Donne prete scomunicate dal vaticano:
La scomunica delle donne prete e’ un atto di "razzismo religioso"

Ccomunicato stampa del Centro Studi Teologici di Milano


di prof. Giovanni Felice Mapelli

Grave la decisione del vaticano- a fronte di tante belle parole sulla "dignità della donna" si calpesta di fatto la sua specificità e si esclude la femminilità dai carismi e dai ministeri ordinati. Non ci sono ragioni teologiche per escludere oggi le donne dal ministero se non nel pervicace maschilismo interpretativo delle scritture- con ratzinger non c’é dialogo ma sordità.


NOTA DIRAMATA ALLE AUTORITA’ VATICANE E AI VESCOVI DELLA CEI-
La vicenda delle sette donne ordinate dal Vescovo Romulo Antonio Braschi in Austria e scomunicate dal Cardinale Ratzinger (al di là della validità effettiva dell’ordinazione che dipenderebbe dallo stato dell’ordinante quale episcopo autentico, per la successione apostolica) è una vicenda che ha radici molto lontane nel tempo: è infatti dagli anni del dopo Concilio che molti Teologi e Vescovi chiedevano la revisione dell’ anacronistica esclusione delle donne dai ministeri ordinati.
In realtà ogni discussione teologica seguita al Concilio, da Paolo VI in poi fino all’attualee pontefice, ha sempre dovuto fare i conti con il maschilismo opprimente della Curia vaticana e della Congregazione per la Dottrina della fede : ciò che più stupisce è il tentativo di far dipendere tale esclusione dalla Parola stessa di Dio e dalla volontà stessa del Cristo.
Proprio Papa Wojtyla aveva scritto una Lettera , la "MULIERIS DIGNITATEM", la Dignità della donna, una sorta di generico panegirico delle qualità femminili, per poi in realtà negare tutto alle donne sul piano dei ministeri ecclesiali.
Questa negazione viene giustificata come voluta da Dio!....
Infatti per discolparsi il cardinal Ratzinger afferma "che alla Chiesa non è dato modificare le norme fondamentali istituite dal suo fondatore..."
Stessa cosa si dice dei Gay e delle Lesbiche, che essendo condannati dai testi sacri di un’epoca risalente a circa quattromila anni fa’ , alla Chiesa "non è dato in nessun modo modificare" a favore di un esercizio dell’affettivitòà e sessualità.
Ma questa motivazione- affermano nella nota diramata alle Autorità vaticane e ai Vescovi- i Teologi del CENTRO STUDI TEOLOGICI- è errata sia sotto il profilo dogmatico ,sia sotto l’aspetto esegetico , poichè non vi può essere diretta conoscenza di ciò che Dio e Cristo intendevano indicare-una volta per tutte- alla Chiesa nella storia umana,ogni norma seguendo l’evoluzione dei tempi è relativa, poichè ogni epoca ha i suoi punti di riferimento culturali e le sue categorie di inclusione ed esclusione, che oggi sono completamente ribaltati.
Il giustificare con la "volontà divina" l’esclusione della donna, che in realtà è dovuta alla lettura maschilista delle sacre scritture, nate in contesto umano e in un’epoca che era essa stessa maschilista, è un atto profondamente "disonesto", sia dal punto di vista teologico che interpretativo ed ecclesiale.
Infatti la discrimminazione analoga, nella Bibbia, delle persone di colore che erano "figli di Cam" (uno dei figli del patriarca Noè), e quindi discendenti maledetti e "neri", è caduta da tempo, nè il Papa o Ratzinger si sognerebbero di ripristinarla!
Ma ciò che vale per i neri,oggi,non vale per le donne e per i gay o le lesbiche che sono ancora discriminati e ritenuti "inferiori" o "diversi" per decisione divina.
Va ricordato poi che nelle comunità primitive dei cristiani erano previste le figure del diaconato femminile, accanto a quelle maschili (i sette diaconi- cui il numero delle ordinate in Austria fa’ riferimento)
(vedi Atti degli Apostoli) e che lo scontro con il "sacerdozio sacramentale" che esclude le donne, si deve alla visione sacrale, vicina all’Antico Testamento (i Leviti del tempio ebraico)- maschile e patriarcale- piuttosto che a Cristo, e che distingue la Chiesa Cattolica da quelle Riformate (evangelica, luterana, valdese ecc.) il cui servizio non ha mantenuto questa impostazione gerarchica e sacrale, ma l’accento di "servizio " alla comunità.
Le donne dunque nelle Chiese riformate hanno la stessa dignità dei maschi e accedono agli stessi carsimi di servizio e di presidenza della comunità cristiana.
Non è l’elemento sessuale-biologico che decide l’ammissione dei candidati.
Purtoppo mentre altri hanno il burqa ,per i cattolici persiste questa esclusione anacronistica.
Quando alcuni Vescovi e persino cardinali (ad esempio il card. Martini con altri Vescovi europei del Nord)avevano proposto almeno l’ammissione al diaconato per le donne, sono stati fatti oggetto di feroci attacchi e di isolamento.
I TEOLOGI DI MILANO SI CHIEDONO,QUALE CHIESA VIENE AVANTI PER GLI ANNI DUEMILA?!
SI DOVEVA ALMENO TROVARE QUALCHE VIA DI DIALOGO E DI COMUNICAZIONE POSITIVA ANZICHE’ L’INTERDETTO.
IL VATICANO PERSISTE DUNQUE NELLA SUA OPPRESSIONE ED ESCLUSIONE DELLA DONNA, POICHE’ DANDO IL MALESEMPIO PER PRIMO, FAVORISCE LA DISCRIMINAZIONE DELLA DONNA NEGLI AMBITI SOCIALI DELLA STESSA VITA CIVILE.

COMITATO DIRETTIVO DEI TEOLOGI
Prof. Giovanni Felice Mapelli
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MILANO,6 Agosto 2002