dal sito: Voice of the faithfull
Lo scandalo degli abusi sessuali del clero non è finito

pubblicato il 21 luglio 2007
Editoriale: L’accordo a Los Angeles (17 luglio 2007)

Lo scandalo degli abusi sessuali nella chiesa cattolica è ben lungi dalla fine. In troppe diocesi del paese e del mondo l’attitudine della gerarchia ecclesiastica di negare e insabbiare, esistita per decenni anche a Los Angeles, rimane tristemente in atto anche oggi.
Come americani siamo fieri, ma come cattolici siamo terrorizzati dal fatto che ci è voluto l’intervento del sistema giuridico secolare per imporre ai pastori spirituali l’obbligo che il loro stesso standard morale avrebbe richiesto molto tempo prima.

Anne Wilson
Edward Wilson
Brooklyn, 18 luglio 2007
gli autori sono membri di Voice of the Faithful, una organizzazione cattolica internazionale riformista.

All’Editore:
Dopo che il Cardinale Roger Mahony si è scusato per gli abusi sessuali perpetrati da membri del clero su minori, John Manley, un avvocato che rappresenta un gruppo di vittime, si è domandato come mai il cardinale fosse in grado di pagare un così alto risarcimento alle vittime, ma non ritenersi responsabile per la sua condotta in questi frangenti.
Se si fosse seguito il codice di diritto canonico, i vescovi che hanno scientemente riassegnato il prete colpevole, avrebbero dovuto essere riconosciuti corresponsabili. Il Canone 1395 prevede che un chierico che commetta una violazione al sesto comandamento con una persona al di sotto dei 16 anni venga punito con la riduzione allo stato laicale. Il Canone 1389 stabilisce che una autorità che commetta atto di omissione verso il danno subito da altri, debba essere punito con la rimozione.
I vescovi si sono sottratti alla responsabilità facendo ricorso alla Carta di Dallas del giugno 2002, formulata per proteggere i minori in futuro. Fu promessa una pronta rimozione dell’abusatore. Ma non fu proferito verbo sui vescovi che nel futuro avrebbero segretamente riassegnato il colpevole da un posto all’altro.

Sono state precisamente tali riassegnazioni che hanno moltiplicato esponenzialmente il rischio per i minori.

(Mons.) Harry J. Byrne
Bronx, 18 luglio 2007

All’editore:
la California è stata il primo stato a promuovere l’interesse delle vittime più che dei preti o dei loro complici, promulgando una legislazione pilota che eliminasse lo statuto delle limitazione nei casi di abusi sessuali su minori per almeno un anno. In Delaware si è seguita questa procedura abolendo lo statuto delle limitazioni nelle cause per gravi danni personali alle vittime di abusi sessuali.
Queste leggi danno alle vittime la possibilità di presentarsi in tribunale ed avere l’opportunità di obbligare i responsabili a sedere nel banco degli imputati. E questi responsabili sono tenuti a rivelare anche i segreti più oscuri.
Di questa responsabilità beneficia l’intera società. I cittadini possono solo guadagnarci nella consapevolezza di chi ha tratto reali vantaggi dalla loro incondizionata fiducia e di chi ha approfittato mettendo a rischio i bambini.
La triste verità è che la maggioranza delle vittime di abusi sessuali sono tenute fuori dalle aule prima ancora che si sentano in grado di uscire allo scoperto. Gli stati hanno la chiave per aprire le porte delle aule.

Marci A. Hamilton
New York, 17 luglio 2007

L’autore, docente alla Benjamin N. Cardozo School of Law, è un avvocato delle vittime di abusi in tutto il paese.

All’editore:
Il suo editoriale sui casi di abusi sessuali ha avuto un tono triste e rassegnato invece di un tono provocatorio, che credo più appropriato. In particolare disturba l’uso dello stesso gergo degli abusatori in riferimento all’accaduto come "peccato" che si sposa perfettamente con l’ideologia della chiesa secondo la quale siamo tutti nati nel peccato.
Quello che è realmente accaduto invece è una serie sistematica di crimini. Il peccato è un fatto privato, il crimine è pubblico. Adottando questo linguaggio, riserviamo ai colpevoli una dignità e una privacy che non meritano.
Peter Turman
Santa Monica, Calif., 17 luglio 2007

(traduzione di Stefania Salomone)



Giovedě, 26 luglio 2007