DAL PROLOGO:
LA GRANDE COPERTURA
La si potrebbe facilmente definire la più grande copertura della storia. Dura ormai da secoli, ed ha provocato dapprima
migliaia, poi milioni di vittime, ma nonostante sia evidente, nessuno sembra essersene accorto.
Molti artisti più o meno grandi vi hanno contribuito, ma a prima vista non è nulla di allarmante: si tratta soltanto di un
pezzetto di stoffa, quello che copre i lombi di Gesù crocifisso.
Allinizio la croce non fu mai rappresentata, né nella pittura né nella scultura. Mentre Gesù veniva adorato per il suo
estremo sacrificio e la croce costituiva il fulcro della fede, nessuno osava ritrarre il figlio di Dio nella sua ultima
umiliazione.
Si dice che gli eserciti di Costantino recassero la croce sulle loro insegne, ma non è così. Sui loro scudi e sui loro
stendardi erano effigiate le prime lettere del nome greco di Cristo fuse in modo da formare il simbolo X.
Soltanto quando si affievolì il ricordo delle migliaia di morti crocifissi in tutto il mondo romano, i Cristiani si
sentirono liberi di raffigurare la croce come simbolo dellamore sofferente di Cristo, ma si trattava di una croce vuota.
Chi avrebbe osato crocifiggere Gesù unaltra volta?
In seguito però questo nudo simbolo della vittoria sulle forze del male sembrò troppo austero e gli artisti del quinto
secolo presero a dipingere la croce con accanto un agnello, visto che Gesù era "lAgnello di Dio", sacrificato per togliere
i peccati del mondo. Quindi, con audacia sempre maggiore si iniziò a ritrarre accanto alla croce Gesù in persona, candido
come un agnello. Con due sole eccezioni note, egli non fu rappresentato sulla croce fino alla fine del sesto secolo, ma
nemmeno allora gli artisti osarono raffigurarne il dolore e lumiliazione. Lo ritrassero infatti vestito di una lunga
tunica che lasciava scoperti soltanto le mani ed i piedi, per mostrare in forma stilizzata i chiodi che lo avevano sospeso
al legno. Era unimmagine di trionfo, non di tormento e agonia; Gesù, con gli occhi aperti e a volte con una corona in
capo, regnava dal trono della croce.
La prima rappresentazione greca di Cristo crocifisso "sofferente", risalente al decimo secolo, fu condannata da Roma come
empia, ma ben presto la stessa Chiesa di Roma cedette al fascino di quellimmagine.
Man mano che il ricordo si allontanava nel tempo e la teologia medievale diventava più arida e scolastica, la devozione
richiedeva un Cristo più umano, un uomo che si potesse vedere e quasi toccare, un uomo che recasse il segno delle prove e
delle tribolazioni che la gente del tempo doveva sopportare ogni giorno della propria vita breve e tormentata. Ora gli
artisti ritraevano liberamente Gesù in agonia sulla croce: sangue e profonde ferite, spasimo in tutte le membra,
disperazione negli occhi. Gli indumenti che lo coprivano divennero sempre più ridotti, per dare ai fedeli lidea della sua
estrema umiliazione.
Ci si fermò però ad un perizoma. Se lartista si fosse spinto oltre, chi avrebbe avuto il coraggio di alzare gli occhi su
un Cristo nudo come uno schiavo?
Non fu però il decoro a fermare la mano dellartista, ma la teologia, quindi gli artisti non si possono biasimare.
Dopotutto, come avrebbero potuto sapere che il dolore del Cristo nuovamente crocifisso, senza la verità assoluta della
completa nudità, avrebbe provocato una catastrofe? Quel perizoma concedeva a Gesù un ultimo brandello di decenza, ma lo
privava nel con tempo della sua natura di Ebreo. Coprendone letteralmente lorgoglio, lo trasformava in un Gentile
onorario, in quanto non nascondeva soltanto il suo sesso ma anche il segno del coltello nelle sue carni, la circoncisione
che testimoniava la sua appartenenza al popolo ebraico. Ed è "questo" che i Cristiani temevano di vedere.
