Il documento dell’ex-Sant’Uffizio secondo il decano della Facoltà teologica valdese
Fine delle aperture: ragazzi la ricreazione è finita

I veri destinatari del messaggio sono i cattolici


di Daniele Garrone

Quando una maestra alza la voce e bacchetta i suoi alunni, vuol dire che non è sicura della sua autorevolezza e del potere di convincimento dei suoi argomenti. Quando una madre si preoccupa ossessivamente di mettere limiti e paure davanti ai propri figli, dimentica il suo compito di aiutarli a divenire adulti nella libertà.

Perché ritornare ancora, e con toni perentori, sull’ecclesiologia e fornire una interpretazione autentica (l’unica, beninteso) di quanto affermato sulla natura della chiesa dal Concilio Vaticano II? Perché in ambito cattolico romano circolano interpretazioni ed aperture che non piacciono in Vaticano. Evidentemente, il sentirsi ricordare per l’ennesima volta che quelle protestanti non sono chiese, perché carenti dal punto di vista dei criteri romani della cattolicità, non favorirà certo le relazioni ufficiali tra il mondo della Riforma e Roma. Tuttavia penso che il documento della congregazione per la dottrina delle fede non sia in primo luogo destinato ai protestanti, ma a quei cattolici - teologi e laici, sacerdoti, vescovi e religiose - che da quarant’anni a questa parte hanno pensato che il Concilio Vaticano II - pur senza rompere con la tradizione e con la sua pretesa di autorità - inaugurasse una stagione di apertura, di rinnovamento, forse anche di svolta se non proprio di riforma. Un punto di partenza per passi ulteriori. Un Concilio da interpretare, attuare, sviluppare. E’ esattamente questo movimento che si vuole ora mettere in riga.

Per usare sempre la metafora della maestra, è come se la maestra dicesse battendo le mani: «Ragazzi, si torna in classe, la ricreazione è finita». Smettetela di pensare che si può partecipare alla Cena del Signore in una chiesa protestante o che si può accogliere un evangelico all’eucarestia, smettetela di pensare che Cristo ha molte chiese e che ognuna di esse può vivere un fecondo pluralismo al suo interno. Non fatevi strane idee sulla conciliarità, sul rapporto col mondo secolare, sulla partecipazione dei laici. Non c’è stato nessun cambiamento, abbiamo solo spiegato meglio quello che non era stato ben capito. Così, la canonizzazione congiunta di Pio IX e di Giovanni XXIII è una grande metafora dell’interpretazione autentica che si vuole non solo proporre, ma imporre - perché la Congregazione dà solo pareri che vincolano le coscienze: il Vaticano II non ha superato il Vaticano I, ma i due stanno insieme ed ognuno va letto alla luce dell’altro. I "dentro" e "fuori" sono netti in tutti i campi, dall’ecclesiologia all’etica, come lo sono sempre stati.

Come protestante, la cosa che mi preoccupa di più non è che sia stato ribadito un giudizio sulla mia chiesa in cui non mi posso ritrovare. So da tempo dove sta il problema: che quando da Roma si dice "cattolico" si sottintende "romano", cioè si prende come misura ciò che è normativo per la propria confessione, per la propria chiesa particolare, e si dice che questo è "cattolico", cioè universale. Sei un po’ più cattolico, come gli ortodossi, o molto poco, come noi protestanti, in base alla tua vicinanza a "Roma". Così non si va lontano: l’unico criterio di cattolicità che non blocchi l’ecumenismo è quello che pone il baricentro non in una chiesa ma in Cristo.

Ciò che mi preoccupa di più è il destino del Vaticano II e dei cammini che tanti cattolici liberi hanno intrapreso in seguito ad esso. Sapranno continuare ad avvalersi della libertà che Cristo dona a tutti quelli che lo incontrano nella fede e che nessuno può togliere loro o si faranno intimorire dal vincolo che Roma pone alle loro coscienze? Perché di questo si tratta. Oso essere fiducioso, perché penso che le reazioni così dure non nascano dalla forza, ma dalla debolezza, dalla consapevolezza che quando le coscienze hanno scoperto la libertà, poi ne fanno davvero uso. Liberamente, appunto. E sono convinto che tutto quello che ci è stato dato di costruire tra cattolici e protestanti in questi quarant’anni non possa essere cancellato. Certo tutto sarà sempre più difficile per le sorelle e i fratelli cattolici.

------------- 11/07/2007 su Liberazione pag.2 - http://www.liberazione.it/



Mercoledì, 11 luglio 2007