preti pedofili
Lettera aperta al Rev.do Don Di Noto

p.c. a Mons. Fisichella e al giornale l’Avvenire


di Umberto P. Lenzi

Rev.do don Fortunato di Noto,

non si può sottovalutare il prezioso lavoro dell’associazione "Meter", da Lei fondata, che ha denunciato alla polizia postale migliaia di siti pedo-pornografici.

Vorremmo sapere, però, che cosa è riuscito a fare per le vittime della pedofilia clericale che hanno chiesto il suo intervento. Vorremmo sapere: anche Lei, come i vescovi, ha preferito "lavare i panni sporchi in famiglia"? Non Le sembra troppo facile fare dei violentatori dei capri espiatori, salvando le gerarchie ecclesiastiche, tutelando l’immagine della Chiesa? Ricorda? Nel tribunale internazionale di Norimberga sono stati processati i generali, i "cervelli del male", non i soldati semplici, esecutori materiali di ordini criminali.

Ora che cifre, fatti e gravità del fenomeno sono di pubblico dominio - si parla di "epidemia", fiume in piena, che minaccia di travolgere la Chiesa – Lei si lancia contro i "quattro mascalzoni". Come esperto di questo settore non può non sapere, che solo negli USA più di 5.000 preti sono sotto processo o già incriminati, fra cui una ventina di vescovi. Non sa che le vittime sono più di 11.000 senza contare quelle sommerse che sarebbero molte di più? (Perché non prova a "navigare" nel sangue delle vittime, che scorre ancora nel sito http://app.bishop-accountability.org/member/index.jsp ? Si tratta delle deposizioni fatte in tribunale, non si invenzioni degli anticlericali).

Crede forse che basta togliere dal paniere "quattro mele marce" (secondo mons. Fisichella) per sanare un cancro in radice? Se non si individuano le cause profonde; se non si ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità; se non si ricercano i rimedi adeguati; se si ha paura di agire secondo il vero spirito del Vangelo, come si può proclamarsi dalla "parte delle vittime"? Di tutto ciò, nessuna traccia  da parte di chi si dichiara "protettore degli innocenti".

Non un accenno alla differenza tra pedofilia (ed efebofilia) clericale e quella comune del resto della società. Il prete pedofilo non solo compie un crimine, ma uccide lo spirito della vittima. Molte vittime sono state talmente devastate che hanno preferito il suicidio, alla vergogna e umiliazione di essere tradite dal "rappresentante di Dio".  Arrivano a dire di essere state "violentate da Dio stesso". Non bastano neppure i risarcimenti economici e le cure, perché si tratta di sanare le ferite dello spirito, "stigmate" molto più profonde di quelle della psiche.

La responsabilità di tutto ciò grava anche sulla coscienza delle gerarchie responsabili dell’educazione dei seminari e della supervisione del clero.  Ormai abbiamo un’abbondante letteratura al riguardo ed il problema non si limita alla pedofilia. Vi sono altri guasti che infettano il clero cattolico.  Le statistiche di CARA (Center for Applied Research in the Apostolate, organizzazione della gerarchia catt. USA) rivelano che meno del 10% del clero osserva il celibato. La pedofilia clericale non è un fenomeno attuale e passeggero, ha radici profonde e sistematiche. Sipe calcola che dal 5 al 7%  dei preti ne sono contagiati. Secondo i ricercatori il 40/50% del clero avrebbe un orientamento omosessuale. Il 10% dice di aver fatto sesso con colleghi o in seminario. Negli anni ’90 diverse diocesi USA avevano il 10% di preti pedofili. Nel 1991 il 66% dei preti in servizio a Los Angeles era pedofilo, compresi due vescovi. La rivelazione di migliaia di abusi indica, che la gerarchia può dire di non conoscere la natura scientifica della pedofilia, ma non può sostenere di non sapere che tale comportamento è devastante e criminale.

Si conoscevano le dimensioni del fenomeno ma lo si è tenuto nascosto di proposito. Bisogna chiedersi: 1- perché il clero si tappa la bocca quando si tratta di sesso? 2- Che cosa paralizza le vittime? 3- Perché Vaticano e vescovi ricorrono alla segretezza? 4- Perché i laici subiscono? 5- Perché le vittime sono sottoposte a pressioni?  

