La Chiesa e i laici devono fare di più per sarare la crisi degli abusi

di Dan Yetter

4 maggio 2008

Come credente cattolico, impegnato in parrocchia per 40 anni, mi sono sentito incoraggiato dal riconoscimento di papa Benedetto che gli scandali degli abusi sessuali sono stati "mal gestiti". Ha anche detto ai vescovi "di curare le ferite causate dalla sfiducia, di perseguire la guarigione, di promuovere la riconciliazione e raggiungere tutti coloro che sono stati gravemente feriti". Incontrando i rappresentanti delle vittime, il papa ha mostrato un comportamento simile a Cristo che mi ha fatto sentire fiero di essere cattolico, dato che Gesù era esclusivamente amore e compassione.

Prego che questa non sia la fine della guarigione di coloro che hanno subito gli abusi. Meritano molto di più della nostra compassione, del nostro rispetto e del nostro sostegno.

In favore della chiesa, nella sua terza verifica annuale, il procuratore distrettuale del New Hampshire ha parlato di "significativo progresso" da parte della Diocesi del New Hampshire verso l’aderenza ai termini prescritti dagli accordi, gli stessi che hanno mantenuto la diocesi lontana dal tribunale. Ha inoltre parlato di "cambiamenti positivi in relazione alla visione complessiva del programma di conformità".

Comunque il linguaggio utilizzato nel programma della diocesi ancora non fa alcun riferimento alla rimozione di qualcuno accusato di abusi, e nella precedente verifica, la diocesi aveva evitato l’accordo.

Inoltre, sia a livello locale che nazionale, coloro che consapevolmente e segretamente hanno trasferito i preti colpevoli di parrocchia in parrocchia, ricoprono ancora posizioni di responsabilità.

Oltre a ciò, nel Maryland, in Colorado e nel Wisconsin, la chiesa ha presentato dei conteggi che hanno temporaneamente esteso lo statuto delle limitazioni per cause intentate dalle vittime minorenni degli abusi sessuali. Questo è stato fatto attraverso la "Conferenza Cattolica", un insieme di agenzie create dai vescovi di uno stato per prendere posizione nell’ambito di procedure penali.

Infine, durante la sua visita, il papa ha anche domandato: "Cosa significa parlare della protezione dei bambini quando pornografia e violenza sono presenti in molte case attraverso i media disponibili?" Ha poi incaricato i vescovi di affrontare la questione dell’immoralità sessuale nella cultura di oggi.

E’ con disappunto che rifletto sulla risposta della chiesa. Vedo chiari tentativi

1) Di essere meno cooperativi nei processi legali

2) Di anteporre i costi dei risarcimenti al benessere delle vittime

3) Di minimizzare le esigenze di cambiamento nella chiesa.

Il cambiamento non verrà comunque perseguito mantenendo in carica alcuni prelati o spostando l’attenzione dello scandalo dalla responsabilità della chiesa alla pornografia o alla violenza dei media.

Noi cattolici possiamo fare più di questo. La scorsa domenica nella chiesa di Maria Regina della Pace a Salem, abbiamo cantato l’inno "Here I Am, Lord" (Sono qui Signore). Riprendiamo le parole che arrivano al cuore: "Io che ho fatto le stelle nella notte, le farò brillare. Chi porterà loro la mia luce? A chi la manderò? Eccomi, Signore, sono io?"

Si, siamo proprio noi. Noi, i laici, dobbiamo rileggere i documenti del Vaticano II e riscoprire che "noi siamo la chiesa" attraverso il battesimo. Mettiamo da parte le nostre preoccupazioni sulla mancanza di preti o sui giovani che non frequentano più la chiesa, e raddrizziamo la crisi curando i feriti, usiamo la nostra meravigliosa fede cattolica per trasformare la chiesa. Forse solo allora gli altri problemi potranno trovare soluzione.

Dobbiamo occuparci delle cause alla base degli scandali:

1) Il clero che non è mai responsabile delle persone di cui è pastore

2) La cultura della segretezza.

Cambiando queste cose possiamo avere una chiesa responsabile, aperta e trasparente.

