Storie di ordinaria violenza

Ma gli autori sono preti


di Paola D’Anna

Riprendiamo di seguito i testi di alcune notizie che possono senz’altro definirsi di "ordinaria violenza". Ordinaria perchè i mezzi di comunicazione di massa hanno fatto della violenza il motivo di sottofondo di tutto ciò che viene propinato ai cittadini. Così nessuno fa più caso al fatto che a commettere crimini orribili, come quello di uccidere un proprio figlio per continuare a mantenere il proprio status sociale, possa essere un prete. Così nessuno si stupisce più di tanto se un prete venaga arrestato per truffa, falso, appropriazione indebita, associazione per delinquere e via dicendo.
Eppure sono sempre di più i preti che incorrono in tali reati, che conducono vite assolutamente lontane da ciò che scrive il Vangelo di quel Gesù che essi hanno usato a piene mani per i propri fini.
Viene da chiedersi ma come è possibile che queste cose accadano? Eppure la chiesa Cattolica è quella che in quanto a strutture ecclesiastiche è la più complessa possibile. I vescovi, in particolare, cosa controllano (vescovo per l’appunto significa sorvegliante)? Se qualcuno pone problemi dottrinali sulla trinità o su qualche altro dogma, viene immediatamente sospeso a divinis. Altrettanto zelo non dimostrano nei confronti di chi ruba, o compie vessazioni di vario tipo nei confronti dei fedeli.
E’ certo ora di cambiare.
Paola D’Anna


