Obiezione di coscienza al rito in latino

E’ entrato in vigore il motu proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI - Riportate all’indietro le lancette della Chiesa cattolica?


Tempi di Fraternità intervista a Paolo Farinella sul suo libro “Ritorno all’antica Messa. Nuovi problemi e interrogativi” (Ed. Il Segno dei Gabrielli Editori, pp. 80, euro 10,00)


Ringraziamo Tempi di Fraternità per averci messo a disposizione questa intervista a don Paolo Farinella che verrà pubblicata sul numero di ottobre della rivista.


E’ la prima volta che un prete si dichiara “obiettore di coscienza” a fronte di un documento papale che cerca di riportare la chiesa indietro di cinque secoli.
Lo fa Paolo Farinella, prete di Genova, pubblicando il libro “Ritorno all’antica Messa. Nuovi problemi e interrogativi” (Ed. Il Segno dei Gabrielli Editori, pp. 80, euro 10,00) che ha la prefazione di P. Rinaldo Falsini, uno dei più noti esperti italiani di Liturgia e testimone vivente della Commissione conciliare della Liturgia di cui fu il verbalista ufficiale.
Il libro è un grido veemente e appassionato di opposizione al tentativo di restaurazione della Chiesa che questo papato persegue. Restaurando il vecchio messale del 1570 per venire incontro ad un gruppo di irriducibili nostalgici, il papa non esita a sconfessare il concilio, nonostante le sue intenzioni.
Di questa opera estiva ne abbiamo parlato con l’autore.
Perché ha voluto scrivere questo libro? A chi è destinato?
«Appena ho finito di leggere il motu proprio, ho capito la portata dirompente ed eversiva del documento che il papa ha deciso di pubblicare contro il parere di quasi tutta la Chiesa. Io stesso nel mese di gennaio 2007 avevo spedito una petizione corredata da 1.200 firme. Ho voluto dare una testimonianza come cristiano, anche perché è stato pubblicato in estate quasi a cogliere di sorpresa la comunità credente. Purtroppo nei mass media e tra gli addetti si vuole fare passare questo atto eversivo come questioncella che riguarda la possibilità di dire la Messa «anche» in latino. Qui il latino non c’entra niente, perché il problema è grave ed è ecclesiologico».
Nel libro lei dice che l’introduzione di questo motu proprio sconvolgerà un po’ tutto l’impianto della Chiesa cattolica: bisognerà rivedere la teologia sacramentaria, il catechismo che la tal parrocchia che vorrà adottare se userà il rito tridentino di Pio V, e poi cita tutte le problematiche che il suo uso comporta. Ma secondo lei il papa e le gerarchie non l’avevano già previsto tutto questo? Oppure gli è sfuggito di mano? Oppure, ancora, fa parte di un determinato disegno elaborato a tavolino per spazzare via una volta per tutte il Concilio Vaticano II ?

«E’ la prima volta che un documento papale è accompagnato da una lettera della stesso papa per spiegarne il senso: è come se uno scrivesse una poesia e poi dopo averla letta dicesse: adesso te la spiego. La lettera è un segno di difficoltà e di debolezza, ma anche di consapevole chiarezza. Nonostante le affermazioni del papa stesso, che a mio parere sono rituali, il motu proprio è un solenne «requiem» sul concilio Vaticano II, un ricacciare i laici nella loro riserva di semplici «assistenti» del clero e la riesumazione di una ecclesiologia opposta a quella conciliare. Nessuno, nemmeno lo Spirito Santo potrà fare combaciare la visione teologico-ecclesiale-sacramentale che sta dietro il messale di Pio V con quella del messale di Paolo VI. A due mentalità diverse con due riti diversi, corrisponderanno catechesi diversi e opposte. Io credo che sia proprio questa la strategia perseguita da questo papa».
Con l’uso dei due riti lei dice, nel libretto, che il parroco verrà messo contro il vescovo ed alla fine, non sapendo bene come fare a gestire bene il tutto ne uscirà pazzo. Le chiedo: c’è già questa preoccupazione da parte di qualche suo amico parroco?
«Se il parroco non è d’accordo con i nostalgici preconciliari, questi ricorrono al vescovo il quale non ha autorità, ma si rivolge alla Commissione vaticana “Ecclesia Dei”, appositamente istituita per applicare il motu proprio. Questa commissione esautora anche la Congregazione per il culto divino (qui si pone un problema giuridico). Il motivo è semplice: il Messale preconciliare «si deve» attuare a tutti i costi. Il papa vuole la Messa tridentina, non importa se la Chiesa è contraria. Molti, tanti parroci sono preoccupati e arrabbiati, ma non riescono a prendere posizione perché hanno paura».
E’ previsto che un prete come lei possa fare obiezione di coscienza come dice nella conclusione del volumetto “per questo singolo atto magisteriale”?
«Non è assolutamente previsto il caso specifico, ma l’obiezione di coscienza è riconosciuta nella Chiesa e nel libro porto anche la documentazione. Credo che sia la prima volta che un prete si dichiari pubblicamente e formalmente «obiettore di coscienza» verso un documento papale. Siamo arrivati ad un punto talmente critico che preti e laici devono uscire allo scoperto e smetterla di avere paura. Noi siamo responsabili della Chiesa, non solo il papa e il cardinale Bertone che ha dichiarato contro tutta la tradizionale dottrina della Chiesa che in caso di conflitto tra coscienza e autorità, prevale quest’ultima. Lo sfido a dare il fondamento teologico di questo colpo di sole estivo».
Ha già avuto delle reazioni in merito da parte di qualcuno delle gerarchie o di semplici sacerdoti?
«Nessuna reazione. Alcuni sacerdoti mi hanno scritto portando le solite ragioni, ma senza ancora avere letto il libro. Dopo che ho dato loro alcune spiegazioni teologiche, si sono riservati di riflettere e di leggere il libro. Altri per adesione incondizionata, ma senza esporsi. Oggi c’è già uno scisma di fatto: la gerarchia va per conto suo, il popolo applaude e va per conto suo. Io sono sereno. Aspetto e preventivamente accetto qualunque decisione perché non sono un contestatore della domenica, ma un cristiano che rivendica la sua dignità di credente. Anzi chiedo al papa una prova della sua buona fede, di cui non sono tanto sicuro: se il Concilio non è in discussione, pretenda una dichiarazione pubblica di accettazione del concilio e della riforma da parte di coloro che vogliono la Messa preconciliare, perché essi insieme alla Messa e ai riti tridentini vogliono la sconfessione di Paolo VI e del concilio che ritengono eretici».


d.p.



Venerdì, 21 settembre 2007