Il papa alla Sapienza - Il commento
Parole senz’anima

di Sergio Grande

Questo papa passerà alla storia come colui che ha inventato un nuovo gergo, il “papalese”. Un gergo diverso da tutti quelli finora conosciuti, diverso dal “filosofese”, dal “teologhesse”, dal “cattolichese”, dal “politichese” e chi più ne ha più ne metta. Un gergo che lui solo comprende e che lui solo usa. Agli altri resta solo il compito di applaudirlo, senza peraltro neppure poterne fare a meno, pena lo scatenamento di una campagna mediatico-politica di solidarietà con il “papa”, come quella andata in onda in questi ultimi giorni e che ha avuto il suo culmine nell’adunata a Piazza San Pietro di ieri 20 gennaio 2008.
Sono giunto a queste conclusioni dopo aver ascoltato, mio malgrado, il testo del messaggio che il Papa ha inviato all’università La Sapienza di Roma e che è stato letto da un’altra persona durante l’inaugurazione dell’anno accademico di giovedì 17 gennaio. Testo che è stato applaudito con la stessa foga di come se il Papa fosse li presente in diretta.
Ho ascoltato questo discorso da Radio Radicale, l’unica radio che ascolto perché è senza pubblicità. Ho già scritto su questo sito che non leggo gli scritti del Papa. Mi rifiuto di leggere i testi di chi ha una vita tanto diversa e contrapposta con quello che è scritto nel Vangelo e con la pratica di vita che ha avuto Gesù di Nazareth. Non mi interessano i discorsi di chi è bravo solo a condannare e a scomunicare quelli che non la pensano come lui. Ma venerdì sera, pur potendo cambiare canale, sono rimasto ad ascoltare quello che il Papa aveva da dire ai professori e agli studenti de “La Sapienza” e che è stato letto da un’altra persona. Certo la voce non era la sua ma questo è forse servito meglio a soddisfare la mia curiosità. Ero curioso di capire e alla fine ho capito: Papa Benedetto XVI parla il “papalese”, cioè parla per se stesso, per il puro e semplice gusto estetico di sentire la propria voce. Non gli importa nulla di sapere che cosa abbiano o meno capito quelli che lo ascoltano, lui continua dritto fra citazioni di autori che solo lui conosce e poi aspetta l’applauso finale che gli è dovuto “a prescindere”, come direbbe Totò. Se è stato insegnante è stato un pessimo insegnante.
Man mano che lo ascoltavo mi è venuto in mente il famoso aneddoto su Albert Einstein, quello che racconta della dichiarazione di una signora dell’alta società, che nulla sapeva di matematica, all’uscita di una conferenza del grande matematico: “i primi cinque minuti si capiva tutto, dopo un quarto d’ora si capivano solo Einstein ed il padreterno, dopo mezz’ora si capiva solo Einstein”. Non tutti sono obbligati a conoscere la “matematica” ed è quindi persino scontato che un discorso matematico possa essere apprezzato fino in fondo solo dai matematici. Ma un Papa ha il dovere di farsi capire da tutti e non solo dagli specialisti del suo particolare pensiero.
Leggo testi di tutti i tipi molte volte al giorno. Conosco il gergo dei teologi e dei filosofi. Ma ciononostante il discorso di Benedetto XVI mi è risultato incomprensibile, impossibile da seguire per più di cinque minuti di seguito. Se non mettesse tristezza ascoltarlo potrebbe essere utile come sonnifero serla. Eppure alla fine l’applauso è stato fragoroso. Sono io incompetente, mi sono detto, oppure quelli li stavano applaudendo non quello che avevano ascoltato e compreso, ma semplicemente stavano applaudendo “il Papa”, la sua funzione, il suo ruolo, il suo potere? Mio malgrado, ho scaricato la registrazione del discorso del Papa da Radio Radicale e l’ho riascoltato. Ho poi scaricato anche il testo, l’ho stampato e l’ho letto dallo stampato e non dal video per poterlo leggere con più attenzione. E per leggere ho fatto come fanno tutti i bravi scolari, ho cercato in ogni frase di trovare il concetto principale, usando l’evidenziatore colorato per aiutarmi meglio e ricostruire così il senso complessivo del discorso papale. Alla fine ho capito che il Papa parla a se stesso, neanche lui sa effettivamente quello che dice, e se aveva un’idea originale da comunicare, questa è rimasta chiusa nelle sue circonvoluzioni cerebrali. Come si fa ad applaudire quel discorso che definire incomprensibile è dir poco? Possibile che il potere di un’uomo, il suo ruolo istituzionale, possa cancellare l’intelligenza di chi lo ascolta? Non sono uno psicologo ma credo sarebbe interessante che qualche amico psicologo analizzasse i discorsi del Papa da un punto di vista psicologico. Ne uscirebbero delle belle.
Ma ho anche capito perché il Papa, nonostante potesse andare alla sapienza senza correre alcun pericolo, non c’è andato. Se qualcuno lo avesse contestato durante il suo discorso gli sarebbe probabilmente venuta una crisi di nervi paragonabile a quella che viene ai bambini quando qualcuno gli rompe il proprio giocattolo preferito. E al Papa piace parlare ed essere applaudito. Perché è un uomo di grande cultura, dicono il card. Ruini o mons. Fisichella, o Clemente Mastella o Borghezio (si proprio lui, quello che è solito “disinfettare” i sedili dei treni occupati dagli extracomuniari), tutti presenti ieri a Piazza San Pietro. Il “Papa va ascoltato”, questo il diktat, non importa quello che si capisce delle sue parole, va ascoltato e basta e contestarlo è semplicemente “lesa maestà”. Altro che ricerca della verità o apertura all’altrui pensiero: qui siamo di fronte alla mistificazione più gigantesca mai realizzata.
Che Dio ci aiuti! In mano a chi è finita la Chiesa Cattolica!. Peggio ancora, in mano a chi stanno i destini dell’umanità. Lo Spirito Santo il giorno della elezione di Benedetto XVI si è distratto alla grande. Se avesse fatto eleggere il Cardinale Giordano di Napoli forse avrebbe fatto meno danni.
L’approfondita lettura di questo testo mi ha convinto ancora di più della mia decisione: non leggerò mai più i testi di papa Benedetto XVI. Quello che contano, del resto, non sono le parole ma le azioni concrete che uno fa, i frutti concreti che si producono (lo dice Gesù nei Vangeli). E fino a quando i frutti di questo Papa sono quelli che sono sotto gli occhi di tutti c’è poco da leggere e di che essere allegri!



Lunedì, 21 gennaio 2008