http://www.imgpress.it/notizia.asp?idnotizia=27264&idsezione=1
ALFREDO LUBERTO, UN PRETE SENZA DIO E 363 AMMALATI PSICHICI ABBANDONATI A SE STESSI
(09/08/2007) - La Chiesa di Cosenza, ancora una volta, e’ nella bufera. Questa volta, non per il frate cappuccino, padre Fedele Bisceglia (che e’ stato doverosamente sospeso a divinis dai Superiori), ma per un altro sacerdote dal comportamento inqualificabile e vergognoso. Si tratta di monsignor Alfredo Luberto, 49 anni, originario di Catanzaro, Canonico del Capitolo Metropolitano della Cattedrale di Cosenza e amministratore unico pro tempore dell’Istituto per disabili psichici Giovanni XXIII a Serra d’Aiello. Il sacerdote e’ stato arrestato ieri insieme ad alcuni collaboratori per diversi reati: truffa, falso, appropriazione indebita e associazione per delinquere. Agli arrestati viene anche contestato il reato di abbandono di incapace in relazione alle condizioni di degrado in cui sono stati costretti a vivere le persone ospitate nell’Istituto di assistenza. Dalla gestione dellente sarebbero spariti quasi quaranta milioni di euro. Soldi che, in parte, sarebbero stati utilizzati dal sacerdote per fini personali. Monsignor Luberto viveva in in lussuoso super attico in cui la Guardia di Finanza ha trovato un televisore al pasma in ogni stanza, quadri di Salvatore Fiume, una sauna, una palestra completamente arredata e suppellitili di valore. Luberto era noto anche per girare nel comune di Paola e dintorni con una maximoto, la Harley Davidson. Tra i tesori poi acquistati dai consiglieri d’amministrazione dell’istituto figura un dipinto di De Chirico, un "rarissimo orologio a pressione atmosferica" e un salotto d’antiquariato, stimato dai periti incaricati dalla Procura più di un milione euro. Subito dopo gli arresti l’Istituto e l’abitazione superlusso di mons. Luberto sono stati messi sotto sequestro. Dai conti della Fondazione qualcuno ha anche staccato assegni intestati alle gioiellerie più esclusive di Roma, boutique di grido, ad alberghi a cinque stelle nei registri dei quali sono annotati soggiorni da favola «in camera matrimoniale». Questo prete mascalzone, spregiudicato e senza scrupoli, dirigeva un Istituto per 200 disabili psichici ( in realta’ i degenti erano 363. E gli altri 163 dove dormivano? Non ci e’ dato di sapere...) Essi sono stati trovati abbandonati dai finanzieri in una struttura fatiscente tra sporcizia e incuria, in condizioni raccapriccianti, in condizioni igieniche precarie, con casi acclarati di malattie infettive come scabbia e zecche. Dormivano in letti sgangherati e senza lenzuola tra servizi in condizioni penose, pareti scrostate, finestre che facevano aria e vestiti con roba di recupero. L’ex Arcivescovo di Cosenza, mons. Giuseppe Agostino, nel 2004 fece una visita al Giovanni XXIII e lo dichiaro’ pubblicamente una "bestemmia sociale". Ci domandiamo, non senza sgomento, come mai in sette anni quale responsabile dell’ Arcidiocesi di Cosenza egli abbia ritenuto opportuno revocare tutto il Consiglio di amministrazione del Giovanni XXIII e dare invece piena fiducia solo a monsignor Luberto. Inganno o complicita’ ? Per questo motivo egli e’ stato ascoltato quattro ore dal Sostituto Procuratore di Cosenza e risulta indagato. Non ci asteniamo e attendiamo il pronunciamento della magistratura. Che dire di fronte a questo quadro raccapricciante che il magistrato cosentino, dottor Eugenio Facciolla, con la sua inchiesta coraggiosa, in una terra in cui la ’ndrangheta la fa da padrona, ha portato alla luce tali nefandezze e considerando che ci sono due tronconi della stessa. Il primo con 24 indagati, e il secondo con 15 indagati appartenenti addirittura a logge massoniche coperte, massoni interessati a fare business sulla pelle dei disabili psichici. All’assistenza dei degenti lavorano circa 600 dipendenti. La casa di cura è finanziata in massima parte con fondi pubblici; ha collezionato debiti per la cattiva gestione per circa 70 milioni di euro e i dipendenti del manicomio-lager mascherato da casa di cura attendono uno stipendio che non arriva intero da anni. Ieri la presa di posizione coraggiosa e forte dell"arcivescovo di Cosenza, monsignor Salvatore Nunnari, classe 1939, originario di Reggio Calabria e da due anni arcivescovo di Cosenza. Nunnari, con molta chiarezza nel suo intervento, ha preso le distanze dal comportamento di msg. Alfredo Luberto il quale sfruttando la missione specifica della Chiesa, che è il servizio ai poveri, se ne è servito per soddisfare le proprie personali passioni, offrendo uno spaccato spaventoso soprattutto alla povera gente che magari fa tanti sacrifici per aiutare la Chiesa e i suoi ministri. Parole nette, pronunciate davanti ai 142 sacerdoti e religiosi-parroci presenti sui 157 convocati; assenti soltanto alcuni ammalati o fuori regione per attività pastorale. Una assemblea di presbiterio numerosa, appassionata, aperta e libera - è scritto in un comunicato stampa - che rispondeva ad una esigenza sentita dal clero. Il Giovanni XXIII nato dallintuizione di Don Giulio Sesti Osseo, ha proseguito Nunnari poi finito in unorribile maglia dinteressi, divenendo finanche collettore di voti in quel bacino elettorale con la sistemazione clientelare di 1700 dipendenti, e anche per la cattiva amministrazione di cui oggi questa Chiesa piange gli effetti deleteri. Senza mezzi termini monsignor Nunnari ha dichiarato che la Chiesa fu maniacalmente ingannata. Nella sua riflessione su msg. Luberto lArcivescovo ha aggiunto: certo alle sue spalle, questo prete, non ebbe una Chiesa perché non lha cercata, anzi lha usata. In passato msg. Luberto ha avuto tanti incarichi di cui si è servito e di cui ha abusato carpendo la fiducia, la stima ed ingannando i superiori. Dai miei predecessori ha avuto tanti incarichi e tanta fiducia. Non se lera meritata, lha carpita con linganno ha detto con chiarezza monsignor Nunnari. Nellintervento non sono mancati anche i riferimenti a Monsignor Giuseppe Agostino, suo predecessore a Cosenza: Sta vivendo un suo particolare momento di dolore, non posso da confratello vescovo, non possiamo come Chiesa che egli ha servito non essergli vicini con la preghiera e laffetto. Una stagione difficile quella che ha descritto il vescovo ai suoi preti ma per chiedersi, nella speranza: cosa vuole ora il Signore da noi? e per individuare nei percorsi di conversione, di penitenza e di santità le piste per il futuro della Chiesa cosentina. Non siamo qui per emettere una sentenza di condanna verso chi ha sbagliato - ha aggiunto monsignore Nunnari - ma per trovare il coraggio di un esame di coscienza comunitario e personale sulla testimonianza del nostro ministero ordinato. Dobbiamo liberare il nostro presbiterio da tutto ciò che offusca la sua visibilità apostolica. Preti liberi da situazioni equivoche e ingannevoli. Aperti alla sincera fraternità per una comunione vissuta e non declamata. Non uomini rassegnati che qualche volta sembriamo essere, dinnanzi ai problemi del mondo, chiusi nella disperazione. Un presbiterio santo che faccia ripartire la nostra Chiesa arricchendola della Parola e della testimonianza della carità pastorale. Quando la notte è più fitta lalba è vicina. Sono certo che, nonostante le nostre infermità, portiamo dentro di noi infinite ricchezze. L’Arcivescovo Nunnari , rivolgendosi a tutta la Chiesa cosentina attraverso i sacerdoti e i religiosi, ha invitato al coraggio della testimonianza rifuggendo la tentazione di chiudersi nel silenzio e nel nostro privato. Nellaffrontare la vicenda da parte della Chiesa di cosenza e dei suoi sacerdoti è emersa lesigenza di uno stile evangelico, improntato a misericordia e compassione, senza alcuna volontà di rivalsa. Il Presbiterio, pertanto, non sottovaluta o minimizza le responsabilità del confratello sacerdote e neanche di chi, avendo il compito di vigilare, per eccesso di stima e di fiducia mal riposta, ha mancato a questo compito. Per msg. Luberto , in particolare, lassemblea ha chiesto di avviare il procedimento di sanzione canonica, cioè la sospensione a divinis, e dal punto di vista giudiziario valutare la possibilità che i presbiteri si costituiscano parte civile. Questo per sottolineare, ancora più chiaramente, la presa di distanza delloperato abnorme del confratello in una prospettiva di rinnovamento generale. Infine, tra le proposte avanzate nel corso dellincontro, anche con la programmazione di alcune funzioni religiose, è stato deciso che i sacerdoti personalmente, e le comunità parrocchiali, in sintonia con la Caritas regionale, provvederanno, con un contributo economico, ad un gesto significativo per i degenti del Papa Giovanni XXIII.
Credo che non ci sia da aggiungere altro alle bellissime parole dell"arcivescovo Nunnari e dei suoi sacerdoti a cui va la nostra solidarieta’. Ci auguriamo che solo che il provvedimento canonico della sospensione a divinis per monsignor Luberto arrivi subito, e non dopo anni. Anzi a questo punto è auspicabile la riduzione allo stato laicale. Solo in questo modo la gente di Cosenza potrà ritornare ad avere fiducia nella sua Chiesa che e’ stata ferita nel suo seno e il suo clero che ingiustamente e’ sotto tiro in quanto totalmente estraneo a questa squallida vicenda che grida vendetta davanti a Dio e davanti agli uomini. Per i malati del Giovanni XXIII, che sono i piu’ deboli e i piu’ indifesi in questa vicenda incresciosa ed incredibile datata 2007, ci domandiamo come mai la Regione Calabria non ha vigilato con la dovuta attenzione nonostante i milioni di euro che inviava ogni anno? Forse la risposta l’avremo dai tre Consiglieri regionali indagati dalla Procura della Repubblica di Cosenza.

