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«Riuscire a fidarsi di nuovo è molto difficile quando la persona di cui più ti fidavi ti ha fatto una cosa del genere». È questa, insieme ad un dolore che non svanisce, la ferita più grande che un abuso lascia su chi lo ha subito. Lo racconta Elena (il nome è di fantasia), molestata e violentata da un sacerdote in una parrocchia dellOntario. Per lei non è facile parlare di quello che le è accaduto, «ma è necessario farlo - dice - perché non voglio che altri soffrano quello che ho sofferto io». Era la fine degli anni Sessanta ed Elena aveva circa 9 anni quando il sacerdote che avrebbe dovuto prendersi cura di lei ha iniziato a molestarla toccandole il seno. «Diceva di averne bisogno come del pane», racconta, dicendo che ogni volta le cose peggioravano, fino a quando un giorno, mentre camminava per strada, le ha offerto un passaggio in auto fino a casa. «Dopo essere riuscito a farmi salire in macchina ha iniziato a guidare, ma anziché a casa, mi ha portato in un luogo appartato, dove mi ha stuprata. È andata avanti così per tre anni e mezzo - racconta - Io ho detto subito a mia madre quello che era successo, ma lei non mi ha creduto: il sacerdote, in casa mia, era considerato la cosa più vicina a Dio». Perché la sua famiglia le credesse è stato necessario che la sorella, per caso, fosse testimone delle violenze. Da quel giorno Elena non ha dovuto più andare a messa o alloratorio, ma i genitori - «erano altri tempi», spiega - non andarono alla polizia, non denunciarono il fatto. «Solo dopo molti anni ho trovato il coraggio di farmi avanti e intraprendere unazione legale - dice - Alcuni mi hanno chiesto di fermarmi perché avrei mandato in bancarotta la diocesi, ma io ho pensato: “Come potete dire questo, loro hanno mandato in bancarotta la mia vita”». Anche ora che è una donna adulta e sposata, Elena continua ad essere perseguitata dagli stessi incubi che aveva quando era una bambina. «Non mi hanno mai abbandonato. E ancora oggi camminare da sola e rimanere al buio sono cose che continuano a farmi paura». Le cose sono in parte cambiate quando ha scoperto di non essere lunica vittima del sacerdote che laveva molestata. «Mi sono sentita meno isolata, meno sola, questo mi ha dato il coraggio di farmi avanti e rompere il silenzio». Molte le cose che ha scoperto parlando con le altre vittime, ma quella che lha ferita di più, che più lha fatta arrabbiare, è che la sua parrocchia sapeva degli abusi dallinizio dei primi anni Sessanta e non ha fatto nulla per fermarli». «Lunica cosa che hanno fatto è stata trasferire questa persona di parrocchia in parrocchia, senza fermarla. La diocesi avrebbe dovuto proteggerci, ma non lha fatto»
Sabato, 19 aprile 2008
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