VIETATO AVANZARE RICHIESTE A ROMA: IN BRASILE I VESCOVI CENSURANO LE PROPOSTE DEI PRETI

di Agenzia ADISTA

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34406. ITAICÍ-ADISTA. Nessuna delle proposte più scottanti avanzate dall’Incontro nazionale dei presbiteri brasiliani dello scorso febbraio potrà essere presentata a Roma. È stata questa la decisione della presidenza della Cnbb, la Conferenza episcopale brasiliana, rispetto al testo delle proposte emerse durante l’incontro (v. Adista n. 20/08), tra cui avevano fatto un certo scalpore la richiesta alla Congregazione per il Clero di “rendere possibili altre forme di ministero ordinato oltre a quello celibatario” e di “sollecitare orientamenti più sicuri e definiti sull’accompagnamento pastorale dei divorziati risposati”; quella alla Congregazione per i Vescovi di “rivedere il processo delle nomine episcopali, in uno spirito più trasparente, democratico e partecipativo, insieme ai preti, alle diocesi e alle assemblee regionali della Cnbb” e infine quella alla Congregazione per la Causa dei Santi di “avviare i processi di beatificazione e canonizzazione di preti e vescovi brasiliani che sarebbero di grande stimolo per la vita e il ministero presbiterale”. In un comunicato firmato in data 7 aprile dalla Commissione per i Ministeri Ordinati e la Vita Consacrata della Cnbb, di cui il quotidiano O Estado de São Paulo del 12 aprile riporta alcuni brani, i vescovi affermano che “di fronte a quanto avvenuto, con grande ripercussione in Brasile e in altri Paesi, e per altre ragioni, il Consiglio permanente, riunito a febbraio, ha considerato che fosse la cosa migliore chiedere il ritiro dei tre punti indicati come proposte alle Congregazioni per il Clero, per i Vescovi e per la Causa dei Santi”. Pertanto, ha spiegato il presidente della Commissione Nazionale dei Presbiteri (Cnp), Chico dos Santos, ai vescovi riuniti nella 46.ma Assemblea Generale della Cnbb svoltasi a Itaicí, nello Stato di São Paulo, dal 2 all’11 aprile scorso, il testo verrà “pubblicato senza le citate proposte”. Di più: come riferisce ancora O Estado de São Paulo, la presidenza della Cnbb avrebbe pure chiesto scusa al Vaticano per la fuga di notizie relativa alla discussione sul celibato e per il fatto che la questione fosse stata dibattuta dalla Cnp.
I temi della 46.ma assemblea generale della Cnbb
La censura da parte dei vescovi del testo della Cnp è stato solo uno degli atti decisi dalla 46.ma Assemblea Generale della Cnbb, il cui tema centrale era dato dalle nuove Direttive generali dell’Azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile per i prossimi tre anni, discusse e approvate dai vescovi il 10 aprile. “L’approvazione delle Direttive – ha affermato il presidente della Commissione di redazione del documento, dom Celso Antônio de Queirós – ha un significato di fedeltà alla storia della Cnbb e traduce l’apertura alla novità rappresentata dalla Conferenza di Aparecida”, con la sua proposta di lanciare una “grande missione continentale” finalizzata a rafforzare la fede dei cattolici e a riportare all’ovile coloro che si sono allontanati dalla Chiesa. “La novità di questo documento – ha aggiunto dom Celso – viene dalla volontà di attualizzare la preoccupazione della Chiesa di trasformarsi in una Chiesa missionaria”.
Ma nei nove giorni in cui si è svolta la loro 46.ma assemblea generale, i vescovi hanno potuto affrontare molti altri temi, prendendo posizione su varie questioni. Una Nota di solidarietà è stata emessa dall’episcopato nei confronti di tre vescovi minacciati di morte nello Stato del Pará, nel Nord del Paese: mons. Erwin Krautler, vescovo di Xingu, mons. José Luiz Azcona Hermoso, della Prelatura di Marajó, e mons. Flavio Giovenale, vescovo di Abaetetuba. “Qualunque aggressione ai loro danni – si legge nella Nota – riguarda tutti noi, fratelli nel ministero episcopale, e il popolo che essi servono con eroico zelo e coraggiosa profezia. In Cristo siamo una cosa sola con loro e con le persone che essi difendono: i popoli indigeni, le donne, i bambini e gli adolescenti vittime del traffico di esseri umani, dello sfruttamento sessuale e delle droghe. Appoggiamo anche il loro impegno in difesa dell’ambiente che il profitto devasta con conseguenze nefaste per la vita umana. Le loro lotte sono, pertanto, le nostre lotte, le loro sofferenze sono le nostre sofferenze”. Solidarietà è stata espressa dai vescovi anche alla popolazione del Nordest, dove le forti piogge hanno colpito più di 400 mila persone. “Non possiamo dimenticare – scrivono – le cause che provocano lo squilibrio della natura, creando situazioni di calamità che colpiscono soprattutto le fasce più deboli. (…). Urge un’attenzione speciale e immediata, da parte in primo luogo dello Stato, per politiche strutturali come quella di