Il libro Sex, Priests, and Secret Codes, The catholic Church’s 2.000-Year Paper Trail of Sexual abuse", Volt Press, Los Angeles, 2006, di T. Doyle, P. Wall e Richard Sipe (da 34 anni cura vittime e carnefici, insegna nei seminari e fa conferenze al clero) mette in evidenza le cause di un fenomeno tanto complesso quanto occultato per salvaguardare l’immagine della Chiesa.  

Sintetizzo alcune idee di fondo di questo testo magistrale: 

Cospirazione del silenzio - La forza del potere clericale induce le vittime a non riferire per paura del castigo divino. Il clima di tolleranza, segretezza, incapacità di controllo gioca a favore dei pedofili. Il segreto è un codice familiare a ogni sistema auto-referenziale, una forma di società segreta, che, per la propria sopravvivenza, nasconde le trasgressioni dei propri membri. Negli USA gli archivi hanno prodotto prove incontestabili, le commissioni investigative dichiarano che le diocesi sono responsabili per una specie di cospirazione al silenzio. Oggi, giudici e pubblica opinione, ritengono che la condotta dei vescovi sia una forma di collaborazione con il male e c’è chi parla perfino di "associazione a delinquere". 

Celibato - Le cose si sanno, ma non si dicono, perché inimmaginabili. E così il sesso del clero è tenuto sotto chiave, protetto e canonizzato dall’etichetta del celibato. Per i fedeli è impensabile che il prete possa cadere così in basso. Non viene presentato come una specie di angelo? Nel passato la Chiesa ha disprezzato il sesso in tutte le sue manifestazioni, definendolo "sporco, peccaminoso, impuro". L’aureola di segreto e di vergogna che lo circonda conduce all’ossessione per "gli atti impuri". Se il celibato è così fondamentale, la Chiesa deve riconoscere che non dà una preparazione adeguata. Per diventare prete uno deve studiare diversi anni. E per gestire le pulsioni? I vescovi non sono in grado di riformare se stessi né controllare la condotta sessuale dei preti senza l’aiuto, il controllo e la supervisione dei laici (=popolo di Dio). Ci sono preti uxorati e pastori protestanti convertiti al cattolicesimo con la loro famiglia, ma per il clero di rito latino il celibato è il tema più controverso. Nonostante l’emorragia e la sofferenza di 120.000 preti sposati nel mondo, il Vaticano insiste che è vivibile e essenziale. Amori clandestini, concubinato, abusi, figli non riconosciuti, suore stuprate, si tollera tutto, si rimuovono i fatti, anche il più deplorevole: la pedofilia. Per la prima volta, dalla riforma protestante, la vita sessuale del clero viene messa in pubblico. E le vittime auspicano di vedere il giorno in cui la pedofilia, questa ferita aperta da secoli nel corpo di Cristo, non sarà più che una cicatrice, un ricordo triste del passato. Ma altri misfatti, sotterfugi, miserie e tragedie continueranno ad offuscare l’immagine della chiesa se non si affronta una delle cause di fondo: il celibato obbligatorio. (cf  "Celibato - Dono o legge?" del Dr. Heinz J. Vogels). Il solo fatto che 120.00 preti siano stati costretti a "lasciare", senza contare coloro che si "arrangiano" non significa proprio niente per voi? Se fosse una libera scelta non avremmo questo esodo in massa: un prete su quattro! E poi la Chiesa, almeno, non sarebbe più "complice" dell’infamia di tanti abusi sessuali da parte dei "funzionari di Dio".  Insomma, non è evidente che si vuol far credere a tutti i costi che "siamo puri e casti" ad un prezzo inaudito?

Seminario - Ormai si ammette che la formazione da apartheid del seminario è inadeguata, anzi, una delle cause. Le regole stesse (controllo delle stanze, porte aperte, mai due da soli) fanno presumere che gli impulsi sessuali siano più pressanti in un ambiente artificiale di soli maschi, che pare favorire l’inclinazione all’omosessualità. In questo caso la corruzione non viene da forze esterne, ma è generata e si perpetua all’interno del sistema clericale. Quindi non si scaccia dal basso, ma dall’alto. I vescovi americani riconoscono (attraverso una Commissione ad hoc), che "ai seminaristi è negato un normale sviluppo psicologico. Infatti alcuni, ordinati sui 25 anni, hanno la maturità emozionale di un adolescente. La mancanza di uno sviluppo psico-sessuale "normale" può spiegare come alcuni abbiano ricercato la compagnia di adolescenti. La Commissione ritiene che questo fenomeno sia una causa dell’incidenza degli abusi sessuali. Tute le diocesi americane hanno chiuso i seminari minori. Vescovi e rettori devono garantire un ambiente in cui i giovani siano in grado di crescere non solo intellettualmente e spiritualmente, ma anche emozionalmente" [nostra sintesi]. La "Convenzione sui Diritti del minore" proibisce il reclutamento di minorenni al di fuori dell’ambiente familiare (U.N. General Assembly, Document A/RES/44/25, 12.12.1989. Il Vaticano non l’ha firmata). Eppure in Italia ci sono 123 seminari minori, spacciati per scuole o semi-internati. 