Nelle crocifissioni di Raffaello e Rubens, e persino in quelle di Bosch e Gruenewald, il perizoma si trasforma in elemento
ornamentale con le pieghe che pendono decorativamente. Nella crocifissione di Colmar di Gruenewald, dice Hussmans, Gesù si
piega come un arco; il suo corpo tormentato, punteggiato da gocce di sangue e cosparso di spine come il riccio di una
castagna dIndia, emana una pallida luminosità. "Queste", sembra dire lartista, sono le conseguenze del peccato su... chi?
Su Dio, è la risposta della teologia.
Si tratta della morte di Dio, e più intensa è lagonia, tanto da velare il fulgore della Sua gloria, più risulta
terrificante. "Dio morì sul Calvario". Laffermazione sembra in perfetto accordo con la teologia, e avrebbe potuto esserlo
davvero, se non fosse stato per quel pezzetto di tessuto. Perché, sembra dire lartista, qualcuno è responsabile di aver
fatto "tutto ciò" a Dio. Ma chi?
Una lettura superficiale del Vangelo di Matteo fornisce la risposta: gli Ebrei.
Essi gridarono a Pilato: "Sia crocifisso! Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli". La parola di Dio sembra
incolpare gli Ebrei, sia i contemporanei di Gesù che i loro discendenti, della Morte di Dio. Quindi essi sono deicidi. Una
goccia di quel Sangue avrebbe salvato migliaia di mondi e gli Ebrei lo sparsero tutto; per loro, quel sangue non significò
la salvezza, ma uneterna maledizione. Con la loro miscredenza essi continuano a uccidere Dio e, dopo aver assassinato
Cristo, rendendosi così colpevoli del massimo crimine immaginabile, di certo sono capaci di tutto. È questa la calunnia. È questa la grande eresia. Di conseguenza, le storie secondo cui gli Ebrei ammazzavano i piccoli Cristiani per berne il sangue si inserivano
perfettamente nella scena creata dal Crimine dellassassinio di Dio. Menzogne simili circolano ancora oggi.
Senza quella copertura, senza quel pezzo di stoffa, sarebbe saltato agli occhi di tutti che quanto avvenuto sul Calvario
era anche un ebreicidio. Gesù era ebreo; gli Ebrei non uccisero Dio, ma un altro Ebreo, il Figlio di Dio, spargendone il
sangue per togliere i peccati dal mondo.
Nei secoli a venire i Cristiani avrebbero istituito i pogrom contro gli Ebrei in nome della Croce, se Cristo avesse
mostrato il marchio della circoncisione? Un Ebreo avrebbe autorizzato il massacro degli Ebrei? Non sarebbe stato chiaro che
Gesù era presente in ogni pogrom e diceva: "Perché mi perseguitate? Quello che fate anche allultimo dei miei fratelli lo
fate a me".
Linganno, che dura ormai da quasi venti secoli, non fu perpetrato da una setta deviante, ma dal Cristianesimo ufficiale,
dalla Santa Chiesa Cattolica e Apostolica Romana. Nessuna dottrina si diffuse altrettanto universalmente e senza riserve -
in termini cattolici "infallibilmente" - quanto quella secondo cui "gli Ebrei sono maledetti per aver ucciso Dio", accusa
solo da poco ritirata ufficialmente da parte di Giovanni Paolo II. Per un bizzarro scherzo del destino, gli Ebrei, dai
quali trasse origine il Salvatore, furono i soli a essere incolpati della sua morte. Non fu Gesù ad essere nuovamente
crocefisso, ma la stirpe da cui proveniva.
Nel Terzo e nel Quarto Concilio Lateranense (1179 e 1215), la Chiesa codificò tutte le precedenti sanzioni contro gli
Ebrei. Innanzitutto essi dovettero portare su di sé un marchio dinfamia; in Inghilterra aveva la forma presunta delle
tavole di Mosè ed era color zafferano; in Francia e in Germania era rotondo, di colore giallo; in Italia era un cappello
rosso, finché un prelato romano dalla vista corta scambiò un Ebreo per un cardinale e quindi si passò al cappello giallo.
