La visita di Benedetto XVI negli USA
UNA AGENDA PER LA VISITA PAPALE NEGLI STATI UNITI

di Daniel C. Maguire,
Docente di Teologia Morale, Marquette University

Traduzione di Stefania Salomone


Appesa sulla parete dietro la mia scrivania c’è un’immagine del Cardinale Joseph Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI. E’ ritratto in piedi dietro mio figlio di nove anni, in Piazza S. Pietro. Ci siamo incontrati lì per caso e lui ha accettato di fare una foto. Mi sono presentato come teologo cattolico e mi ha detto di conoscere i miei scritti, sebbene fosse chiaro che non ne fosse entusiasta.

Tradizionalmente i teologi sono i diretti consiglieri di vescovi e papi. In ottemperanza a questo mio ruolo, vorrei suggerire questa agenda per la visita papale negli Stati Uniti.


(1) Le liturgie tradizionali si aprono con una confessione dei peccati. Così dovrebbe essere la visita del papa. Le sue prime parole dovrebbero essere di scuse per gli abusi morali e sessuali che i suoi preti hanno inflitto a bambini, uomini e donne di questa nazione. Non dovrebbe esserci nulla di sottinteso o indiretto, come è accaduto altre volte mediante lontane allusioni. Una confessione chiara, illuminante rinfresca l’aria, e finché non lo farà, tutte le altre parole “saranno bronzi sonanti e cembali squillanti”, citando S. Paolo.


(2) Pio XII ha soppresso le critiche all’olocausto così che le chiese cattoliche potessero continuare a svolgere la loro funzione e garantire alla gente i sacramenti. In molte parti del mondo cattolico di oggi, la mancanza di preti ha portato alla chiusura delle chiese. Allo stesso tempo donne e uomini sposati, teologicamente preparati, si offrono per svolgere questo servizio, ma vengono rifiutati dal Vaticano che insiste che solo uomini celibi possono svolgere il ministero presbiterale. Dato che il celibato non ha nulla a che vedere con l’esperienza presbiterale, e sembra evidente che non sia stata una decisione coronata da molto successo - il papa dovrebbe porre fine a questo ingiusto esperimento, cominciando ad ordinare la prima donna nella Cattedrale di St. Patrick di New York e immediatamente i cori di tutte le Chiese del mondo si riempirebbero e intonerebbero il Santus a gran voce.


(3) Inoltre il papa dovrebbe pregare pubblicamente S. Antonino, l’Arcivescovo domenicano di Firenze, canonizzato nel 1523. S. Antonino era un eminente teologo che approvava l’aborto, quando necessario per salvare la vita di una donna, una posizione adottata oggi da molti medici. Il papa dovrebbe prendere atto di questa tradizione cattolica “per la libera scelta” e annunciare che le decisioni in merito alla gravidanza sia meglio lasciarle alla donna, non al governo o al giudizio distaccato di un chierico.


(4) Poi, il papa dovrebbe riconoscere che la Chiesa cattolica non è la sola e unica vera chiesa. Dovrebbe affermare che in altre religioni esistono doni e talenti. Dovrebbe unire i suoi sforzi, unitamente agli altri leader religiosi, nel tentativo di salvare il pianeta dal disastro ecologico, dalla crescente povertà e da quel fenomeno di morte che è la guerra.


(5) Fatto tutto ciò - con la certezza che il mondo da quell momento lo ascolterebbe - il papa potrebbe esultare dicendo che l’insegnamento cattolico è quello di un Dio che vuole per noi la gioia e la felicità, non la miseria. Poi potrebbe proporre un brindisi. Questo sarebbe veramente cattolico. Con tutte le condanne che la Chiesa Cattolica ha messo in pratica, mai ha condannato il vino, che il salmista dice “porta gioia” ai cuori della gente. Quale altra chiesa possiede una benedizione solenne ed ufficiale alla birra nei suoi libri sacri! Chi altro può vantare ordini religiosi che producono un ottimo brandy! Così con un bicchiere di brandy benedettino levato, il papa può brindare alla speranza per gli ideali dell’umanità ed invitare tutti i popoli ad unirsi per celebrare la bellezza che la vita dovrebbe essere e può essere su questa generosa terra che ci ospita. Poi potrebbe tornare a Roma perché la sua missione sarebbe compiuta.



Martedì, 15 aprile 2008