La visita di Benedetto XVI negli USA
Impegno difficile per Benedetto XVI il viaggio in USA dal punto di vista politico e pastorale.

di International Movement We are Church

L’opinione critica di Noi Siamo Chiesa  sui tre anni di pontificato
Il Concilio Vaticano II viene rimesso in discussione


International Movement We are Church
Chair at present:
Raquel Mallavibarrena
Penuelas 17
28005 Madrid
SPAIN
Tel.: +34-649332654 
eMail: rmallavi@mat.ucm.es
Internet: www.we-are-church.org

Comunicato stampa    14 aprile 2008

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- Aisha S. Taylor  (United States)  +1-202 422-2235   ataylor@WomensOrdination.org

- Raquel Mallavibarrena (Chair) (Spain)   +34-649332654   rmallavi@mat.ucm.es

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- Vittorio Bellavite  (Italy)  +39-02-70602370  vi.bel@iol.it

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- Ana Vicente  (Portugal)   +351 91 935 97 96 anvicente@netcabo.pt

 

L’ International Movement We are Church spera che Benedeto XVI troverà nel suo viaggio i gesti e le parole giuste per quanto riguarda i problemi relativi alla globalizzazione,

all’ecumenismo, al dialogo interreligioso e al futuro della Chiesa cattolica.

 

“Il suo viaggio negli USA sarà un test importante per Papa Benedetto dal punto di vista sia politico che pastorale” ha dichiarato Raquel Mallavibarrena, Presidente dell’ International Movement We are Church, il movimento mondiale che è impegnato, dall’interno, per la riforma della Chiesa catolica.

 

Nel suo discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 aprile il Papa  dovrà essere molto attento a trovare le parole giuste per farsi ascoltare da gente di tutti i continenti e di tutte le religioni. Il suo intervento dovrà essere migliore di quelli che fece ad Auschwitz (sugli Ebrei, maggio 2006), a Regensburg/Germany (sull’ Islam, settembre  2006) e in Brasile (sui popoli indigeni, maggio 2007).

 

Quando il Papa parlerà dei diritti umani e della giustizia all’ONU dovrà spiegare la sua  politica morbida nei confronti della Cina e perchè non ha ricevuto il Dalai Lama nei mesi scorsi. L’impegno del Papa per i diritti umani sarebbe molto più convincente se la stessa Chiesa cattolica,  al proprio interno, riconoscesse alle donne  gli stessi  diritti e le stesse  responsabilità che riconosce agli uomini.

 

We are Church è molto critica sull’incontro che il Papa, particolarmente perchè sarà il giorno del suo 81mo compleanno, avrà con il Presidente Bush, che è un fondamentalista che ha fatto una deprecabile guerra all’Iraq.  Questo rapporto è molto criticabile perchè prefigura una pericolosa alleanza strategica. Nell’incontro Bush dovrebbe almeno ribadire l’opposizione del Vaticano alla guerra in Iraq e parlare di come intervenire a favore dei poveri. Il Vangelo è per la solidarietà e per l’impegno a favore degli ultimi e non per chi detiene il potere economico e politico.

 

I problemi urgenti della Chiesa

 

“Se egli volesse essere un buon pastore del suo gregge –secondo “Noi Siamo Chiesa”- dovrebbe occuparsi della drammatica riduzione dei preti in tutto il mondo e di altri urgenti problemi della Chiesa” , sostiene Antony Padovano, portavoce di We Are Church in USA e di CORPUS (National Association for an Inclusive Priesthood (Morris Plains, NJ). Mantenendo il celibato obbligatorio – che non ha alcun fondamento biblico e che è messo in discussione in tutto il mondo- il Papa nega il diritto canonico dei credenti ad avere garantita l’Eucaristia ogni domenica (can. 213 CIC).

 

“Il Papa deve dire con chiarezza che la linea della tolleranza zero nei confronti dello scandalo della pedofilia degli ultimi anni deve essere rigidissima, se la sua visita pastorale negli Stati Uniti vuole essere realmente una “nuova partenza” per la Chiesa cattolica nel NordAmerica” afferma Aisha S.Taylor. portavoce di We Are Church negli USA e responsabile della Women’s Ordination Conference (Fairfax, VA). “Per quanto riguarda le questioni interne alla Chiesa abbiamo  bisogno di molta maggiore trasparenza e credibilità al posto del mantenimento di una linea di segretezza e di silenzio” .

 

Per quanto riguarda il dialogo ecumenico ed interreligioso We Are Church è stata molto colpita negativamente  dalla ripetizione, in un recente  documento del Vaticano, che le chiese protestanti “non sono veramente chiese”, dalla preghiera del Venerdì Santo, recentemente cambiata, che auspica  la conversione degli Ebrei e dal battesimo da parte del Papa di un mussulmano durante la Veglia pasquale.

 

Cresce la delusione per l’immobilismo nella Chiesa

 

“Tre anni dopo la sua elezione (19 aprile 2005) sta crescendo la delusione nel Popolo di Dio, perfino tra quelli che hanno sperato per quanto Ratzinger, come Papa, avrebbe potuto fare di più avanzato rispetto a quanto fece prima, come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede” ha detto Vittorio Bellavite, portavoce di Noi siamo Chiesa (We are Church Italy).