Alberto Giannino
Presidente Ass. culturale docenti cattolici (Adc)
email: albertogiannino@libero.it




http://www.corriere.it/ultima_ora/agrnews.jsp?id=%7BCC7FD99B-594D-4426-88A6-A1689DB96C8F%7D
Messico: uccise figlio per restare sacerdote, condannato a 55 anni di carcere
CITTA’ DEL MESSICO - E’ stato condannato a 55 anni di carcere il sacerdote Dagoberto Valle che, a suo tempo, faceva parte di una parrocchia situata alla periferia di Citta’ del Messico. Nel settembre del 2005 uccise il figlio di nove anni per evitare di venire espulso dalla Chiesa. Lo hanno reso noto fonti giudiziarie. Il sacerdote commise il delitto quando si venne a sapere che aveva avuto un bambino da una giovane donna della parrocchia con la quale conviveva da tempo. (Agr)


http://www.pittura-oggi.it/archives/0002671.html
PRETE ARRESTATO: PM AUTORIZZA DIFFUSIONE IMMAGINI SUA CASA
(AGI) - Cosenza 8 ago. - Il pm Eugenio Facciolla oggi ha dato l’autorizzazione alla divulgazione delle immagini del lussuosissimo appartamento di don Alfredo Luberto, il sacerdote arrestato - al termine dell’inchiesta condotta dallo stesso pm della procura della Repubblica presso il tribunale di Paola - sul fallimento dell’istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello in provincia di Cosenza.
Il sacerdote che era stato messo dall’allora vescovo di Cosenza Giuseppe Agostino, alla guida della struttura e’ accusato di truffa, falso, appropriazione indebita e associazione per delinquere. Dalla gestione dell’ente sarebbero spariti quasi quaranta milioni di euro. Soldi che, in parte, sarebbero stati utilizzati dal sacerdote per fini personali.
Da una prima anticipazione delle immagini che saranno diffuse dai telegiornali regionali e nazionali si apprende che all’interno dell’appartamento sono presenti quadri di valore, alcuni dei quali di Salvatore Fiume, una palestra completa, video al plasma in ogni stanza, e molte suppellettili di valore.(AGI)
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Giovedì, 09 agosto 2007