Messa in latino, scontro Papa-ebrei dopo i problemi con il mondo islamico

di Bruno Viani

Rabbini in rivolta: nel rito preconciliare, il Venerdì Santo si prega per la loro "conversione"


da: Secolo XIX, 10/07/2007

Città del vaticano. Dopo la crisi con il mondo islamico scatenata dal discorso di Ratisbona, la Chiesa di Papa Ratzinger affronta una nuova bufera. E rischia di trovarsi in urto con l’altra grande religione monoteista: l’ebraismo. La legittimazione voluta da Benedetto XVI della messa in latino pre-conciliare, che nei riti pasquali prevede l’esortazione alla conversione dei "giudei", «rischia di alimentare l’antisemitismo» e di «avere ripercussioni negative sul dialogo tra cristiani ed ebrei». È questo il giudizio espresso da Giuseppe Laras, presidente dell’assemblea rabbinica italiana e rabbino capo emerito di Milano, sul Motu Proprio di Ratzinger che riabilita il messale di Pio V, anche se epurato dal passaggio più pesante sui "perfidi giudei". Espressione, quel contestatissimo "perfidi" scandito un tempo ad alta voce nella preghiera dell’antivigilia di Pasqua, che originariamente doveva indicare solo chi aveva "perso la fede". Ma aveva poi acquistato nel tempo un sapore sinistro di odio razziale, reso inaccettabile dalla Shoa e dalla tragedia dei campi di sterminio. Sono realtà già lontane nel tempo. E se l’intenzione del Papa, nel ridare dignità al vecchio messale latino, era quella di fare un passo verso l’unità nella fede (aprendo uno spiraglio per la riammissione degli scismatici di Lefebvre nella famiglia cattolica), ora potrebbe essere ben più grave la nuova divisione che si prospetta con quelli che la Chiesa di Roma ha sempre considerato "fratelli maggiori". Fin dalla giornata di domenica, alcuni rappresentanti della comunità ebraica hanno duramente criticato il «motu proprio» e chiesto, in particolare, chiarimenti sulla presenza nel messale di una preghiera che viene recitata solamente durante la liturgia del Venerdì Santo (unico giorno dell’anno in cui non vengono celebrate messe), nella quale si chiede la conversione degli ebrei. È la stessa preghiera che un tempo faceva riferimento ai "perfidi giudei". Trasformata poi, in spirito di conciliazione, nell’invocazione per la conversione dei "fratelli ebrei". Ma la sostanza può apparire non diversa: si converte, infatti, chi è nell’errore. «Penso che ci siano alcuni che interpretano questa vicenda in modo estremamente allarmistico», ha detto il rabbino David del Comitato ebraico americano (Ajc). «Questo non significa che non ci siano cose che richiedano chiarimenti. Ma non abbiamo dubbi sull’impegno del Pontefice ad avere relazioni rispettose col popolo ebraico». Più preoccupata la reazione del capo degli ebrei italiani, il rabbino Giuseppe Laras. «Il ripristino, sia pur in via facoltativa, della messa in latino, comprendente la vecchia formula dell’invito ai fedeli a pregare affinché gli ebrei vengano liberati «dall’ accecamento e dalle tenebre - dice Laras - può avere ripercussioni negative, sia sul piano del rapporto ebraismo-cristianesimo, sia sul piano del dialogo interreligioso ebraico-cristiano, già di per sé così delicato e fragile». A preoccupare il rabbino capo è soprattutto l’interpretazione data al documento da una parte dei suoi correligionari e da frange ultracattoliche. «Potrebbe, da parte ebraica, prendere maggior vigore la componente da sempre contraria al dialogo - osserva Laras - in quanto convinta che esso sia essenzialmente finalizzato alla nostra conversione. Da parte cristiana, invece, il rinnovato invito a pregare per la conversione degli ebrei potrebbe influire molto negativamente nei nostri rapporti, alimentando forse anche l’antisemitismo». Sono presupposti che non aiutano certo a creare un clima di distensione. «Non dico che questa iniziativa del Papa costituisca la fine del dialogo, ma, per certo, lo indebolirà», conclude il presidente dell’assemblea rabbinica italiana. Col passare delle ore, le voci preoccupate si sono moltiplicate. Il rappresentante dell’Ajc a Roma, Lisa Palmieri-Billig, sostiene che il testo sia ambiguo sulla questione dei rapporti tra le due grandi religioni fondate sulla Bibbia. «Trovo difficile credere che il Papa possa autorizzare la preghiera del Venerdì Santo», ha commentato Palmieri-Billig». Ma Papa Ratzinger, che sta trascorrendo le sue ferie di studio, preghiera e riposto sulle Dolomiti, non cerca lo scontro. La sua rivoluzione della Chiesa va avanti per piccoli passi. E ieri il cardinale francese Jean-Pierre Ricard è intervenuto precisando che la preghiera non è scritta nel marmo. Potrebbe essere modificata «se dovesse creare difficoltà con la comunità ebraica».



Mercoledì, 11 luglio 2007