 

E’ stata delusa la speranza di milioni di cristiani, che credono nel Concilio Vaticano secondo, di  passi in avanti  per una riforma all’interno della Chiesa e nella direzione di un maggiore ecumenismo.

 

La ripresa del rito tridentino preconciliare, la censura agli scritti di P. Jon Sobrino e di altri teologi della liberazione  sono scoraggianti. Sono queste solo alcune delle prese di posizione di papa Ratzinger nella direzione di una controriforma, ostile al Vaticano II.

 

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Le opinioni critiche del movimento internazionale We Are Church-Noi Siamo Chiesa  sui tre anni di pontificato di Benedetto XVI. Il Concilio Vaticano II viene rimesso in discussione.

 

   La fine del lungo pontificato di Giovanni Paolo II avrebbe potuto segnare, sotto la guida e l’ispirazione del nuovo vescovo di Roma, una ripresa del processo di riforma della Chiesa cattolica tale da offrire  una rinnovata proposta nell’evangelizzazione che sapesse rapportarsi serenamente con la modernità. Così non è stato. Dopo i primi tre anni di pontificato di Benedetto XVI, che abbiamo seguito con grande attenzione, possiamo esprimere alcune considerazioni, avendo nel cuore un vero amore per la  Chiesa cattolica romana in cui siamo nati e in cui siamo  cresciuti e alla luce dei grandi problemi pastorali che essa si trova di fronte all’inizio del terzo millennio.

   Per papa Ratzinger il nemico fondamentale è il relativismo,  luogo principale dello scontro è l’Europa,  terreno decisivo è quello “famiglia e vita” e  strumento di questo contrasto è l’affermazione del carattere “razionalmente” e “naturalmente” fondato dell’etica e dell’antropologia cristiane. E’ prevalsa cioè la posizione di quanti sono convinti della plausibilità razionale della fede, di cui la Chiesa cattolica, nella sua struttura gerarchica, è la principale, o l’unica, depositaria, obbligata per  sua missione a dire sempre parole definitive in materia di antropologia, di diritti umani, di etica, di natura e addirittura di interpretazione della storia.

   Secondo Benedetto XVI, ogni società, ogni cultura e quasi ogni religione è sollecitata a conformarsi ai valori che egli, in quanto leader spirituale di tutto il mondo, propone. L’orizzonte generale, neanche troppo velato, è quello  della riproposizione  di una  societas christiana, animata dalla Chiesa. Una tale ipotesi di fondo, gestita con inevitabili mediazioni  e lentezze, è quella –ci sembra- che ispira il pontificato di Benedetto XVI. Le conseguenze sono variegate, pesanti e a tutto campo. Elenchiamo quelle che ci sembrano le principali :

 

---del fenomeno della secolarizzazione vengono percepiti solo gli aspetti negativi senza cogliere quanto essa può invece servire alla purificazione di una  fede consuetudinaria e scarsamente rapportata  con la vita che è ancora caratteristica di troppi credenti. Il messaggio del Concilio Vaticano II è diverso : la Chiesa ed i cattolici possono anche imparare dal mondo, non solo insegnare al mondo. Il loro deve essere, perciò, un atteggiamento positivo di confronto e di dialogo, non alla luce di una dottrina rigida  ma di una fede che si fa pratica di vita. Il messaggio che arriva da Roma spesso è di paura, di pessimismo, di giudizio critico. Un magistero, che ha paura, fa fatica a proporre la grande speranza cristiana come sarebbe suo compito soprattutto in momenti di incertezza o di difficoltà come quelli di questo inizio di secolo. Siamo lontani da quella “novella Pentecoste” che auspicava papa Giovanni e che ispirò il Concilio Vaticano II e ancora oggi anima la vita di tante persone e comunità che vivono da cristiani il loro ruolo morale e sociale;

 

---una stretta coerenza tra gli orientamenti teologici conservatori di Benedetto XVI e il suo magistero, ha portato sia  a un irrigidimento dottrinale sia alla riaffermazione  di una struttura sempre più gerarchica ed autoritaria  della e nella  Chiesa. Ne sono prova : la scelta, salvo rare eccezioni, di vescovi “conservatori” a guidare le diocesi e gli uffici centrali della Curia romana; la riproposizione del Rito tridentino (con la tardiva ed infelice correzione della Preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo) le cui conseguenze non mancano di creare più problemi di quelli che presumevano di malamente risolvere; la ripresa della “persecuzione” nei confronti dei teologi (in primis  Jon Sobrino, censurato alla vigilia della  Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida); le infelici espressioni nel discorso di Ratisbona nei confronti dell’Islam; l’inculturazione  rimessa in discussione dall’affermazione del legame essenziale tra fede cristiana e cultura ellenista; l’amministrazione del battesimo da parte del Papa in mondovisione, durante la Veglia pasquale di un mussulmano conosciuto per le sue dure posizioni contro l’Islam; l’assenza di ogni atteggiamento penitenziale per quanto riguarda il riconoscimento dei peccati dei figli e delle figlie della Chiesa;  la ripetizione delle posizioni contenute nella Dominus Iesus (in particolare con le improvvide “Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa”); il permanente congelamento di  grandi problemi sempre più urgenti (da quello del ruolo del vescovo di Roma e della collegialità da praticare  nelle conferenze episcopali a quello dei ministeri, da quello del ruolo della donna nella Chiesa a quello dell’ etica sessuale e famigliare, da quello della povertà della Chiesa e nella Chiesa ad altri ancora). Lo stesso pesante interventismo  nella situazione politica italiana si inserisce in questo orientamento complessivo;

