Ancora un caso di pedofilia nel clero italiano. Ancora il silenzio di una curia

da Adista

33843. FIRENZE-ADISTA. Sono passati più di trent’anni dai primi abusi. Ma solo ora qualcosa è cominciato a filtrare dal muro di silenzio che ha circondato per decenni la parrocchia "Regina della pace", nella periferia di Firenze. Le accuse rivolte all’ex parroco don Lelio Cantini sono pesantissime: secondo i memoriali presentati dalle vittime alla Curia di Firenze, don Cantini - a partire dal 1975 - avrebbe abusato di ragazzine dai 12 ai 17 anni, avrebbe richiesto alle famiglie denaro ed altri beni, ed avrebbe plagiato giovani ragazzi costringendoli ad entrare in seminario sotto la minaccia di cacciarli "per sempre dalla parrocchia". I racconti delle vittime fanno riferimento anche alla figura di una donna, la "perpetua" del parroco (Rosanna S.), descritta come una sorta di "veggente" che in base alle apparizioni di Gesù indicava a don Cantini gli "eletti" per la "nascita della nuova chiesa dello spirito".
Sempre secondo queste testimonianze, il prete giustificava la richiesta di rapporti sessuali spiegando alle ragazzine che si trattava di una forma di "adesione totale a Dio" e intimando loro il silenzio assoluto pena "il castigo divino". Un silenzio che si è protratto fino al 2004, quando un gruppo di ex ragazzi della parrocchia ha inviato alla Curia di Firenze una lettera con allegati una serie di memoriali sui fatti di quegli anni. Alla lettera sono seguiti alcuni incontri con il cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze dall’’83 al 2001, con l’attuale arcivescovo Ennio Antonelli, e con l’ausialiare Claudio Maniago (che proprio nella parrocchia "Regina della Pace" ha maturato la sua vocazione, tanto da celebrare insieme a don Cantini, l’8 settembre del 2003, il secondo anniversario della sua nomina a vescovo). L’unico risultato è stato però, nel settembre del 2005, il trasferimento "per motivi di salute" di don Cantini in un’altra parrocchia della diocesi. A questo punto, gli ex ragazzi della "Regina della Pace" hanno deciso di rivolgersi direttamente al papa con una lettera datata 20 marzo 2006. A rispondere è stato l’allora presidente della Cei, il card. Camillo Ruini, il quale si è augurato che l’allontanamento di don Cantini dalla diocesi - avvenuto il 31 marzo 2006 - potesse infondere "serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti". Don Contini si è così trasferito a Viareggio insieme alla sua "perpetua" senza che nei suoi confronti fosse avviato alcun processo canonico. Ma al papa, pochi mesi dopo, si è rivolto anche un gruppo di sacerdoti della diocesi fiorentina: "Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio", hanno scritto i sacerdoti denunciando che "a quasi due anni" di distanza dalle prime testimonianze degli abusi non erano ancora arrivate da parte dei vertici della Chiesa fiorentina né "una decisa presa di distanza" dagli accusati, né "una scusa ufficiale", né "un atto riparatore e credibile".
Solo il 17 gennaio del 2007 l’arcivescovo Antonelli ha comunicato agli ex ragazzi della "Regina della pace" alcuni provvedimenti decisi nei confronti di don Cantini, quali il divieto per cinque anni di confessare, di celebrare la messa in pubblico, di assumere incarichi ecclesiastici oltre all’obbligo, per un anno, di fare ogni giorno un’offerta caritativa e recitare il Salmo 51 o le litanie della Madonna. Lo stesso Antonelli, dopo che il quotidiano la Repubblica nei giorni scorsi ha acceso i riflettori sul caso, si è però rifiutato di rilasciare alcun commento sulla vicenda. Ha parlato invece l’ex arcivescovo Piovanelli, che in un’intervista all’Unità (10/4) ha ammesso di aver ricevuto una rivelazione di abusi anche prima della denuncia collettiva del 2004: "Quando io ho avuto a che fare, non con questa storia, ma con un solo fatto, sembrava che ci fosse solo quello, quindi dopo aver parlato con la vittima e dopo aver parlato con il sacerdote, fatta la giusta reprensione, sembrava che ci si doveva fermare lì, perché pareva un solo errore". Alle reiterate domande del giornalista se "una reprensione" poteva essere considerata un provvedimento sufficiente per un abuso sessuale, Piovanelli ha risposto: "Allora sì, perché c’era un fatto solo".
Intanto la Procura di Firenze ha aperto un procedimento penale per abusi sessuali pluriaggravati e continuati. "Ancora non si può dire se gli abusi denunciati siano prescritti o no - ha dichiarato il procuratore Ubaldo Nannucci -. Bisogna vedere fino a quando si sono protratti quei comportamenti. L’unico dato di fatto, per ora, è che questo sacerdote è stato rimosso nel 2005".
Sul caso di don Cantini è intervenuto anche Enzo Mazzi, animatore della Comunità di Base dell’Isolotto, a Firenze: "Gli episodi di pedofilia emersi nella Chiesa fiorentina - afferma Mazzi - come in molte altre Chiese locali nel mondo, evidenziano contraddizioni e deficienze strutturali dell’istituzione Chiesa. È ingiusto e immorale scaricare tutto sul colpevole di turno. Ognuno è responsabile delle proprie azioni e ne deve rispondere verso le vittime e verso la giustizia. Ma la responsabilità individuale non assolve affatto le responsabilità dell’istituzione". Secondo Enzo Mazzi, infatti, "fa parte di una pastorale ’normale’, che dovrebbe essere superata nel dopo-Concilio ma non lo è affatto, il condizionamento violento di coscienze infantili attraverso l’imposizione di sensi di colpa che s’insinuano nel profondo e si trascinano inconsapevolmente per tutta la vita". "Come chiamare tutto questo se non ’pedofilia strutturale’ della Chiesa? E la sacralizzazione del potere ecclesiastico, la teologia e la pastorale del disprezzo verso il corpo, il sesso, il piacere, la condanna di ogni forma di rapporto fra sessi che non sia consacrato dal matrimonio, non è tutto questo violenza?".



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Martedì, 17 aprile 2007