Riflessione
Diteglielo al Papa che così non va

di Sergio Grande

CI sono delle cose che a me sembrano semplicissime da comprendere ma che, evidentemente, non lo sono per quelli che si definiscono “uomini di cultura”. Se poi si tratta di filosofi o addirittura teologi peggio ancora se professori, le cose diventano ancora più complicate.
Pigliamo ad esempio Papa Benedetto XVI al secolo Joseph Ratzinger.
A Lourdes ha invitato i fedeli a "rifiutare i moderni idoli del denaro, del potere, dell’avere e persino del sapere per tornare al rapporto con Dio e alla ricerca della vera felicità". Bene, benissimo, ma qual è l’alternativa? Inginocchiarsi davanti ad una statua in una grotta a Lourdes o benedire un’altra statua di un’altra madonna a Cagliari. E che cosa è questo se non idolatria? Una idolatria che, fra l’altro, è molto lucrosa per chi lo gestisce o che svolge attività turistiche nelle città sedi di “santuari” come quello di Lourdes o di San Giovanni Rotondo, solo per citare i più famosi. Da un lato si combatte l’idolatria del denaro dall’altro si mette su un fiorente commercio sulla idolatria del sacro e si accettano doni costosissimi dai potenti della terra. A Cagliari, per esempio, Benedetto XVI ha accettato in dono un calice d’oro purissimo tempestato di pietre preziose del peso di 1,5Kg. Solo l’oro ha un valore di oltre trentamila euro. L’idolatria del denaro non è giusta ma in sostituzione si propone una idolatria che procura denaro alla chiesa e alle sue istituzioni.
Continuiamo. Sempre sull’argomento della ricchezza Ratzinger ha utilizzato anche recentemente belle parole per sostenere la “povertà evangelica”. Non gli hanno spiegato che se si sostiene la “povertà evangelica” non si possono poi ricevere in udienza i club dei ferraristi e far schierare una decina di auto Ferrari rosso fiammanti sul sagrato di San Pietro. Ne si possono ricevere in dono auto extralusso da note case automobilistiche per di più gravemente inquinanti come le SUV. Ne si può trasformare il Papa in un testimonial di tali auto. Più di qualcuno si contorce nella tomba.
Ma veniamo a qualcosa di meno materiale, la questione dei divorziati.
Ci sono organizzazioni religiose che hanno regole particolari che devono essere rispettate da chi a quelle religioni aderisce pena l’esclusione. Se per esempio un Testimone di Geova decide di sottoporsi ad una trasfusione di sangue su prescrizione di una struttura sanitaria viene immediatamente escluso da quella organizzazione religiosa. E nessun Testimone di Geova avrà più a che fare con chi è stato escluso. Al di la del merito della questione, su cui ognuno può avere le proprie valutazioni, si tratta di un comportamento che alle dichiarazioni di particolari regole fa seguire fatti precisi, decisioni incontrovertibili. E’ un comportamento che la grande maggioranza delle persone definisce “coerenza” fra quello che si dice e quello che poi concretamente si fa.
Ciò con vale per la chiesa cattolica. Da un lato si definisce la regola del rifiuto della benedizione per i divorziati risposati, dall’altro si fa accedere determinate persone che si trovano in tale situazione addirittura a ruoli religiosi. E’ il caso del presidente francese Sarkosy, pluridivoziato e pluririsposato che ciò nonostante è diventato “canonico di Franca”, con tanto di consacrazione in quel di San Pietro non molto tempo fa. Stessa cosa per i funerali di Pavarotti, anche egli divorziato e risposato e che quindi non avrebbe potuto ricevere il funerale in chiesa, per il quale si è scomodato il vescovo della sua città. Per lui la regola non è valsa. Come non vale per i tanti divorziati e risposati che però militano politicamente nell’area dei partiti di destra. Se uno di sinistra divorzia e si risposa peste lo colga, scomunicato seduta stante, se lo fa uno di un partito di destra nessuna condanna, e non c’è bisogno di fare nomi.
Allora occorre che qualcuno lo spieghi al Papa e ai vescovi che con la politica dei due pesi e due misura la chiesa cattolica è destinata a perdere credibilità e consensi perché si tratta di comportamenti che sfuggono alla comprensione della gente comune e soprattutto di quelli che vivono sulla propria pelle quelle condizioni che la chiesa condanna come aberranti ma solo per alcuni.



Lunedì, 15 settembre 2008