convivenza con il semi-arido, nella prospettiva di uno sviluppo locale sostenibile”. Sostegno, infine, è stato espresso ai popoli dell’Area indigena di Raposa Serra do Sol, dove un gruppo di cinque grandi produttori di riso, sfidando i poteri esecutivo e giudiziario, si rifiuta di liberare l’area, procedendo a sequestri, minacce di morte a leader indigeni, attacchi armati a comunità indigene e crimini ambientali. I vescovi hanno manifestato appoggio all’operazione della Polizia federale, nota come Upatakon 3, finalizzata a liberare la regione da “quanti violano sistematicamente e impunemente la Costituzione, invadendo e occupando in maniera illegale terre che non appartengono loro a nessun titolo, dando avvio a miniere d’oro, estrazione illegale di legname, allevamento e coltivazioni di riso, in sprezzo della legge, in violazione della Costituzione federale”.
Democrazia, mercato, proprietà privata
Non sono mancate, qua e là, le critiche al governo Lula, il quale ha inviato una cordialissima lettera di saluto in apertura dell’assemblea generale, elogiando “l’azione molto concreta” della Chiesa “in difesa della vita, dei diritti umani e dell’esercizio libero e attivo della cittadinanza che ha segnato la vita del Brasile e del popolo brasiliano” ed esprimendo la propria soddisfazione “nel verificare che la lotta alla miseria, alla fame e all’esclusione, obiettivo centrale del nostro programma di governo, sta andando avanti e già produce frutti concreti”.
Ma su tali frutti non tutti, tra i vescovi brasiliani, concordano. In discussione – secondo quanto emerge dall’analisi di congiuntura elaborata da un’équipe di specialisti su richiesta della Cnbb e presentata ai vescovi durante l’Assemblea – è in particolare “l’attuale modello produttivista, che richiede forti investimenti nella generazione di energia elettrica. Se vogliamo preservare l’ambiente per le generazioni future, dobbiamo rivedere il modello alla base del Piano di Accelerazione della Crescita (Pac)” promosso dal governo Lula. Secondo il documento, “l’assolutizzazione del mercato porta allo svuotamento della democrazia”, con le imprese che dettano le loro regole agli Stati e ai governi: “Il mercato ha promosso un golpe contro la politica, prendendo le redini della vita sociale”. Quanto ai movimenti sociali, “nella misura in cui contestano efficacemente il modello egemonico in crisi e offrono proposte nuove e credibili”, essi “diventano oggetto di repressione e di violenza”, spesso “demonizzati e accusati di essere essi stessi la causa dei mali che denunciano”. La sfida, secondo il documento, è “sviluppare e consolidare l’articolazione dei movimenti e delle organizzazioni che sorgono in vari campi della vita sociale. Le Chiese e le tradizioni religiose possono svolgere un ruolo importante nella costruzione di alternative fondate sui valori della pace, della giustizia, della solidarietà e della preoccupazione ecologica”. Allo stesso modo, “le pastorali sociali e le Comunità ecclesiali di base sono oggi chiamate a partecipare più attivamente “al dibattito sul modello produttivista di sviluppo e sul modello ecologico-sociale”, affinché “la Chiesa non resti estranea a ciò che viene affrontato dai settori popolari”.
Ma quanto le posizioni conservatrici abbiano preso piede anche all’interno della Cnbb lo hanno mostrato in maniera significativa, lo scorso febbraio, le reazioni alle parole pronunciate dal vescovo di Presidente Prudente, dom José Maria Libório Saracho, sulle occupazioni di terra nel Pontal do Paranapanema. “L’unico modo di richiamare l’attenzione del governo sulla riforma agraria è invadere”, aveva dichiarato dom José Maria: “Incoraggio le persone perché continuino ad occupare”. Dichiarazioni che non sono affatto piaciute ai vertici della Cnbb, che si sono affrettati a chiarire che il pensiero del vescovo non rappresentava quello della Conferenza episcopale. A reagire con più forza sono stati il segretario generale della Cnbb dom Dimas Lara Barbosa e il segretario dell’assemblea regionale Sud 1, dom Airton José dos Santos, i quali, sulla base della dottrina sociale della Chiesa, hanno definito la proprietà privata come diritto naturale e pertanto inviolabile. Una visione che segna un enorme passo indietro rispetto al Concilio Vaticano II e alla Populorum progressio di Paolo VI, secondo cui “la proprietà privata non costituisce per nessuno un diritto incondizionato ed assoluto”: “Il bene comune - affermava Paolo VI nella sua enciclica - esige dunque talvolta l’espropriazione se, per via della loro estensione, del loro sfruttamento esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le popolazioni, del danno considerevole arrecato agli interessi del Paese, certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva”. (claudia fanti)



Martedì, 29 aprile 2008