Agli Ebrei fu proibito qualsiasi contatto con i Cristiani; non potevano prender parte allamministrazione né essere
proprietari di terreni o di negozi; furono costretti a vivere in ghetti che venivano chiusi di notte. Nessun sistema di
"apartheid" fu applicato più rigorosamente. Per il rifiuto di abiurare la loro fede ancestrale e di convertirsi al
Cristianesimo, furono perseguitati da un paese allaltro. Un papa diede loro un mese di tempo per abbandonare le case in
Italia e rifugiarsi nei soli due luoghi consentiti. Durante le Crociate, furono uccisi a migliaia per devozione a Cristo.
Un Ebreo che metteva fuori il naso di Venerdì Santo commetteva praticamente un suicidio, anche se lUomo della Croce per
primo aveva il naso ebraico. Così, nel corso dei secoli, milioni di persone subirono sofferenze e morte. Unarte scadente e
una pessima teologia avevano aperto la strada a Hitler e alla sua "soluzione finale".
Come prima cosa, nella Germania nazista sulle case e sui negozi degli Ebrei veniva dipinta una stella; era il segnale che
là si poteva distruggere e saccheggiare. Le città, come ai tempi del medioevo, si vantavano di essere "Judenrein", immuni
dalla contaminazione ebraica. Alla periferia del villaggio di Obersdorf sorgeva una tipica cappelletta con un crocifisso;
sopra il capo di Gesù, oltre alliscrizione "INRI", in primo piano compariva un avviso: "Juden sind hier nicht erwunscht"
"Gli Ebrei non sono bene accetti").
Nel 1936 il Vescovo di Osnabruck, Berning, parlò con il Fuhrer per più di unora. Hitler assicurò a Sua Eminenza che non
esisteva alcuna differenza fondamentale fra il Nazionalsocialismo e la Chiesa Cattolica; la Chiesa, affermò il dittatore,
non aveva forse considerato gli Ebrei alla stregua di parassiti, chiudendoli nei ghetti? "Sto solo facendo - dichiarò - ciò
che la Chiesa ha fatto per cinquecento anni, ma più radicalmente". Essendo egli stesso cattolico, disse a Berning,
"ammirava il Cristianesimo e intendeva favorirlo".
Non gli venne mai in mente, sembra, che Gesù, definito in "Mein Kampf" "il Grande Fondatore di questo nuovo credo" e
flagello degli Ebrei, fosse ebreo egli stesso; e perché no? Dal settembre del 1941 tutti gli Ebrei del Reich di età
superiore ai sei anni dovettero portare in pubblico come marchio dinfamia la Stella di Davide. Perché allora Hitler non
ordinò che quella stessa stella fosse cucita anche sul perizoma di tutti i Cristi crocifissi del Reich? Sarebbe stato tanto
ansioso di incoraggiare il Cristianesimo come egli lo intendeva se avesse visto soltanto una volta Gesù crocifisso comera
stato in realtà? E se Gesù fosse apparso nudo su tutte le croci della Germania? I vescovi tedeschi e Pio XII avrebbero
taciuto per tanto tempo se avessero visto il loro Signore crocifisso senza perizoma? Nonostante la crudeltà cristiana, che
in una certa misura pose i presupposti dellOlocausto, alcuni cattolici affermano tuttora che la loro Chiesa non ha mai
sbagliato.
Quindici anni dopo la pietosa apertura dei cancelli di Auschwitz, Bergen-Belsen, Dachau, Ravensbruch e Treblinka, come per
confondere i critici secondo i quali il papato non potrà mai cambiare, un papa, Giovanni XXIII, compose questa
straordinaria preghiera: "Rechiamo sulla fronte il marchio di Caino. Nel corso dei secoli il nostro fratello Abele giacque
nel sangue che noi spargemmo e pianse le sue lacrime perché noi abbiamo dimenticato il Tuo amore. Perdonaci, o Signore, per
la maledizione che attribuimmo falsamente al loro nome di Ebrei. Perdonaci per averTi crocifisso una seconda volta nelle
loro persone. Infatti non sapevamo quel che facevamo."
