Spiritualità e religione

di Rosario Amico Roxas

Ancora un intervento "pontificale" in contraddizione con i numerosi interventi reali o realistici. Mentre rimane integra la presunzione di superiorità razziale dell’Europa, che si concretizza in una sedicente superiorità culturale, religiosa, etica e morale, si levano le parole di Benedetto XVI che non chiariscono assolutamente la posizione ufficiale delle gerarchie vaticane. Ancora si dibattono argomenti fittizi che servono solo a moltiplicare le interpretazioni che si fondano su dottrine elaborate con finalità di autoaffermazione, che provocano ulteriori divisioni e contrasti.
Le gerarchie del Vaticano devono, finalmente, chiarire il ruolo del pontefice: se è il sovrano dello Stato Città del Vaticano, se è il dotto professore che propone esegesi cristologiche che riducono Cristo a fenomeno antropologico, oppure se, finalmente, è il capo spirituale della Chiesa e di tutta la Chiesa secondo gli insegnamenti di Cristo.
Il chiarimento assume la dimensione di una definitiva scelta tra spiritualità e religione; quale delle due ha priorità nella formazione delle coscienze ?
La presenza dell’uomo sulla terra può essere identificata dal momento in cui si rivelò l’esigenza della spiritualità, che è di molto anteriore a tutte le religioni; è la ragione per la quale le religioni dividono i popoli, mentre la spiritualità li unisce e li unifica, ma non viene mai invocata per mantenere posizioni di prestigio che si confondono tra il sacro e il profano.
Le esperienze precedenti di Benedetto XVI, sia da cardinale che da pontefice, vanificano gli attuali appelli perché si basano su “concessioni” in nome della solidarietà e non su diritti inalienabili in nome dell’amore, di cui abbiamo testimonianza nella teologia della Liberazione, condannata da questo pontefice.
Manca, al mondo cristiano, le vivificante forza della testimonianza, sostituita da parole e gesti profondamente contraddittori.


Rosario Amico Roxas



Lunedì, 18 agosto 2008