Il Gesù di Benedetto XVI
La forza della semplicità

di Rosario Amico Roxas

La grandiosa semplicità dell’insegnamento di Cristo subisce un dimensionamento umano attraverso una esegesi che rende elitaria la fede, riservandola ai dotti che inseguono l’ipotesi di poter aggiungere qualcosa alle parole di Cristo.
Attraverso lo studio del testo «Gesù di Nazaret» ho capito solo perchè il cardinale Ratzinger abbia condannato la teologia della Liberazione, i preti operai ed abbia consentito, da Pontefice, la divulgazione delle lettere di Teresa di Calcutta, quali a volerne esorcizzare l’intera vita dedicata agli emarginati del mondo, perchè ha espresso il dubbio che solo i giganti dell’umiltà possono avere e che diventa la santità del dubbio.


Ho cercato di leggere prima e studiare dopo «Gesù di Nazaret» scritto da Benedetto XVI, ma iniziato quando era ancora il cardinale Ratzinger.
Già dalla introduzione si evince la volontà di trasferire nel metodo dell’analisi storica la figura e l’insegnamento di Cristo, nel tentativo di realizzare una esegesi che in 2000 anni nessuno aveva chiesto e della quale nessun credente sentiva il bisogno.

A pag 11 si legge: «Se dunque la storia, la fatticità, in questo senso appartiene essenzialmente alla fede cristiana, quest’ultima deve esporsi al metodo storico. E’ la fede stessa che lo esige».

Così attravrerso il metodo dell’analisi storica dovremmo spiegare il senso più intimo della fede !
Ma così il cattolicesimo cristiano più che una religione si riduce ad un evento storico, analizzabile nei fatti più che negli effetti.
Ampliando il discorso, il cattolicesimo cristiano, che diventa un fenomeno transitorio come transitori sono tutti i fatti umani, più che una religione o la religione, più che un insegnamento universale, diventa un momento storico dell’evoluzione del pensiero, analizzabile come qualunque altro evento antropologico.
Per trovare un conforto alle certezze di una fede semplice che ho sempre sentito interiormente, ho voluto rileggere per l’ennesima volta quell’ «Imitazione di Cristo» che ha sorretto la fede negli anni bui del Medio Evo, quando la Chiesa era «distratta» dalle lotte per le investiture, dal potere temporale, dalle crociate e dalla vita opulenta e, spesso, dissacrata, vissuta nelle stanze del Vaticano.
Il monachesimo ha consentito che la promessa di Cristo «Non prevalebunt» si attualizzasse e proseguisse il suo itinerario, malgrado la Chiesa ufficiale.
Desidero riportare qui le prime parole di quel libro, del quale non si ama parlare, come se indicasse una via superata dal modernismo tecnocratico.

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Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall’averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l’uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire.
(Imitazione di Cristo: cap. 1, libro 1°)

Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l’approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l’amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti.
(Imitazione di Cristo: cap. 2.1, libro 1°)

Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai.
(Imitazione di Cristo: cap. 2.2, libro 1)
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A queste parole, scritte da anonimi e ispirati credenti, bisogna aggiungere le parole di Cristo:
«Ti benedico Dio Padre Onnipotente, per aver nascosto queste cose ai dotti e agli intelligenti ed averle rivelate ai semplici».

Rosario Amico Roxas



Lunedì, 01 ottobre 2007