Inoltre, i laici, donne comprese, devono partecipare in modo significativo alle decisioni ecclesiali e alla gestione. Questo ci permetterà di usufruire dei talenti presenti all’interno della chiesa per il suo stesso bene.

Infine, con compassione ma con fermezza, dobbiamo insistere che tutti coloro che hanno trasferito i preti colpevoli di abusi di parrocchia in parrocchia, vengano rimossi dalle posizioni di responsabilità. E’ il minimo che possiamo fare per il progresso e la giustizia.

Per sostenerci in questa lotta per la guarigione degli abusati, potete iscrivervi all’associazione "Survivors Network of those Abused by Priests" (SNAP), snapnetwork.org.

Per la trasformazione della chiesa, invece, contattate "Voice of the Faifhtul" votf.org.


Testo originale
traduzione di Stefania Salomone


Published: May 04, 2008 01:52 am ShareThis PrintThis

Forum: Church, laity, have more to do to heal after abuse crisis

Dan Yetter

As a cradle Catholic and someone who has been involved in my parish for 40 years, I was encouraged by Pope Benedict’s acknowledgment that the sexual abuse crisis was "very badly handled." He also told the bishops "to bind up the wounds caused by every breach of trust, to foster healing, to promote reconciliation and to reach out to those so seriously wronged." By meeting with representatives of the abused, the pope displayed a Christlike behavior which made me feel proud to be Catholic, since Jesus was more about love and compassion than anything else.

I pray that this is not the end of the healing for the abused. They deserve much more of our compassion, respect, and support.

To the Church’s credit, in its third and latest annual audit, the New Hampshire attorney general did report "significant progress" by the Diocese of New Hampshire toward compliance with the terms of an agreement which kept the diocese out of criminal court. Also reported were "positive changes with respect to the tone at the top and oversight of the compliance program."

However, diocese policy language is still not in place which would remove someone accused of abuse when an allegation is reported, and, in previous audits, the diocese had challenged the agreement.

Furthermore, both here and nationally, those who knowingly and secretly have transferred sex abusers from parish to parish are still in positions of authority.

In addition, in Maryland, Colorado, and Wisconsin, the Church has opposed bills that would have temporarily lifted the statute of limitations for suits brought on behalf of victims of child sexual abuse. This was done through "Catholic Conferences," which are agencies created by the bishops of a state to advocate positions in legislative processes.

Lastly, during his visit, the pope had also asked, "What does it mean to speak of child protection when pornography and violence can be viewed in so many homes through media widely available today?" He then charged the bishops with the task of confronting sexual immorality in the wider culture.

It is with disappointment that I reflect on the Church’s response. I see attempts (1) to be less than cooperative with the state’s judicial process, (2) to place the cost of settlements above the victim’s welfare, and (3) to minimize the need for change in the Church. Change is not fostered by keeping those currently in authority in place, and by shifting the focus of the scandal from the Church’s responsibility to that of pornography and violence in the media.

We, Catholics, can do better than that. Last Sunday, at Mary Queen of Peace in Salem, we sang the hymn "Here I Am, Lord." Let us take the words to heart: "I who made the stars of night, I will make their darkness bright. Who will bear my light to them? Whom shall I send? Here I am, Lord. Is it I?"

Yes, it is us. We, the laity, need to reread our Vatican II documents, and to rediscover that "we are the Church" by baptism. Let us put aside our concern over the shortage of priests and the loss of youth from Church attendance, and first make this crisis right by healing the abused, and using this beautiful Catholic faith to transform our Church. Perhaps then, other concerns will take care of themselves.

We must address the underlying causes of this crisis — (1) clergy who are not accountable to the people they serve, and (2) the culture of clerical secrecy. Reversing these would produce an open, transparent, and accountable Church.

Additionally, lay people, including women, must participate in a meaningful way in Church decision making and governance. This would embrace all talents within the Church for the good of the Church.

Finally, with compassion, but firmness, we must insist that those who transferred sex abusers from parish to parish must remove themselves from positions of authority. Justice and progress would demand no less.

To join with others for the healing of the abused, you can support the organization "Survivors Network of those Abused by Priests," snapnetwork.org. For the transformation of the Church, support "Voice of the Faithful," votf.org.

Dan Yetter is a resident of Salem, N.H.



Mercoledì, 07 maggio 2008