Potere clericale – I genitori delle vittime come hanno potuto permettere che succedesse? Educati a non mettere in discussione il "reverendo padre", credono sia peccato contraddirlo o chiacchierare di lui e le sue attenzioni verso un figlio sono considerate segno di predilezione. Il solo pensiero di qualche cosa di spiacevole è al di fuori della loro immaginazione. La vittima accetta le avances del "padre" con la più totale incomprensione che possa farle del male. Ed egli approfitta del suo potere spirituale per convincerla che nessuno le crederà.  Da dove viene tanto potere del prete? A lui sono affidati poteri essenziali per la salvezza: celebrare l’eucarestia, perdonare in nome di Dio. Il celibato obbligatorio, poi, rinforza la mistica, che lo pone al di sopra dei laici. Quando viene ordinato "possiede l’autorità di agire con il potere e nella persona di Cristo stesso" (Catechismo, 1548, 1581). Viene messo sul piedestallo di Dio. Il curato d’Ars giunge a dire: "Che cosa è un prete? Un uomo che sta al posto di Dio, investito di tutti i suoi poteri. Quando perdona non dice "Dio ti perdoni", ma "Io ti perdono". Se incontrassi un prete e un angelo, prima saluterei il prete poi l’angelo. Questi è amico di Dio, il prete sta al suo posto". Per la Chiesa la divisione tra preti e laici è di origine divina (can. 207). Conclusione: non è ammessa nessuna debolezza, lo scandalo va soppresso, le vittime messe a tacere, cioè "immolate". 

L’impatto sulle vittime - Chi  violenta un bambino è un "assassino dell’anima". Chi perde un arto può sostituirlo, ma quando viene ucciso lo spirito, si perde il senso stesso della vita. Le vittime affermano di essere state paralizzate, tramortite, perché è inconcepibile che un personaggio così sublime possa fare del male. Il Dr. Lothstein riferisce: "Mi hanno detto che la loro anima veniva assassinata. Un assassinio nell’anima, dell’anima. E non possono superare il senso di colpa e di vergogna. "Come mi è successo? Potrò mai tornare a Dio?" (National Cath. Reporter, 9.8.2002). La vita diventa sconfitta e vuoto assoluto. Come se gli fosse stata strappata l’anima. E molte vittime non rivelano l’accaduto neppure dopo molti anni, per il semplice fatto che non riescono a farlo. Il timore di dispiacere al rappresentante di Dio innesca la paura di dispiacere a Dio stesso e questo é paralizzante. In alcune circostanze la sofferenza è così insopportabile che solo la denuncia libera da un peso insopportabile. Oppure il suicidio.

Perdonare la gerarchia - E’ incomprensibile che un’istituzione, la quale si proclama il corpo di Cristo, si svilisca fino a disprezzare le vittime e si sforzi di nascondere la sua responsabilità piuttosto che curare il male alla radice, cioè se stessa. Gesù non attenua la condanna di chi scandalizza un bambino: "meglio per lui mettersi una macina da mulino al collo e buttarsi nel mare". La macina spetta allo stupratore e ai suoi sostenitori, non alla vittima. Si può capire lo stupro di chi dice la messa tutti i giorni? Come sopportare il tradimento fatto in nome della religione e come suo ministro? Il prezzo del perdono è la pura e semplice verità dei fatti. Verità e riforma sono richieste ai vescovi e preti che hanno tollerato, coperto e trascurato i propri doveri. Tutti coloro che hanno ignorato e nascosto sono colpevoli di scandalo. Pochi vescovi hanno chiesto perdono per la loro negligenza, cecità e collusione.  