 

---il richiamo al Concilio è, in genere, del tutto rituale, a volte tendenzioso. Nel  “Discorso ai membri della Curia” del 22 dicembre 2005 la posizione di Benedetto XVI  è stata espressa con grande chiarezza. In esso l’interpretazione del Concilio, non  come momento di  profonda novità ma solo come  riforma nella sostanziale continuità della vita e dell’insegnamento della Chiesa, comporta il rifiuto implicito di molti dei suoi stessi contenuti e, peggio, del compito di proseguire il cammino di rinnovamento nello “spirito” del Concilio stesso. Da allora tutti gli ambienti ecclesiastici avversari del cambiamento si sono richiamati a quel discorso. Si pensa ad una Chiesa monolitica, autosufficiente, si diffida della ricca molteplicità di modi e di sentimenti con cui si manifesta nel mondo il rapporto tra la persona umana, la comunità e Dio. Una delle conseguenze è la debolezza dell’approccio pastorale del magistero di Roma nei confronti dei problemi, dei peccati, delle gioie e delle sofferenze della donna e dell’uomo di oggi. Prevale il messaggio dottrinale, l’intervento didascalico, il giudizio, la messa in guardia. Questa è-ci sembra- una risposta molto inadeguata alla perenne, e ora rinnovata, domanda di senso che percorre le nostre società, dopo la caduta di tante ideologie : quella  dellanuda Parola dell’Evangelo. Questo è il compito dei credenti e del magistero;

 

---la volontà implicita  di ricostruire una Chiesa di cristianità, lo scontro con le società secolarizzate e “relativistiche” dell’occidente assorbono gran parte dell’attenzione di Benedetto XVI  e lo portano di fatto a un magistero nettamente eurocentrico. I grandi e sempre drammatici  problemi del rapporto Nord/Sud del mondo, i problemi permanenti della pace e della guerra, del riarmo (e delle armi nucleari in particolare), della tutela dell’ambiente e del futuro sociale ed economico del pianeta hanno una rilevanza modesta. La scelta dei poveri è derubricata a questione secondaria, l’impegno pacifista è ridimensionato alle compatibilità concesse dall’appartenenza della Chiesa soprattutto all’Occidente. Invece della  denuncia  profetica delle situazioni di peccato che gridano  al cospetto di Dio abbiamo molto spesso parole che sono solo di circostanza o che, comunque, appaiono tali.Sappiamo tuttavia che, tra qualche mese, dovrebbe uscire una nuova enciclica, dedicata ai grandi problemi del mondo. Speriamo che questo documento, nella denuncia delle grandi ingiustizie esistenti, abbia quegli accenti profetici che, fin qui, ci sono sembrati rari e deboli.In occasione di una enciclica progressista del tipo che auspichiamo, Benedetto XVI potrebbe così iniziare un nuovo corso nel suo pontificato.

 

--- l’ossessiva affermazione della centralità della Chiesa romana ha portato l’ecumenismo ad un punto morto e a ribadire che, quelle legate alla Riforma protestante, “non sono Chiese in senso proprio”. Al di là di alcune parole cortesi, in realtà Benedetto XVI e la  Curia vedono le Chiese storiche della Riforma come poco “recuperabili”, in quanto esse, accettando la modernità, avrebbero “svenduto” l’Evangelo; si aprono invece le porte (rimanendo però insuperabile il contrasto sul ruolo del papato) alle Chiese ortodosse, come Roma schierate contro la modernità.

 

   In conclusione ci sembra che papa Ratzinger si sia avviato nella direzione quasi di una Controriforma, dimentico del Vaticano II e ci auguriamo vivamente una svolta nell’orientamento attuale del pontificato, in cui vediamo troppe ombre. Da sempre auspichiamo che il vescovo di Roma, spogliandosi dei privilegi ereditati dalla storia, possa dare una testimonianza credibile dell’evangelo, così da incoraggiare tutti i vescovi fratelli e l’intera Chiesa cattolica romana nella via della sequela di Gesù, per contribuire a che il mondo creda.

 

   International Movement We Are Church-Noi Siamo Chiesa

 

Roma, Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Copenaghen, Dublino, Helsinki, Madrid, Lisbona, Londra, Oslo, Parigi, Stoccolma,Washington,   14  aprile 2008

         

     

 

 

 

Vittorio Bellavite
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Martedì, 15 aprile 2008