebofilìa, spesso, non vogliono mettere in pubblico le loro dolorose esperienze, specialmente se l’aggressore è anziano, stimato, si è pentito e ha fatto ammenda. E’ evidente che queste persone sono condizionate da una serie di sentimenti repressivi: vergogna, pudore, sensi di colpa, paura, condizionamenti, minacce. Tutto ciò è comprensibile, ma non giustificabile.
Un atteggiamento di “buona intenzione”, se da una parte può essere apprezzabile e, se si vuole, anche caritatevole, dall’altra, è però contrario alla verità e alla giustizia. La vittima e chiunque sia a conoscenza dei fatti, è tenuto in coscienza e, in molti paesi anche per legge, a denunciare il crimine anche per proteggere future vittime. Il cancro non si cura nascondendolo, ma analizzandone meticolosamente le cause e la gravità dell’espansione, mettendo in atto tutto ciò che è necessario al fine di sradicarlo e prevenirlo.
Tutti devono rendersi conto che l’omertà in questa materia grida vendetta al cospetto di Dio ed esige la più rigorosa giustizia di fronte alla società, il “popolo di Dio” e gli “innocenti”, che sono i più indifesi e vulnerabili.
Se si vuole veramente vivere in pace con se stessi e con gli altri, bisogna fare opera di riconciliazione e di giustizia, facendo emergere le cause e ricercando le circostanze che portano, favoriscono, o inducono a questi abusi, affinché si possano applicare misure adeguate per prevenire simili tragedie.
Coprire, occultare, non denunciare il violentatore è, dunque, una carità illusoria ed erronea. Non si può nascondere e seppellire nel silenzio questa grave offesa, la quale prima ancora di essere peccato, è un crimine e, come ogni delitto, deve essere affrontato e risolto in sede civile. La carità senza la giustizia è ingannevole, perché se non denunci ti fai complice di altri possibili reati, quindi la tua carità diventa complicità, perché provoca danni irreparabili.
Quasi tutte le vittime (in particolare negli USA, come evidenziato nel documentario “Hand of God” di Joe Cultrera sul caso di suo fratello Paul) hanno fatto uno sforzo coraggioso nel denunciare e richiamare la pubblica attenzione su queste miserie; hanno capito che, se non avessero rivelato il “cancro” da cui erano state contagiate, le autorità ecclesiastiche avrebbero continuato a nascondere tutto con il pretesto di tutelare la reputazione della Chiesa ed evitare il costo di liti e condanne civili. A spese di chi? Di tante altre vittime innocenti.
Pertanto è un dovere morale, un obbligo di coscienza, denunciare l’accaduto, non per infierire sul colpevole, che del resto in tanti casi, è solo parzialmente colpevole, ma per prevenire il perpetuarsi di questi crimini.
In base a studi approfonditi, statistiche accurate e ricerche scientifiche (vedasi in calce l’abbondante bibliografia) si possono affermare tre tesi:
1- La efebofilìa (termine scientifico per riferirsi a relazioni sessuali con adolescenti; la pedofilia si riferisce a quelle con pre-adolescenti) è una caratteristica, che si riscontra, in modo particolare, nei casi riguardanti il clero cattolico. La maggior parte delle vittime risultano essere chierichetti.
2- La percentuale degli abusi nel clero e nei religiosi/e è proporzionalmente molto più alta di quella riscontrata nella società civile in generale. Da qui si deduce, che ci sono circostanze e condizioni associate allo stato clericale/religioso, come, per esempio, il reclutamento di minorenni ed il celibato obbligatorio, che favoriscono, se non proprio causano, queste aberrazioni.
3- Psicoanalisti e psicologi hanno riscontrato che i preti pedofili sono, per la maggior parte, persone “sessualmente immature” e psicologicamente malate, essendo rimaste bloccate in tenera età nella trappola del narcisismo sessuale, distorsione dei sentimenti e deviazione delle pulsioni. Questo risulta evidente specialmente in coloro che sono entrati in seminario in tenera età.
È anche doveroso segnalare che l’autorità cattolica, non avendo sottoscritto la “carta” dell’UNESCO ed ignorando gli articoli riguardanti il proselitismo di minorenni, continua, magari con le migliori intenzioni, a violare i diritti umani e a favorire queste perversioni.
Negli USA i Vescovi lo hanno finalmente capito, certamente anche in conseguenza dell’alto costo di litigi e risarcimento di danni, e non ammettono più minorenni nei seminari; ma nel resto del mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo o in regioni di forte tradizione cattolica, il reclutamento di minorenni per i seminari e gli istituti religiosi è ancora in vigore.
In nome delle vittime di ieri, di oggi, e, per prevenire quelle di domani, scongiuriamo chi di dovere (autorità civili e religiose) a mettere fine a tutto ciò che può essere “occasione” di questa orribile piaga.
Se veramente e sinceramente ci teniamo alla riconciliazione, giustizia e riparazione non possiamo in nessun modo renderci corresponsabili di questo scandalo ed ingiuria agli “innocenti” ed incorrere nella “maledizione” pronunciata da Gesù stesso: “... guai a chi scandalizza uno di questi piccoli, sarebbe meglio per lui mettersi una macina di mulino al collo ed essere ingoiato dal mare” (Mt 18,6).
Si auspica inoltre che sia rivista la norma del celibato "OBBLIGATORIO" per il clero di rito latino, anche perché, in base a studi e ricerche, è ritenuto, a volte direttamente, ma sempre indirettamente, una delle cause della deviazione, in età evolutiva, delle pulsioni dei candidati. Impreparati, inibiti ed incapaci di gestire la propria sessualità, si rendono colpevoli di abusi e soprusi sessuali non sempre soggetti alla legge civile, ma nondimeno malefici, ingiusti e dannosi alle persone coinvolte, come nei casi di suore abusate, relazioni clandestine, aborti segreti, e prole abbandonata.
Non si può puntare impunemente il dito contro i singoli individui, le cause vanno ricercate a monte nei metodi di reclutamento e nei sistemi educativi, che non sono consoni alle esigenze della natura umana e le circostanze sociali odierne.

Bibliografia:
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Sabato, 27 gennaio 2007