Eccesso e abuso di autorità? - Molti auspicano che Roma si decida ad ascoltare il "popolo di Dio", ma l’eccesso di potere acceca. I vescovi, convinti che la loro autorità è da Dio, rigettano ogni critica come un attacco alla loro persona. Il laicato è ridotto a elemento decorativo o di mera consultazione. La pedofilia potrebbe fare quello che né teologi né profeti sono riusciti a fare: la frustrazione e la rabbia di milioni di laici sta cambiando il modo di interagire della gente con la gerarchia. I prelati, abituati a una specie di "onnipotenza", sono costretti a fare i conti con la loro incompetenza. Ai sopravissuti non basta una stretta di mano, profusione di scuse e promessa di tante preghiere. Vogliono essere in grado di credere che la gerarchia ha capito il loro trauma e l’orrore vissuti. I più, quasi miracolosamente, vogliono essere certi che chi ha stuprato il loro corpo e la loro anima trovi aiuto e non sia più in grado di nuocere. Molti pedofili sono stati riciclati, altre vittime sacrificate. Perfino la Commissione della conferenza episcopale USA dice che non si è risposto a certe domande: perché li avete coperti? Perché gli "offesi" sono stati ignorati? Perché le gerarchie si sono rifiutate di rivedere il loro modo di amministrare? Perché hanno persistito nella difesa della loro immagine? Il tragico incubo ha svegliato il laicato dal coma spirituale a cui era stato ridotto. Alcuni capiscono che possono essere adulti e a casa propria anche nella Chiesa e non possono accettare le conclusioni senza fiatare. Le dimostrazioni davanti alle cattedrali americane hanno avuto il loro impatto e molti cominciano a capire che non possono più aspettarsi omaggi, inchini e baciamano. Non c’è più spazio per la paura, segretezza, arroganza. Troppe anime sono state devastate. Non è in discussione il potere episcopale, ma il tradimento della fiducia, lo stupro dell’anima, la falsità, l’amministrazione disonesta in nome della religione.  

Per concludere: è non solo ignobile, ma semplicemente malvagio, voler linciare i preti pedofili, quegli stessi  che si voleva proteggere, occultare, nascondere e non assumere le proprie responsabilità. Anch’essi, a loro volta, sono vittime del sistema clericale,  del suo secolare misoginismo, omofobia, patriarcalismo, disprezzo della sessualità.  E se si vogliono mettere al muro i "soldati semplici", perché si continua a promuovere, premiare i loro "generali", cioè i card. Law, i vescovi omertosi e quelli che sono giunti al colmo di denunciare le vittime come nel caso di Agrigento?  Il card. Law, condannato in contumacia, uno dei più appariscenti collaboratori della "strage degli innocenti" a Boston, è stato promosso arciprete di S. Maria Maggiore, dove continua a godere di tutti i privilegi cardinalizi, compreso quello del principio di extraterritorialità. Si tratta di privilegi del tutto evangelici? E’ un buon esempio per i preti in  galera? E’ quello che farebbe il Cristo con chi ha contribuito a rovinare la vita di centinaia d’innocenti?

L’educazione sessuale, il reclutamento di minorenni, il lavaggio del cervello nei seminari sono responsabilità, di cui la gerarchia deve rendere conto al "popolo di Dio" e alla società civile. Le ragioni per cui sono stati chiusi i seminari minori in Inghilterra, Irlanda e USA, non valgono forse per l’Italia, Spagna e, soprattutto, per il sud del mondo? Se questo sistema è stato riconosciuto sbagliato, perché si continuano a gestire  seminari minori camuffandoli come "semi-internati, scuole vocazionali"?

Uno studio serio e coraggioso del problema porterebbe a soluzioni più consone con la pratica apostolica, quando i "presbiteri" erano solo persone (si sottolinei persone) mature, provate, stimate, scelte dalla comunità, al servizio della stessa, non del proprio potere, da cui è nato il privilegio, la casta e… la corruzione.

Preghiamo, affinché questa "strage degli innocenti" non sia vana. Diamo alle vittime, oltre alla palma del martirio, la soddisfazione di non essere state sacrificate invano da mani consacrate. Ed andiamo a visitare in carcere i poveri preti "colpevoli", perché sono anche loro creature di Dio e forse meno responsabili di chi li ha "educati" e governati.  

Distinti saluti. 

Umberto P. Lenzi

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Lunedì, 16 luglio 2007