Fu una specie di ammenda per le centinaia di documenti antisemiti pubblicati dalla Chiesa tra il sesto e il ventesimo
secolo. Nessun decreto conciliare, nessuna enciclica, bolla o direttiva pastorale sottintendeva che il precetto di Gesù
"Ama il prossimo tuo come te stesso" si dovesse applicare anche agli Ebrei. Andando contro questa tradizione secolare, il
Papa Buono indicò il marchio di Caino sulla propria fronte e riconobbe che la Chiesa era colpevole di aver sparso il sangue
degli Ebrei per tanti secoli, con il pretesto della maledizione divina. Ma laffermazione più commovente è quella che la
persecuzione cattolica contro gli Ebrei corrispondeva a una seconda crocifissione di Gesù nella persona del suo popolo. Il
papa, rappresentante principale di una Chiesa santa e infallibile, chiedeva perdono per questi errori e per questi peccati
spaventosi. La nostra sola scusante, disse, fu lignoranza.
Prima di diventare Sommo Pontefice, Giovanni era stato delegato apostolico in Turchia e in Grecia, proprio quando Hitler
salì al potere. Rilasciò certificati di battesimo falsi a quattromila Ebrei, affinché potessero dimostrare di essere
cristiani e sfuggire allOlocausto. Alla fine della guerra, nominato nunzio a Parigi, entrò in un cinema dove vide le prime
immagini dei sopravvissuti al campo di Belsen e ne uscì in lacrime, dicendo: "Questo è il Corpo Mistico di Cristo". Forse
proprio grazie a questa esperienza sconvolgente fu il primo papa ad aver visto spiritualmente Cristo in croce senza
perizoma.
Papa Giovanni non ebbe difficoltà a riconoscere che la Chiesa aveva avuto torto, per molti secoli e con conseguenze
disastrose. Fu uno dei pochi pontefici a capire che per la Chiesa lunico modo di progredire era affrontare senza timore il
proprio passato, per quanto poco cristiano potesse essere.
A quasi quarantanni dalla sua morte, vi sono ancora dei credenti secondo i quali la Chiesa cristiana è sempre stata quella
di oggi, nonostante prove evidenti del contrario. Queste persone, e sono milioni, non riescono facilmente ad accettare che
la Chiesa cristiana, la Chiesa romana ispirata dai papi, molti dei quali canonizzati, possa essere stata tanto crudele; e
neppure che un pontefice dopo laltro abbia quasi rovesciato il detto del Vangelo: "È meglio che un uomo muoia per il bene
del popolo" per trasformarlo in: "È meglio che un popolo soffra per il bene di un uomo". Esiste innegabilmente un tragico
legame tra i roghi, le croci, la legislazione papale e i pogrom da una parte, e le camere a gas e i forni crematori dei
lager nazisti dallaltra.
Vi sono altre questioni vitali riguardanti il potere, la verità e lamore rispetto alle quali la Chiesa ha commesso errori
disastrosi per secoli e secoli, ma si cominciò ad accettare questa realtà solo con il Concilio Vaticano Secondo, convocato
da Papa Giovanni nel 1962.
Secondo un processo rivoluzionario, Giovanni, Sommo Pontefice, divenne lAvvocato del Diavolo della Chiesa stessa.
In un procedimento di canonizzazione, lAvvocato del Diavolo riveste un ruolo di primo piano, in quanto le qualità di un
possibile santo devono essere esaminate molto scrupolosamente. È come se la Chiesa permettesse a Satana di gettare sul
ricordo di un santo tutto il fango possibile, per accertare se quel fango riesce a sporcarlo. Solo allora quelluomo,
quella donna o quel bambino saranno degni della venerazione pubblica. Naturalmente lAvvocato del Diavolo è in realtà il
campione della Chiesa.
Quando Papa Giovanni affermò che la Chiesa necessita di costanti riforme, sembrava lasciar intendere che essa necessita di
un Avvocato del Diavolo permanente. Essendo uno storico, sapeva che la Chiesa aveva causato molti mali, ma essendo anche un
essere umano fondamentalmente buono e disposto al perdono, sapeva che qualsiasi altra istituzione che fosse sopravvissuta
tanto a lungo con poteri tanto grandi, avrebbe probabilmente causato mali di gran lunga maggiori senza fare altrettanto
bene. Alla fine lasciò alle sue spalle la chiara impressione che non si dovessero dissimulare i danni provocati dalla sua
Chiesa né falsificare la storia.
Giovedì, 13 marzo 2008
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